Ven. Mag 3rd, 2024

Sono due scatti fotografici. Il primo ritrae il Sindaco di Petilia Policastro il giorno 24 novembre 2022, anniversario della morte di Lea,  in occasione della cerimonia conclusiva del Premio nazionale “Lea Garofalo” che ha coinvolto istituti scolastici di tutta la provincia e non solo. Basta andare a rivedere, inoltre, i servizi dell’epoca per ascoltare le parole del Sindaco che ricordava  commosso la figura di Lea Garofalo, simbolo di chi non si sottomette alla mafia ed alle sue perverse logiche di potere e morte anche sacrificando la propria vita. Io c’ero quel giorno. Accompagnavo i miei studenti. Ero con loro tra il pubblico, con loro come ogni giorno a scuola dove, in una realtà difficile come la nostra, li accompagniamo non solo nella loro formazione professionale, ma in una costante opera di diffusione della cultura della legalità. E poi il secondo scatto. Sono passati pochi mesi dal 24 novembre. Un manifesto di commossa partecipazione al lutto per la morte di uno degli assassini di Lea da parte della Amministrazione comunale di Petilia Policastro. Viene inevitabile chiedersi quale futuro attenda questi nostri giovani gravemente feriti dalla incoerenza di gesti che danno un duro colpo al lavoro di chi ogni giorno si batte per la legalità confondendoli sempre di più nel confronto tra quanto viene loro insegnato e quanto vedono concretamente praticato nella realtà. Viene inevitabile pensare che i ragazzi vengano utilizzati solo per fare “ pubblico “ in manifestazioni il cui alto contenuto valoriale viene poi calpestato disinvoltamente dagli stessi protagonisti delle stesse.

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Il futuro che ci attende, personalmente, lo vedo molto triste e poco rassicurante per i nostri giovani  anche perché si inquadra in uno scenario più ampio che trascende e travalica i confini della nostra Provincia per estendersi all’Italia intera.   

Guardare , infatti,  solo alla scelta, a mio avviso, sciagurata del sindaco di Petilia e della sua Amministrazione, da condannare senza se e senza ma,  significa solo mettere in atto l’ennesimo esercizio di stile puramente formale mentre , nel contempo, chi si straccia le vesti più di tutti sostiene esecrabili scelte in tema di amministrazione della Giustizia che tendono a demonizzare il lavoro della Magistratura in una opera che, peraltro, definirei di vero e proprio vilipendio nei confronti di Uomini e Donne valorosi che hanno sacrificato la loro vita nella lotta contro la mafia. Da ultimo in questi giorni, alla vigilia dell’attentato di Via D’Amelio,  la discussione, a dir poco allucinante, sul concorso esterno in associazione mafiosa.    

In sostanza, mentre il PNRR entra in una fase cruciale e si annunciano importanti investimenti nel Mezzogiorno, dal Ponte sullo Stretto alla istituzione di una ZES che ricomprenda tutta l’area sud del paese, si lavora per abbassare la guardia quasi a voler favorire il proliferare del fenomeno mafioso nella sua manifestazione più subdola e pericolosa. Quella imprenditoriale che ha sostituito negli anni la mafia che sparava, uccideva e si affermava con le armi mentre oggi si afferma e si consolida nei territori anche attraverso l’odioso fenomeno della corruzione e, quindi anche del concorso esterno all’associazione mafiosa, per arginare il quale le intercettazioni sono fondamentali, intercettazioni il cui uso si vuole a tutti i costi arginare.

Mai come oggi la nostra voce si deve allora alzare sempre più forte per tutelare il futuro dei nostri giovani.

Per dire NO alla mafia in tutte le sue forme e le sue manifestazioni.

Elisabetta Barbuto

Coordinatore provinciale M5S  

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