Dom. Mag 5th, 2024

Marco Ballotta, ex portiere di Bologna, Parma, Modena, Lazio e Inter, è tra le persone raggirate e minacciate da esponenti della ‘ndragheta. In difficoltà per un problema economico, Ballotta aveva chiesto aiuto a un intermediario per coprire i 250.000 euro di debito accumulato in banca. Gli viene segnalato il nome di Giovanni Batista Moschella, affiliato a un clan malavitoso. Moschella a sua volta lo mette in contatto con Roberto Radici, che – per 5.000 euro – gli dice di poter trattare col direttore della banca. Una volta incassati i 5.000, Radici sparisce. Passa qualche mese e Ballotta scopre che il suddetto ha un ufficio a Modena. Di fronte alle accuse dell’ex portiere, Radici lo invita ad uscire in strada, dove trovano ad attenderli Moschella, il quale accusa Ballotta di aver parlato male di lui mettendolo nei guai con gente di Modena con cui voleva fare “affari”.

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“Piuttosto che ridarti indietro l’azienda te la brucio con la benzina”.

“Vuoi che ti faccia arrivare qualcuno? Stai attento” lo minaccia Moschella, rifilandogli poi due pugni sul petto. Ballotta si allontana e dà per persi quei 5.000 euro. Gli inquirenti ritengono che quella fosse una pratica usata frequentemente dal clan. Nelle carte si leggono frasi come “Io piuttosto che ridarti indietro l’azienda te la brucio con la benzina”. O ancora: “Se ti rivolgi a un avvocato sappi che ci saranno delle conseguenze”, parole pronunciate da Francesco Patamia, manager con mani in pasta anche nella politica. Stesso modus operandi per Saverio Serra, altro indagato: “Ti stacco la testa, tu non sai chi stai mettendo contro, io la giustizia me la faccio da solo”, rivolte a una donna che avrebbe dovuto vendergli una casa, pur non avendo Serra ottenuto il mutuo per pagarla. Pochi giorni dopo alla malcapitata veniva incendiata l’auto. Da lì la l’intervento della Finanza, pur senza la denuncia della donna, che temeva ritorsioni.

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