Ven. Apr 26th, 2024

Il crimine non paga, secondo la saggezza popolare, ma neppure l’arroganza. Se ne sarà accorto anche il ministro Franceschini, ieri pomeriggio, quando gli è stato comunicato che la “Commissione Cultura” del Senato non ha ratificato la nomina dell’avv. Salvo Nastasi a presidente della SIAE. Sedici i votanti: otto si sono espressi a favore e otto contro; nessun astenuto. Se, ai sensi della Legge 14 del 24 gennaio 1978, la ratifica parlamentare non è vincolante per il MiC, il peso politico della clamorosa bocciatura è però considerevole e non può essere ignorato né sminuito. Del resto, il tentativo di imporre Nastasi alla SIAE è dello stesso Ministro che, non potendo ormai l’esecutivo occuparsi d’altro che degli affari correnti, ha rinunciato a nominare il nuovo direttore della Direzione Generale degli Archivi, importante incarico di vertice non soggetto ad assenso del Parlamento, lasciando la decisione al successore. Per la SIAE, Franceschini non si è invece fatto scrupolo a sottoporre ai Senatori una proposta calata dall’alto quanto altre mai, senza alcun tipo di interlocuzione preliminare o sondaggio del gradimento del nome tra i parlamentari chiamati a votare. Per la serie, “Io sono io e voi…” con quel che segue. Che succede adesso? Il silenzio stampa calato ad arte sull’inattesa non-ratifica potrebbe alimentare, nel MiC, la tentazione di proseguire come nulla fosse. Per questa ragione ho inviato una lettera aperta al Ministro affinché prenda atto del risultato: una spaccatura netta, profonda, senza sbavature, che non solo rende evidente il carattere oltremodo divisivo del personaggio designato per quell’incarico ma impone un ripensamento della scelta. Anche perché, qualora volesse insistere nella proposta di Nastasi, Franceschini non avrebbe più un interlocutore al quale motivarla e con il quale dibattere, essendo quella di ieri l’ultima seduta della “Commissione Cultura” della XVIII Legislatura. Insistere su Nastasi dopo quanto accaduto in Senato sarebbe una (ulteriore) intollerabile dimostrazione di protervia e uno sgarbo istituzionale gravissimo: equivarrebbe a maramaldeggiare su un Parlamento ormai in fase di scioglimento ma che, come ultimo atto – e lasciatemi dire con un sussulto di dignità -, ha negato la ratifica di una nomina che chiunque conosca anche superficialmente il mondo delle attività culturali (e dello spettacolo in particolare) non avrebbe potuto condividere a cuor leggero.

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