Mer. Mag 1st, 2024

Il dato di mortalità influenza il saldo attivo più basso degli ultimi dieci anni

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Macchie verdi che, improvvisamente, sfumano in scie cromatiche senza luce se incastrate nella distesa del tempo. Il sistema delle imprese calabresi prova a restare a galla in mezzo alla tempesta perfetta ma non è facile. I venti di guerra, lo choc dei prezzi energetici, il costo del carburante e la crisi delle materie prime (oltre, naturalmente, alle speculazioni) stanno tagliando le vene ai polsi di un tessuto produttivo già vessato dal biennio della pandemia. In difficoltà quasi tutti i settori col segno positivo che è sparito dai diagrammi della vitalità di piccole e medie imprese.

Saldo attivo

Dalle pieghe del report di Movimprese, che illustra un secondo trimestre in chiaroscuro, emergono segnali di speranza. Un periodo chiuso con un saldo positivo nel rapporto natalità-mortalità delle attività produttive, con un aumento complessivo di 840 nuove aziende fiorite da aprile a giugno. I flussi numerici dell’economia regionale confermano la spinta di correnti ascensionali ma il quadro generale che fermenta in mezzo ai diagrammi resta di grande prudenza.

Gli affanni

Lo scenario demografico in crescita è un segnale incoraggiante ma solo se analizzato nel breve periodo. Numericamente, infatti, è la peggiore performance registrata nell’ultimo decennio (dal 2014 ad oggi). Persino il secondo semestre “pandemico” del 2020 fu mandato in archivio con un attivo lievemente migliore (856 nuove ditte). Le aziende continuano ad affogare nei debiti. Nel secondo trimestre dell’anno in 1.532 sono finite fuori mercato e sono state costrette a chiudere, con risorse e capitali da investire esauriti e con fornitori sempre più insistenti nell’esigere i crediti vantati. Da quando la crisi è entrata nelle nostre esistenze, le ha modificate, manipolando i nostri profili, cambiando percorsi e abitudini. Viviamo affacciati su diagrammi del carovita che si compongono e si scompongono continuamente senza dare punti di riferimento certi alla nostra immaginazione. Una sofferenza che ha spolpato le imprese, prosciugandone le risorse fino a soffocarle. Ma la speranza è riposta in quelle 2.372 attività nate da aprile a giugno (con un tasso di crescita di +0,45%), dato che, tuttavia, è sottotono rispetto all’andamento pre-pandemico.

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