Ven. Mag 3rd, 2024

La squadra mobile di Bologna ha eseguito due misure di custodia cautelare in carcere nei confronti di Simone Iacomino, 39 anni, ritenuto essere legato al clan dei Mazzarella e già detenuto, e di un 40enne campano, disoccupato e con precedenti alle spalle, individuato nell’ambito degli accertamenti che hanno portato gli investigatori, coordinati dal pm Roberto Ceroni e impegnati in collaborazione con il nucleo investigativo della polizia penitenziaria, a fare luce sull’introduzione di telefoni cellulari e sostanze stupefacenti all’interno del carcere della Dozza: un’inchiesta da poco chiusa, con 50 indagati.

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Secondo quando accertato dagli agenti, il 39enne, che ora non è più detenuto a Bologna, ma in un’altra città, avrebbe coordinato le operazioni per portare questi apparecchi, destinati anche a detenuti legati a Camorra e ‘Ndrangheta, all’interno della casa circondariale, l’altro era il ‘corriere’, come definito dagli investigatori, incaricato di recuperarli e di pensare alle sim. In maggio, durante un blitz alla Dozza, durante il quale furono impegnati un centinaio di agenti, oltre ad essere passate al setaccio celle e spazi comuni, furono ritrovati quindici telefoni cellulari e venne arrestato un 40enne, dipendente della Dozza, incaricato del sopravvitto e incensurato, che, come ricostruito dalla mobile, comunicava con il ‘corriere’ ed era l’incaricato di distribuire i telefonini che avrebbe nascosto anche in sacchi di zucchero.

Come riportano oggi quotidiani locali, la Procura ha chiuso l’inchiesta: scoperti, in poco più di un anno e mezzo, oltre cento telefonini e sim, cinquanta le persone indagate tra le quali ci sono 44 detenuti ancora in carcere e sei che, da liberi, sono stati denunciati. Tra le denunce anche quella a una avvocatessa che venne scoperta entrare alla Dozza, con alcuni cavetti per i telefonini nascosti nei capelli. Dovranno rispondere di accesso indebito a dispositivi di comunicazione e alcuni anche di spaccio.

quicosenza.it

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