Ven. Mag 3rd, 2024

Il rapporto di Banca d’Italia sull’economia calabrese, presentato stamani nella sede di via Largo Serravalle a Catanzaro, ha qualche incoraggiante luce rispetto al recente passato, ma purtroppo ancora moltissime ombre. Che diventano addirittura nere a causa degli drammatici effetti e incerti sviluppi del conflitto ucraino. A spiegarlo, al di là del nuovo direttore di filiale Marcello Malamisura, affiancato nella circostanza dal vice Riziero Bruno, i ricercatori e analisti di Bankitalia Calabria Giuseppe AlbaneseIconio Garrì, Antonio Covelli e Graziella Mendicino.

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A loro il compito di fornire e illustrare più nel particolare la “ridda” di numeri raccolti proprio per radiografare lo stato, in particolare degli ultimi anni e in alcuni casi mesi, del contesto finanziario territoriale. Ad iniziare dai 2.6 miliardi di euro inviati dallo Stato agli enti amministrativi e per lo più impiegati dalle Amministrazioni destinatarie per il trasporto, soprattutto ferroviario, e la ristrutturazione delle scuole. Elementari e medie, in larga parte.

Migliore, come premesso, la situazione lavorativa, che ha generato una conseguente crescita dei consumi. Ma con una serie di parametri che spengono sul nascere ogni slancio di ottimismo. Metà delle aziende ha infatti sì registrato la lievitazione del proprio fatturato (nella quota del 43%), tuttavia con il rovescio della medaglia del rincaro dei prezzi dovuto al maggior costo delle materie prime. Basti pensare al sensibile incremento di richieste di Naspi (più nello specifico di cassa integrazione, obbligata in virtù dell’esorbitante aumento delle bollette di corrente elettrica e gas) tra giugno e agosto scorsi. Innalzamento, infine, delle presenze turistiche (più 26%). Ma soltanto rispetto al periodo pandemico. Perché, in particolare per quanto attiene alle presenze di stranieri, si è a circa un quarto degli standard pre-Covid.

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