Sab. Apr 27th, 2024

Il Parco Nazionale dell’Aspromonte è lieto di condividere i risultati preliminari del progetto “Sistema di valutazione e raccolta dati della presenza e diversità degli impollinatori, conforme alle direttive del rapporto IPBES e agli elevati standard del Network Nazionale della Biodiversità”.

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Il progetto, finanziato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e coordinato a livello nazionale dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) che, prevede la stesura di una checklist che elenchi tutti gli impollinatori presenti sul territorio del Parco Nazionale d’Aspromonte. L’iniziativa, essendo già al secondo anno di studio e potendo contare sulla collaborazione di Orlando Campolo, Ricercatore presso il Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria, e su Luca Pelle, Responsabile dei Progetti Biodiversità del Parco Nazionale dell’Aspromonte, ha già fornito dati interessanti sugli impollinatori e sulla loro attività, nonché sui pericoli di una loro scomparsa dal territorio.

Nello specifico, va tenuto presente che tali insetti, tra i quali farfalle, lepidotteri notturni e apoidei, sono indispensabili per la sopravvivenza degli ecosistemi in cui operano. E’ ormai noto, infatti, come il loro operato sia essenziale ad alcune piante (tra cui frutta e ortaggi) per la riproduzione e la conservazione della specie. Questo tipo di collaborazione tra specie diverse è presente in svariati angoli del globo e il suo equilibrio è fondamentale per la corretta sopravvivenza dei vari habitat.

Nel caso del Parco, inoltre, è stato ben osservato come le attività umane possano andare a nuocere a tale fragile equilibrio.

Agricoltura, pascolo, nonché eventi estremi come gli incendi, possono scatenare un effetto domino che, a partire dagli insetti impollinatori, coinvolge diverse altre specie, in primis le piante, andando così a compromettere pesantemente gli habitat in questione.

A riprova di ciò, gli studi hanno evidenziato una sostanziale differenza tra aree con elevata attività umana e aree libere da quest’ultima. Nelle seconde, infatti, è emerso in modo chiaro ed evidente come gli equilibri dell’ecosistema studiato siano rimasti pressoché inalterati, con impollinatori e piante liberi di continuare la reciproca collaborazione.

Tutto ciò, permette di individuare le migliori contromisure da adottare per far sì che si possano conservare tali ecosistemi e, al contempo, mitigare gli effetti dannosi dell’attività umana.

Giuseppe Putortì, Direttore del Parco, ha difatti affermato che:

“I primi risultati di questo progetto di monitoraggio rappresentano un passo importante nel nostro impegno a lungo termine per la gestione sostenibile del Parco Nazionale dell’Aspromonte. Questo progetto non è un punto di arrivo ma un punto di partenza, e continueremo ad approfondire la nostra comprensione della biodiversità e dei suoi impollinatori nei prossimi anni.”

Appare chiaro, dunque, che tali studi sono un punto di partenza da cui prendere spunto per future iniziative che abbiano come unico scopo la salvaguardia e la conservazione delle aree protette del Parco. Quest’ultimo, da canto suo, è deciso a continuare la propria instancabile opera atta a conservare la biodiversità dei propri territori che rappresentano un vero tesoro per tutti. L’invito è dunque quello di lavorare insieme per proteggere la bellezza naturale dell’Aspromonte e assicurare un futuro sostenibile per le generazioni a venire.

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