Mar. Apr 30th, 2024

Il 4 di quarant’anni fa, nasceva il Governo Presieduto dal Segretario Nazionale del PSI, nonché Vicepresidente dell’Internazionale Socialista, Benedetto (detto Bettino) Craxi.

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E fu subito apoteosi!

Alto, serio, massiccio, carismatico, concreto, leale, coraggioso, dignitoso, indomito, adamantino ed in più politico di razza, anzi ‘tutus politicus’.

Vice di Craxi era il ‘mio’ Arnaldo Forlani, mentre agli Esteri c’era il caro e mitico ‘Divo Giulio’; agli Interni Oscar Luigi Scalfaro (amico e collega di mio nonno alla Costituente, in Parlamento, nel Partito comune, cioè la DC e nei governi a nostra ‘trazione’); la Giustizia, non aveva un giurista deboluccio e discutibile (men che mai un dj o un avvocaticchio che al sol vederlo ti viene da ridere per miserevole compassione, come ciò capita appena incede Alfonso Buonafede), ma nel Governo di cui parliamo c’era un certo Mino Martinazzoli, poi sostituito nell’ultimo anno (cioè tra l’86 e l’87) da Virginio ‘Gingio’ Rognoni; la Pubblica Istruzione era affidata ad un’altra collega ed amica di mio nonno, sia in Parlamento, sia nel Partito, cioè Franca Falcucci, mentre alla Protezione Civile inizio` il mio padrino di cresima, Enzo Scotti per poi ‘passare la mano’ ad un altro caro amico che non c’è più, Giuseppe Zamberletti; le Partecipazioni Statali erano di Clelio Darida (di cui ho tanta nostalgia), mentre la Funzione Pubblica fu assegnata al grande Remo Gaspari, per noi tutti ‘zio’ Remo. Il Tesoro andò al mio caro Gianni Goria, amico dei miei genitori e a cui ho voluto un bene grande, con lui che mi ricambiava, al netto di bonario affetto e mai celata simpatia. Alle Poste e Telecomunicazioni fu destinato Totò Gava, mentre all’Agricoltura, quel galantuomo di Filippo Maria Pandolfi. Questi erano alcuni dei democristiani, perciò parliamo di eccellenze tra le eccellenze, mica sciattoni da culturame’ vuoto come i ‘contiani a cinquestelle’, oppure qualche buzzinotto (con spocchia ipertrofica, che è spiaggiato tra il centrodestra e il sinistrume radical-chic). Anche gli altri partiti non ‘scherzavano affatto’, circa la presenza e la qualità che esprimevano, difatti il PRI (Partito Repubblicano Italiano) veniva rappresentato alle Finanze con Bruno Visentini e alla La Difesa il ‘Giovannone’ nazionale, cioè Spadolini (su cui poi ritorneremo). La ‘truppa’ socialista, invece, vedeva la presenza di Gianni De Michelis (Lavoro), Francesco Forte (alle Politiche Comunitarie, poi sostituito da Loris Fortuna, nel 1985), Nicola Capria al Commercio con l’Estero e Lelio Lagorio al Turismo e Spettacolo.

Vi erano anche i liberali con Altissimo e Biondi, come i Socialdemocratici, con Romita e Vizzini, epperò a regnare sovrana era la politica e a governare con buonsenso e lungimiranza, c’era lui, il Presidente del Consiglio, il mitico Bettino.

Successi, solo successi, come l’ingesso definitivo (1986) nel G7 -a pieno titolo e nel club di giuda, poiché prima di allora eravamo ospiti, spesso mal desiderati (e ben lo sperimento`e ne pati`,la buonanima del povero Presidente Moro)- e se successi non furono, trionfi certamente si, eccome.

Riduzione dell’inflazione, integrazione di sviluppo territoriale e coesione, oltre alla mirabile presidenza di turno della CEE (all’epoca così era denominata in acronimo l’attuale UE), senza contare lo strepitoso atto di dignità nazionale nella notte di Sigonella.

Qui disvelo un episodio che pochi sanno e che io ho appreso da diverse fonti, poiché ho pure l’aggiunta del ‘lato’ mediorientale: allorquando si decise di resistere alle ‘indebite pressioni’ americane, fu perché Craxi, Andreotti e Forlani, avevano assunto impegni seri e tra uomini di mondo la parola si rispetta (contrariamente a come fa chi alloggia in estate in qualche bicocca marittima e fuori dal proprio comune di cui sarebbe Primo Cittadino e non capisce e non apprezza l’ultimo tentativo di offerta al dialogo).

Per tornare a Sigonella, invece, quella si che fu una scelta politica e una scelta saggia, pure in presenza di osservanza degli obblighi assunti, in merito ad una vicenda che non mi appare affatto chiara e so per quasi certo che non lo è per nulla.

