Sab. Mag 4th, 2024

Gli indagati (molti già in carcere) legati ai clan Morabito, Bruzzaniti e Palamara. Al centro dell’inchiesta il medico figlio del boss e un magazzino a Paderno Dugnano

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Associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, all’estorsione e al compimento di reati economico-finanziari i cui proventi, si spiega in una nota, “erano destinati ad agevolare le attività dell‘ndrangheta.

Su queste basi gli agenti della Direzione distrettuale antimafia di Milano e carabinieri di Monza, con il supporto del Nucleo investigativo della polizia penitenziaria, hanno eseguito, su delega della stessa Dia, un’ordinanza nei confronti di diciotto persone indagate per le sopracitate ipotesi di reato.

Operazione contro il clan Bruzzaniti (Illustrazione di Arnaldo Liguori)

Sette dei 18 indagati si trovano già in carcere, altri quattro agli arresti domiciliari, tre con obbligo di dimora e quattro con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e, secondo gli inquirenti, sarebbero riconducibili alla “cosca Morabito -Palamara-Bruzzaniti” legata alla ‘ndrangheta calabrese.

Il medico calabrese

L’indagine, coordinata dai pm Sara Ombra e Paolo Biondolillo, ha avuto inizio dall’anno 2019, ha visto coinvolti 68 soggetti, divisi in due sodalizi criminali che, sebbene “operativamente separati per materia” (da un lato il compimento dei reati economico – finanziari, dall’altro, il traffico di droga e le estorsioni), erano entrambi diretti da un medico calabrese, collaboratore di alcune RSA milanesi, già condannato in via definitiva per traffico di sostanze stupefacenti e, soprattutto, figlio dello storico capo della citata cosca, attualmente detenuto in regime di 41-bis a seguito di condanna irrevocabile per associazione mafiosa.

Il primo gruppo

Il primo gruppo creava società ‘cartiere’ specializzate nell’emettere false fatture, volte a fornire una copertura all’inesistente acquisti di beni e di servizi, all’unico scopo di creare, a favore di terzi, la disponibilità “in nero” di ingenti somme di denaro, così sottratte a ogni forma di controllo e monitoraggio.

Nel corso delle attività, è stato possibile sequestrare circa 50mila euro in contanti, e ricostruire la vendita di false polizze fideiussorie, formalmente emesse da uno dei più grossi gruppi bancari nazionali, a favore di imprese e ditte individuali – in un caso a a favore di imprese operanti nel settore dei giochi e delle scommesse – che mai le avrebbero ottenere in quanto prive della necessaria solidità patrimoniale.  

Contributi Covid

L’operazione, che ha bloccato l’erogazione dei benefici per Covid di 2 milioni di euro, per i quali era già stata depositata la prevista documentazione (falsa)  predisposta, ha fatto emergere un sistema di vera e propria consulenza per offrire servizi “professionali” per reati finanziari: bilanci contraffatti, fittizi aumenti di capitale sociale, falsi crediti d’imposta, false fideiussioni nonché la creazione di società cartiere per nascondere ingenti somme in nero o per sfruttare gli indennizzi nel periodo della pandemia.  

Droga a fiumi

Il secondo dei due gruppi criminali si è reso responsabile di più delitti di importazione, acquisto, trasporto e cessione sul mercato del Nord Italia (Milano, Torino e altre province) ed in Calabria, di centinaia di chili di sostanze stupefacenti (cocaina, eroina, marijuana e hashish) oltre a gestire un’attività di recupero crediti mediante le tipiche modalità utilizzate dalle organizzazioni mafiose anche ricorrendo, quando necessario, all’uso di armi.

Allo scopo, il sodalizio disponeva di basi logistiche e operative, ove i sodali potevano incontrarsi e custodire lo stupefacente, quale un magazzino in Paderno Dugnano; telefoni cellulari, intestati a terze persone, cambiati con frequenza e utilizzati per le comunicazioni inerenti l’attività illecita; autovetture impiegate per il trasporto dello stupefacente, spesso appositamente noleggiate a tal fine o messe a disposizione da uno degli indagati.

L’indagine ha consentito di ricostruire anche i canali di approvvigionamento esteri e, in occasione di una delle cessioni intercettate, è stato possibile arrestare in flagranza il corriere e sottoporre a sequestro 5 chilogrammi di eroina, inizialmente destinata al mercato calabrese.

I mercati

La droga proveniva anche dalla Spagna, dall’Austria e dall’Albania ed è stata, altresì, verificata l’apertura di un canale di vendita di cocaina proveniente dal Perù e dal Brasile e destinata ai membri di una nota famiglia di ‘ndrangheta.

Sono tuttora in corso, nelle provincie di Milano, Monza Brianza, Pavia, Varese, Novara, Alessandria, Messina e Foggia, perquisizioni in abitazioni ed aziende risultate nella disponibilità dei soggetti coinvolti, anche con il supporto di unità cinofile anti-valuta della Guardia di Finanza

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