Sab. Mag 4th, 2024
La nuova aula bunker a Lamezia Terme dove stamani inizia il maxi processo "Rinascita Scott" - che vede imputate oltre 300 persone - contro le cosche di 'ndrangheta del vibonese e dei presunti referenti istituzionali, politici, economici e della massoneria deviata, 13 gennaio 2021. ANSA/SALVATORE MONTEVERDE

Non c’è pace per “Rinascita Scott”. Il maxiprocesso contro la ‘ndrangheta vibonese è nuovamente sotto i riflettori per ciò che accade all’esterno dell’aula bunker di Lamezia Terme. Dopo le ricusazioni di due dei tre giudici del collegio chieste e ottenute dai boss Luigi Mancuso e Giuseppe Antonio Accorinti, scoppia un altro caso. Lettere anonime cariche di veleno e calunnie sono state recapitate all’Ordine degli avvocati di Vibo e all’indirizzo di qualche importante studio legale della stessa città. L’obiettivo sembra chiaro: gettare fango sul Tribunale collegiale di Vibo che sta presiedendo il filone principale di “Rinascita Scott” con il tentativo tutt’altro che velato di delegittimare i giudici. Una strategia certamente non inedita nella storia giudiziaria vibonese visto che già in passato si è ricorso al venticello della calunnia e della diffamazione per gettare fango sull’operato della magistratura.

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Caccia al “corvo”

Le lettere anonime sarebbero due e saranno trasmesse dal presidente dell’Ordine degli avvocati, Franco De Luca, alla Procura di Vibo la quale dovrà a sua volta inviarle probabilmente a Salerno per fare eventualmente luce su possibili condizionamenti e pressioni. Sul contenuto vige il massimo riserbo ma chi le ha visionate non ha dubbi: la manina del “corvo” adombra presunte intese tra i collegio giudicante e l’ufficio di Procura che rappresenta la pubblica accusa. L’obiettivo? Mettere in discussione l’imparzialità dei giudici e così facendo delegittimarli. Chi è il nuovo “corvo” che spruzza veleno sul maxiprocesso? Difficile smascherarlo, probabile rimanga nell’anonimato come è accaduto in passato. Di certo ogni suo tentativo è già stato respinto dalla leale collaborazione tra la parte sana dell’avvocatura e quella della magistratura che da posizioni diverse hanno un interesse comune: il maxiprocesso deve andare avanti e deve concludersi il più in fretta possibile.

I giudici agli avvocati: “Garantire il diritto alla difesa”

Ci sono 321 imputati da giudicare e ai quali deve essere garantito il diritto alla difesa in aula. Proprio l’altro ieri il collegio giudicante rappresentato da Brigida Cavasino, Gilda Romano e Claudia Caputo, è stato costretto a ritardare l’inizio dell’udienza per la presenza di un solo avvocato. Non è la prima volta che si verifica un imprevisto del genere tanto che i giudici hanno già provveduto a inviare una pec all’Ordine degli avvocati di Vibo, Catanzaro e Lamezia per ribadire che il diritto alla difesa di tutti gli imputati sia garantito dalla presenza di almeno due difensori che possano assumere la difesa d’ufficio in considerazione di eventuali situazioni di incompatibilità che potrebbero sorgere. 

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