Gio. Mag 2nd, 2024

Negli ultimi giorni sono emerse da più parti le difficoltà dell’attuazione del Piano di Ripresa e Resilienza. Presentato da alcuni come la panacea di tutti i mali, mostrava già diverse criticità, soprattutto perché era evidente da subito una netta sperequazione a discapito del sud Italia. Tra le vari misure e, quindi, gli investimenti che il PNRR prevede vi è quello della gestione dei rifiuti. Uno dei maggiori investimenti riguarda la meccanizzazione della raccolta differenziata e la creazione di ulteriori strutture di trattamento dei rifiuti stessi, al fine di ridurre le importanti disparità regionali nei tassi di raccolta differenziata e il numero di infrazioni europee aperte contro l’Italia. Questa misura dovrebbe consentire, quindi, di colmare i divari di gestione dei rifiuti relativi alla capacità impiantistica e agli standard qualitativi esistenti tra le diverse regioni e aree del territorio nazionale, con l’obiettivo di recuperare i ritardi per raggiungere gli attuali e nuovi obiettivi previsti dalla normativa europea e nazionale. Divario che vede le regioni del Centro/Sud ancora agli ultimi posti nelle percentuali di raccolta differenziata e quindi ancora lontane dalle direttive Europee sull’Economia Circolare. Questo viene ribadito anche nell’analisi del contesto in cui si colloca la misura in oggetto che mira, almeno sulla carta, a colmare i gap strutturali, che ostacolano lo sviluppo del settore dell’economia circolare. A ben vedere, però, analizzando ad oggi il Decreto Dipartimentale n° 128 del 30 marzo 2023, con l’approvazione della graduatoria definitiva delle proposte ammesse a finanziamento, viene fuori un’assurda discrasia rispetto a quel, ormai famoso, 60% da destinare alle regioni del centro sud e il 40% alle regioni del nord. Infatti, esaminando i numeri i primi esclusi dal contributo, nell’area del Centro Sud, sono i Comuni, con un punteggio pari a 67,87. Al di sotto di questa soglia di punteggio, infatti, entrano tutti gli Enti del Nord, per il raggiungimento della soglia del plafond del 40%, con progetti che ottengono il contributo con punteggi molto al di sotto del primo degli esclusi del Centro Sud. Basti pensare che all’ATERSIR, l’Agenzia territoriale dell’Emilia Romagna per i Servizi Idrici ed i Rifiuti, ottiene il contributo grazie ad un progetto con un punteggio pari a 52,53.

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Questa netta divisione dei due plafond in una unica graduatoria è stata prevista per agevolare gli Enti che hanno realmente necessità di adeguarsi o serve solo a garantire l’accesso a quelli del Nord che, diversamente per punteggio, sarebbero rimasti fuori? Inutile dire, quindi che siamo di fronte al solito paradosso tutto italiano, nel quale risorse vitali alla ripartenza dell’intero Paese vengono “scientificamente” dirottate in una parte di territorio, a scapito dell’altra.

Il Comune di Castrolibero, dunque, nonostante abbia intenzione di ammodernare i servizi di raccolta e nonostante abbia delle ottime performance sulla differenziata, non potrà ricalibrare le imposte TARI sul quantitativo effettivo al conferimento dei cittadini, perché non verrà ammesso al finanziamento suddetto a causa di quest’ennesimo artificio tecnico, a danno del Sud. Con buona pace dei cittadini e degli amministratori perbene che tentano di migliorare le proprie comunità.

Una sfida rispetto alla quale non ci tireremo certo indietro sia in qualità di rappresentate istituzionale sia come commissaria cittadina di Italia del Meridione. Non sarà, infatti, certo questa ennesima ingiustizia a scoraggiarci, perché convinti che non potrà esistere un sistema Paese laddove non si inizieranno a ripensare nuove linee di sviluppo complessivo ed omogeneo su tutto il territorio nazionale.

Annamaria Buono

Consigliera comune di Castrolibero

Commissaria cittadina Italia del Meridione

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