Lun. Apr 29th, 2024

Raccontava Otello Profazio che ormai tanti anni fa, in occasione della morte di un amico italo-australiano che era anche il suo editore nella terra dei canguri, aveva preso l’aereo ed era andato a Sidney per portare le condoglianze alla sua famiglia.

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Una solidarietà di altri tempi per uomini di altri tempi; sì, perché con gli anni gli uomini veri divengono inattuali e Otello non si è sottratto alla regola.  

Tempestiva dunque l’iniziativa del Rhegium Julii, senz’altro il sodalizio intellettuale della sua  città nel quale Otello tante volte si è trovato a suo agio, che vede coinvolti due artisti che tanto gli stavano a cuore: Francesca Prestia e  Saverio Viglianisi.

Il rapporto di Otello con la Prestia, pur nell’altalena emotiva che faceva parte del carattere dell’uomo, era di grande stima e l’aveva spinto ad un certo punto a considerarla sua discepola, anzi la sua unica discepola. Lui che di discepoli non aveva mai voluto sentir parlare; lui che, parafrasando Cicerone sulla storia maestra di vita, diceva che nella sua lunga vita professionale aveva cercato di insegnare indirettamente a chi lo ascoltava ma, a suo dire, pochissimi o nulli erano stati i suoi discepoli.

Di Saverio Viglianisi, professore di chitarra classica nelle scuole reggine, che lo ha accompagnato nell’ultimo quindicennio diceva che era l’unico chitarrista di cui aveva invidia: – È un fuoriclasse!! Ma a lui non glielo dico sennò si insuperbisce troppo! –  confessava agli amici. Ma Saverio racconta che, nei viaggi in macchina verso i luoghi di esibizione, Otello passava il tempo a rimbrottarlo salvo poi, al ritorno, a trattarlo col miele e, alla conclusione del viaggio, chiedergli scusa per le sue pregresse intemperanze.

Con due fuoriclasse di questo genere il ricordo del Cantastorie è assicurato.

Sarà uno spettacolo degno di lui.

Beato chi può essere presente. Chi non ci sarà <<dovrà dir, sospirando, io non c’era!>> come diceva il poeta!

                                                                                                                                                             G. Tripodi

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