Dom. Mag 5th, 2024


La solita strada, bianca come il sale/ Il grano da crescere, I campi da arare
Guardare ogni giorno/Se piove o c’è il sole
Per saper se domani/Si vive o si muore
E un bel giorno dire basta e andare via
Ciao amore, ciao amore ciao
Andare via lontano/A cercare un altro mondo
Dire addio al cortile/Andarsene sognando
E poi mille strade grigie come il fumo/In un mondo di luci sentirsi nessuno
Saltare cent’anni in un giorno solo
Dai carri dei campi/Agli aerei nel cielo
E non capirci niente e aver voglia di tornare da te
Ciao amore, ciao amore ciao
Non saper fare niente in un mondo che sa tutto/E non avere un soldo nemmeno per tornare.
(Luigi Tenco)

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Nel 1964, cinque anni dopo il viaggio sulla “Lunga strada di sabbia” e la polemica sui “banditi” di Cutro, Pasolini torna in Calabria e scrive: Il paesaggio calabrese si esalta, con i suoi meravigliosi contrasti naturali, in cui a dolci pendii si contrappongono violenti sbalzi rocciosi…In Calabria è stato commesso il più grave dei delitti, di cui non risponderà mai nessuno: è stata uccisa la speranza pura, quella un po’ anarchica e infantile di chi vivendo prima della storia ha ancora tutta la storia davanti a sé.
Oggi, di fronte alle nuove sfide che dovranno vedere la Calabria protagonista con un ritrovato entusiasmo sociale e collettivo, investendo energie e risorse finalizzate ad una effettiva crescita socio-economica, occorre, nel contempo, avere la capacità di ri/mettere in gioco la Cultura e il Paesaggio come riconoscimento Identitario, per raccontare ed esprimere un messaggio forte che la nostra Regione deve poter lanciare proprio percorrendo una delle strade più tormentate d’Italia “: la statale 106, la cosiddetta “strada della morte”, che noi vorremmo che venisse anche vista come la “La Lunga Strada della Vita Culturale”, che comprende scrittori, scrittrici, uomini e donne di cultura, artisti, artiste e beni culturali, al fine di attribuire un nuovo senso a questa strada, oggi solo raccontata e rappresentata nella sua pericolosità.
Fermo restando la necessità di un nuovo percorso, come si richiede da tempo, abbiamo iniziato una riflessione sulla necessità di portare avanti un progetto che dia una nuova rappresentazione della 106, al fine di produrre, attraverso una docu-fiction, un “road movie” che viaggia su due livelli: quello paesaggistico e quello storico-culturale, senza trascurare alcuni tratti della storia industriale. Un itinerario che invita a ripercorrere i luoghi vissuti dagli uomini e dalle donne di cultura del presente e del passato. Vorremmo realizzare un lavoro per indurre il visitatore a godere delle ricchezze artistiche, archeologiche e naturalistiche del territorio, apprezzandone anche la tradizione enogastronomica.
La Statale 106 è l’unico fiore di un agave morto da tempo, che sopravvive al di fuori della storia.
La Statale 106 vive, anch’essa poeta, e declama la sua poesia.
Eugenio Liyoi, regista

Maurizio Paparazzo, regista e sceneggiatore

Massimo Russo, sceneggiatore

Giovanni Scarfò, regista e sceneggiatore –
Presidente Centro Studi Ricerche e Formazione “Francesco Misiano”

In questo modo auspichiamo di raccontare la Calabria come un odierno presidio, da tanti punti di vista, dell’Europa del sud.
La Statale 106 è l’unico fiore di un agave morto da tempo, che sopravvive al di fuori della storia.
La Statale 106 vive, anch’essa poeta, e declama la sua poesia.

Eugenio Liyoi, regista

Maurizio Paparazzo, regista e sceneggiatore

Massimo Russo, sceneggiatore

Giovanni Scarfò, regista e sceneggiatore –
Presidente Centro Studi Ricerche e Formazione “Francesco Misiano”

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