Difatti, com’è possibile che 334 uomini di equipaggio dell’Achille Lauro (la nave al centro della crisi), i quali erano tra i 20 e i 45 anni, provenienti da Torre del Greco -percio`,  con tutto il rispetto dovuto (e io di rispetto, veramente, ne ho)- si siano fatti ‘sequestrare’ da quattro ragazzotti palestinesi?

Non è possibile! 

Come non è possibile che nessuno all’imbarco a Genova -tra controlli di polizia (parliamo degli anni bui dei dirottamenti aerei e degli attentati del fondamentalismo islamico in mezza Europa) e quelli del personale di sicurezza- non avesse ‘scoperto’ (o non fosse stato appositamente ‘imbebcato’) il carico di armi che gli avventati del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina (la fazione marxista, al cui vertice c’era il cristiano ortodosso Georges Habash) cercavano di fare arrivare per la lotta ad Israele, chiaramente in modo ‘agevolato’, come da accordi con il nostro Governo, stipulati e regolamentati dal Lodo Moro.

Qualcosa non funziono`durante la navigazione questo è proprio il particolare che pochissimi conoscono!- perché i marinai scoprirono il ‘carico’ nella stiva e a quel punto divampò il caos: allertato da subito il Capitano De Rosa, è probabile che si ‘insceno’ il dirottamento, pure perché il comandante della nave, dovette ricevere istruzioni d’uopo e all’uopo, ragion per cui tutto si svolse in fretta, alfine di ‘ottemperare’ al Lodo Moro (ancora vigente) e quindi la salvaguardia dei palestinesi, con la destinazione del loro ‘particolare bagaglio’.

Purtroppo, ci scappò il morto, poiché i giovanotti di Habash uccisero in modo vigliacco un passeggero americano di origine ebraica, Leon Klinghoffer, da qui perciò l’ira funesta degli ‘yankee’ americani, non sbagliata nel merito, ma poco modulata nell’azione, poiché irrispettosa delle leggi internazionali, circa la competenza giuridica, da parte italiana, essendo di nostra bandiera il natante, dove si era svolto il crimine.

L’unico a porsi quale ‘ausiliario di complemento e sostegno’ con gli USA, nell’Esecutivo Craxi, fu Giovanni Spadolini, per l’appunto, poiché era la ‘sentinella’ di Washington, coerente all’impostazione del Partito che guidava, cioè il PRI, senza capire gli sforzi di Craxi e Andreotti, con Forlani di supporto (essendo stato egli stesso, in anni passati, non solo Capo del Governo, ma financo Ministro della Difesa e degli Esteri, perciò anche lui con sue solide relazioni e difatti, nella vicenda, era il ‘delegato’ ai rapporti con Amine Gemayel, al tempo coevo, Presidente del Libano).

Spadolini, prima di ritirare la delegazione Repubblicana dal Governo chiese una riunione di maggioranza, dove ebbe uno scontro con l’allora Capogruppo del PSI alla Camera, cioè Rino Formica, dove il ‘Giovannone’ nazionale -di già molto irritato- lo apostrofò, quasi istericamente “Tu, tu, tu, hai fatto cadere il mio Governo e adesso dai manforte per fare cadere quello di Craxi”. Sul punto intervenne Ciriaco De Mita -il quale non poteva essere certamente addidato di ‘simpatie politiche’ nei confronti di Craxi (ma si rispettavano e i loro veri rapporti erano differenti da come si possono immaginare o da come la stampa li dipingeva, persino in maniera mitologica o da leggenda metropolitana) e disse testuale, benché cercasse un appiglio qualsiasi per far cadere Bettino, “Un addimo -si, con la sua tipica promuncia- mi sembra inudile gontinuare su questo pundo. Graxi, ora, ha ragione e non si buo` buddare all’aria il Governo, per non rigonoscere le nosdre gombetenze e le leggi nazionali e indernazionali. Giovanni, ribensaci e fai bene i galgoli”.

Andò come andò, con uno strepitoso Craxi che fece un discorso altrettanto strepitoso, intessuto di logica, coraggio, visione, patriottismo e, persino riuscendo a sfruttare -grazie alla sua intelligenza fuori dal comune- il parallelismo tra Giuseppe Mazzini (leader storico e vate dei Repubblicani Italiani), che nel passato ordi` pure lui attentati e omicidi, come lo facevamo i palestinesi (e talvolta i fanatici tra di essi continuano a tutt’oggi), pur condannando, ovviamente questa pratica, ma rispettando il loro punto di vista e la motivazione che li spingeva a ciò.

Ordunque, da lassù, caro Presidente Craxi, veglia pure tu su questa nostra Patria, che hai sempre servito, sempre onorato, sempre amato, più della tua stessa vita. Noi, siamo qui a testimoniarlo ed io, per il bene che ho verso i tuoi cari e per un dolore che mi ha accomunato a te -seppur poca è la mia persona rispetto alla tua!- continuerò a dire, anzi a parlare, affinché si sappia quello che la stragrande maggioranza già sa e ne è consapevole: la tua grandezza!

Vincenzo Speziali

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