Sab. Mag 4th, 2024

Reggina, dopo Sapienza e Mazzù si è dimesso anche Salvatore Conti: era il cervello del club, situazione sempre più drammatica in casa amaranto

La situazione della Reggina è sempre più drammatica: al centro sportivo Sant’Agata la squadra è letteralmente nel caos. Nella dispensa della cucina sta finendo il cibo, i giardinieri non hanno la possibilità neanche di sostituire gli irrigatori rotti per i campi, allenarsi con oltre quaranta gradi centigradi è impossibile. Saladini non si è mai visto, i nuovi fantomatici acquirenti meno che meno. Tutti sono allo sbando, nelle ultime ore si è dimesso anche Salvatore Conti, storico Segretario Generale del club, cervello della società ed elemento fondamentale negli ingranaggi utili al funzionamento della Reggina. Una perdita pesantissima per la società, molto più grave di uno o due (forse anche quattro o cinque) dei calciatori migliori.

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Conti, grande professionista, andrà ad offrire le proprie prestazioni in una realtà molto vicina ma soprattutto molto più solida e rispettosa delle professionalità rispetto a quanto non sia la Reggina, che nelle scorse settimane aveva già perso Pippo Sapienza e Filippo Mazzù e che non ha ancora formalizzato l’addio con Inzaghi soltanto perché il mister non sa più neanche con chi parlare per discutere la rescissione del suo staff. E i calciatori? Molti hanno già l’accordo con altri club ma non possono formalizzarlo perché nessuno è fesso da comprare un cartellino di un calciatore che tra poche settimane potrebbe essere svincolato. E quindi rimangono ostaggio della Reggina.

Al Sant’Agata è tutto sulle spalle di Massimo Taibi, che ovviamente non può continuare in queste condizioni. Il rischio, se non arrivano risposte concrete (che significa soldi), è clamoroso: sarà inevitabile fermare il ritiro, con il liberi tutti per i calciatori che finiranno letteralmente per strada. Perché al Sant’Agata l’autonomia è più o meno di un’altra settimana, poi non ci sarà più neanche cibo, nonostante lo stoico lavoro che per spirito di servizio tanti dipendenti operativi stanno realizzando ogni giorno nonostante siano senza contratto da due mesi o, nel caso migliore, con il contratto ma comunque senza stipendi da cinque mesi.

Intanto sul sito ufficiale arrivano raffiche di comunicati stampa che nell’ultimo mese sono stati più numerosi degli angelus di Papa Francesco e delle dichiarazioni del premier Meloni. Perché Saladini, e adesso anche Ilari, parlano così tanto? Dovrebbero fare più fatti e meno parole. Fino ad ora ogni volta che hanno aperto bocca hanno fatto brutte figure. È vero che Reggio Calabria è una città completamente allo sbando, senza riferimenti istituzionali e con una diffusa sottocultura abbinata ad uno stato d’animo di povertà e depressione sociale ed economica, ma è anche vero che a tutto c’è un limite e nessuno può permettersi di calpestare oltre la dignità di questa città. La Reggina è qualcosa di speciale che a Reggio Calabria rappresenta un valore unico per identità e appartenenza che ogni papà trasmette al proprio figlio da almeno 5 generazioni. Non si può continuare a giocare con questa società come se fosse un’azienda privata di affaristi o speculatori: sulle mosse di Saladini c’è l’ombra della magistratura, tanto che la società si è affrettata a precisare che anche la cessione del club a Ilari prevede una clausola rescissoria legata alla mancata riammissione in serie B. Un riferimento che mancava nel comunicato ufficiale di due sere fa in cui Saladini annunciava la cessione del 100% delle quote a Ilari: un’operazione spericolata e senza senso che inizialmente aveva fatto pensare ad un prestanome per evitare il fallimento. Poi in serata le frenetiche rincorse ai giornalisti per precisare che anche questa cessione, esattamente come il preliminare con Marco Quaranta, è condizionata all’iscrizione in serie B. Quindi l’eventuale fallimento rimarrà sulle spalle di Saladini, ma significa che se e finché non ci sarà la riammissione anche questo accordo non vale nulla. È carta straccia. Ilari oggi parla senza che sia alcuno per la Reggina.

Prima il preliminare con il fondo inglese con 2 dipendenti (direttore compreso), nessuna sede fisica è un bilancio in rosso di 98 mila sterline; adesso una cessione che non vuol dire nulla ad un faccendiere che pochi mesi fa Sciotto ha allontanato da Messina e che in precedenza era stato respinto anche da Alessandria e Catania, tutte in categorie minori. E intanto al Centro Sportivo sta finendo anche l’insalata e i pezzi migliori continuano comprensibilmente a fuggire: basta parole sulla Reggina, ogni comunicato ufficiale del club è uno schiaffo alla dignità della città. Oltre che un mare di menzogne, dall’accordo con Inzaghi sbandierato senza che Inzaghi sapesse nulla alla “conferenza stampa di presentazione” della nuova proprietà che sarebbe stata convocata “a breve” due giorni fa. Ma chi si presenta in che ruolo se la nuova proprietà sarà tale solo in caso di riammissione in serie B? L’unico che oggi potrebbe parlare per fare chiarezza sarebbe Saladini, ma in questo momento alla città più che parole al vento servirebbero soltanto fatti concreti. Da parte sua, che ovviamente oggi è l’unico responsabile del club, ma anche da parte dei nuovi che anziché blaterare su Londra e sui valori dello sport dovrebbero in ogni caso accordarsi con Saladini affinché il club che gli lascerebbe in caso di riammissione non fosse già totalmente distrutto e compromesso.

strettoweb

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