Gio. Mag 2nd, 2024

Un commissario straordinario, lo stato di emergenza nazionale e la stretta sulle protezioni umanitarie. Tre argini per fermare l’ondata di migranti sulle coste italiane. Il governo Meloni passa alle contromisure. Stando alle stime degli apparati di sicurezza, entro la fine dell’anno potrebbero arrivare in Italia fino a 300mila persone. La maggior parte dalla Tunisia di Kais Saied sull’orlo del collasso finanziario e politico. 

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Migranti, il Cdm dichiara lo stato d’emergenza. Via libera al Def, Meloni: «Italia si presenta in Ue riducendo il debito».

Di qui la corsa contro il tempo dell’esecutivo. Ieri il Consiglio dei ministri ha dato il via libera allo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale. Durerà sei mesi e prevede uno stanziamento iniziale di 5 milioni di euro, diventeranno 20. Una misura chiesta a gran voce dai governatori delle regioni del Sud più esposte al picco di partenze dalla rotta africana e del Mediterraneo orientale, dalla Calabria alla Sicilia, e concordata in un incontro tra i ministri di Interno e Protezione civile Matteo Piantedosi e Nello Musumeci lunedì. Servirà «a dare risposte più efficaci e tempestive alla gestione dei flussi», ha detto in serata la premier Giorgia Meloni. 

LA MISSIONE DI VALENTI

Nel frattempo, il Viminale si prepara a indicare un commissario straordinario per gestire l’emergenza immigrazione. Il nome in pole è quello dell’ex prefetto di Firenze Valerio Valenti, oggi a capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno. Siciliano, una lunga carriera al Viminale, è stimato da Alfredo Mantovano con cui ha collaborato al ministero nei primi anni 2000 e ultimamente si è occupato dei rifugiati ucraini in Italia. La prima missione del commissario, la cui nomina è attesa in questi giorni, sarà stamattina con una visita a Roccella Jonica, il paesino calabrese tra i più colpiti dagli sbarchi dalla Libia dell’Est e la rotta turca, 15 mila i migranti arrivati negli ultimi due anni. Ovunque, ripetono come un mantra ai vertici del governo per giustificare una gestione ormai emergenziale del fenomeno migratorio, gli sbarchi «sono largamente superiori al passato». Di qui la scelta di dichiarare infine lo stato di emergenza nazionale per velocizzare le procedure per i riconoscimenti e rimpatri. E sfoltire la burocrazia permettendo di costruire un centro di rimpatrio (Cpr) in ogni regione italiana senza ricorrere a una gara, sfruttando il canale preferenziale già previsto dal Codice civile nei casi di calamità naturali. 

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