Dom. Apr 28th, 2024

Procuratore capo di Venezia: “L’autista di un altro pullman gli ha lanciato un estintore”

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Il bus che ieri è precipitato da un cavalcavia a Mestre non ha urtato altri veicoli prima dell’incidente e non ha lasciato segni di frenata sull’asfalto. Ancora tutta da chiarire la dinamica della tragedia: il mezzo elettrico ha sfondato il guardrail ed è precipitato dal cavalcavia prendendo fuoco dopo l’impatto.

Un volo nel vuoto che è costato la vita a 21 persone, tra cui l’autista alla guida, sul cui corpo verrà effettuata l’autopsia. Quindici le persone rimaste ferite. Le telecamere presenti e le due ‘scatole nere’ sul mezzo potrebbero aiutare a ricostruire cosa è accaduto.

“L’autista di un altro pullman gli ha lanciato un estintore”

Non c’è stato nessun urto con altri mezzi“, afferma Bruno Cherchi, procuratore capo di Venezia. In un’immagine che riprende il bus elettrico pochi istanti prima dello schianto si vede che “era affiancato da un altro mezzo” un pullman, “ma non risulta alcun segno su questo mezzo, tanto più che l’autista si è fermato e ha tentato di intervenire con l’estintore“.

Inoltre “non risultano segni di frenata” sull’asfalto. “Le indagini sulla ricostruzione del fatto solo in corso, sono emersi particolari certi come che l’impatto del pullman è avvenuto una cinquantina di metri prima della rottura del guardrail e della caduta. Sembrerebbe che il pullman si sia accostato al guardrail, lo abbia affiancato per una cinquantina di metri, poi ci sia stata un’ulteriore sterzata quindi l’appoggio verso destra e la caduta. Non risulta che ci sia stato un incendio nel senso tecnico del termine, c’è stata una fuoriuscita di gas dalle batterie (del bus elettrico, ndr) e su queste stiamo facendo accertamenti”, spiega.

Chi è stato sentito non si è accorto di nulla“, afferma Bruno Cherchi. “Stiamo lavorando alla ricostruzione delle modalità, serve ancora tempo”, aggiunge, cercando di spegnere eventuali ricostruzioni che non si fondano su elementi certi.

“È stato aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio plurimo stradale” e al momento “non ci sono indagati”, dice il procuratore capo di Venezia.

L’autobus è stato sequestrato in attesa di consulenze che possano certificarne le condizioni, così come le batterie al litio del mezzo elettrico su cui “occorre operare in sicurezza”, e l’intera area – guardrail e parapetto esterno che dà sul baratro, “dal punto di contatto a quello di caduta”.

Il video dell’incidente

L’autobus viaggiava sulla corsia di destra, in pieno rettilineo, a una velocità ridotta a causa del “molto traffico” e “dalle immagini si vede un affiancamento”, spiega l’assessore veneto alla Mobilità Renato Boraso, ma servirà una valutazione più approfondita per capire cosa sia successo pochi secondi dopo. Sul tratto di strada comunale dove è avvenuto l’incidente sono in corso lavori per ammodernare il cavalcavia tra cui anche la sostituzione dei guardrail.

I lavori sul cavalcavia

“Sul tema della sicurezza del nostro Paese, noi è dal 2016 che abbiamo cominciato il monitoraggio e le perizie. Dopo il Ponte Morandi noi ci siamo preoccupati di un cavalcavia che è del 1930”, dice Boraso, “si vede che è vecchiotto”. Il “guardrail è a norma” ma, precisa l’assessore, “rispetto alla norma di quando è stato messo”. Al momento “c’è un doppio guardrail, però è da sostituire”. I lavori, da 6,5 milioni di euro, “sono in corso da un mese. Rifacciamo tutte le asfaltature e tutta la cordonata a cui vanno agganciati i nuovi guardrail, perché se si guarda la cordonata, si capisce che anche mettendone dieci di guardrail, se uno perde il controllo, cade giù”.

Infine lo sfogo, per “un’opera dello Stato, che qualcuno ha ereditato”. In particolare, precisa, “il cavalcavia è stato trasferito al Comune di Venezia oltre dieci anni fa, io come l’ho ereditato nel 2016 l’ho messo in monitoraggio immediato, fatti i progetti, però il sindaco ha dovuto trovare dei fondi. Ora lo stiamo rimaneggiando. Sarebbe auspicabile che per un’opera dello Stato ci fosse anche lo Stato a darti una mano, ma non capita sempre così”.

Il bilancio delle vittime

Potrebbe aggravarsi il bilancio delle vittime. Dei 15 feriti, infatti, dieci sono ricoverati in terapia intensiva, di cui “5-6 in condizioni gravissime e in pericolo di vita”, ha detto il presidente del Veneto, Luca Zaia, in visita mercoledì mattina all’ospedale Dell’Angelo di Mestre.

A preoccupare sono innanzitutto le condizioni di una bimba ucraina di 4 anni, ricoverata in rianimazione nel centro grandi ustionati dell’ospedale di Padova. Nello stesso reparto si trova anche una 52enne spagnola, anche lei in prognosi riservata, e una donna non ancora identificata trasferita nel pomeriggio di oggi dall’ospedale di Mestre.

Il Dell’Angelo, dove sono ricoverati ancora cinque dei feriti (tre dei quali in terapia intensiva), accoglie anche tutti i corpi delle 21 vittime. Tredici di loro a 24 ore dalla strage restano ancora senza nome. Le procedure di identificazione risultano infatti particolarmente complesse, dal momento che si tratta di stranieri, con traumi multipli e senza documenti, andati persi dell’incidente. Molti dei loro parenti, poi, viaggiavano sullo stesso pullman e potrebbero essere feriti o a loro volta morti.

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