Dom. Apr 28th, 2024

Nello stesso giorno la sanità calabrese viene raccontata dal Foglio e dal Venerdì di Repubblica. Non proprio allo stesso modo

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I medici cubani in Calabria continuano a far parlare, anche fuori il Paese. Da una parte i «toni da favola» descritti dal Venerdì di Repubblica, dall’altra la notizia che la Regione Calabria finirà davanti al tribunale dell’Aia (la Corte penale internazionale). A renderlo noto è il quotidiano Il Foglio, che con questo titolo: “La Calabria in tribunale all’Aia. Il reclutamento dei medici cubani, quelli sfruttati dal regime, finisce male”, evidenzia come sotto accusa sia finita la trattativa che nell’estate del 2022 portò 497 operatori sanitari negli ospedali calabresi, con contratto a tempo determinato. L’ipotesi di reato, scrive sempre il Foglio, «è di tratta di esseri umani, schiavitù e altri atti disumani». Le stesse accuse lanciate al Qatar e al Messico. «Grazie ad alcuni accordi, la regione del sud Italia – scrive oggi il giornale diretto da Claudio Cerasa – poteva “affittare” da Cuba il personale sanitario – certo, a condizione che venissero prese precauzioni per impedire loro di disertare, ad esempio con pressioni sulle famiglie; e senza considerare che il grosso degli emolumenti li prende il regime dell’Avana. Nel caso particolare, in Calabria, su 4.700 euro pagati dalla regione a ogni medico ne vanno solo 1.200». L’articolo evidenzia come le accuse di schiavismo nei confronti dell’Italia, del Qatar, del Messico e persino della Russia che «con l’acqua alla gola per la guerra in Ucraina ha iniziato ad arruolare cubani direttamente, senza lasciare al regime il suo pizzo», è arrivata anche dalla ong “Prisoners Defenders”. I Paesi vengono considerati corresponsabili di una tratta di persone e schiavitù in un rapporto che era stato inviato allo studio della Corte penale internazionale. Un’accusa pesante, riproposta di recente nel corso di un forum tenuto a Miami a cura del think tank Interamerican Institute for Democracy, sul tema “Tratta di persone da parte della dittatura di Cuba. Schiavismo nel secolo XXI”. Nel corso del forum è emerso che «la posizione attiva dei governi della regione Calabria (Italia), del Qatar e del Messico nel contrattare con il governo di Cuba contingenti di operatori sanitari in condizioni di schiavitù avalla l’accusa formale di questi governi presso le Nazioni Unite e presso la Corte penale internazionale per tratta di esseri umani, schiavitù, persecuzione e altri atti disumani, crimini contro l’umanità tipizzati dallo Statuto di Roma all’articolo 7».

Dal Foglio al Venerdì di Repubblica il passo non è breve

Come anticipato, nello stesso giorno in cui un giornale nazionale rende nota la grave accusa nei confronti dell’Italia e della Calabria, ce n’è un altro – appunto il Venerdì di Repubblica – che esalta l’avvento nella Regione più povera d’Italia del contingente sanitario cubano, con tanto di titolo ad effetto (“Los doctores di Calabria”) e racconto di un’esperienza molto apprezzata dai pazienti nostrani, “adoranti” di fronte ai medici provenienti dall’altro mondo. «Loro – scrive il giornalista Giuseppe Smorto nel suo reportage – riparano persino gli ecografi, gli ospedali se li contendono. E così, giunti per alleviare un sistema sanitario al collasso, i medici dell’Avana hanno conquistato la Regione». «Ora altre regioni chiedono informazioni», rivela il governatore Roberto Occhiuto al cronista. E poi spazio alle storie, da quella della radiologa Dayli Ramon, di Matanzas («Tac, risonanza, a Polistena la lista d’attesa è stata azzerata. E così l’hanno mandata a Locri») a quella di un anestetista rianimatore che sempre a Locri «fa una manovra salvavita a un bimbo di 4 anni e finisce subito sui giornali come un eroe». Ma lui, che non vuole essere citato, dice soltanto di aver fatto il suo dovere. A Polistena, prosegue l’articolo del Venerdì di Repubblica, la direttrice sanitaria Francesca Liotta racconta che «l’urgenza era tale che li abbiamo messi subito nei turni, perfino in rianimazione. Sono dirigenti medici a tutti gli effetti, abbiamo anche confrontato le buste paga». «La cittadina – scrive poi Smorto –, diecimila abitanti, è governata dal Pci, sì proprio dal Partito comunista. Ospita un enorme murale di Gino Strada, un ambulatorio di Emergency, ha fronteggiato le pressioni mafiose sull’ospedale. Normale che intorno ai medici cubani si sia formata una nuvola di simpatia. È arrivata persino l’ambasciatrice, e al bar non riescono a pagare mai». A proposito di comunismo, Roberto Occhiuto (di Forza Italia) non sembra scomporsi più di tanto e al cronista dice semplicemente: «Io devo solo governare una regione molto complicata, le buone idee non sono né di destra né di sinistra, del resto non mi importa nulla». E ancora: «Questi professionisti non hanno rubato un solo posto di lavoro. Hanno uno stipendio lordo di 4.700 euro (così come evidenziato anche dall’articolo del Foglio, ndr), vivono in case in affitto, portano indotto e movimento nei piccoli paesi. Spero facciano anche gli straordinari. I medici a gettone, le finte cooperative sono uno scandalo: ci hanno chiesto anche 150 euro l’ora per ognuno, alla fine sono decine di migliaia di euro sottratti all’assistenza pubblica ogni mese». Sempre il governatore calabrese ammette che all’inizio aveva pensato ai medici albanesi, «ma il premier Edi Ramami ha detto: in Germania guadagnano molto di più». L’articolo di Smorto si chiude con una amara riflessione della direttrice sanitaria di Polistena dopo una notte in rianimazione: «Vorremmo solo che gli utenti capissero come lavoriamo. E mi resta una domanda: quando andranno via loro (i medici cubani, ndr), come faremo?».

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