Gio. Mag 2nd, 2024

A Reggio Calabria riconosciuta la tortura con l’aggravante mafiosa per i tre che sequestrarono e mutilarono un anziano

Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Walter Ignazitto aveva chiesto 20 anni di carcere e così è stato. Il gup Giovanna Sergi ha condannato tre persone arrestate nel luglio 2022 per sequestro di persona, lesioni, rapina e tortura. Tutti reati aggravati dalle modalità e finalità mafiose. In primo grado, con rito abbreviato, Renato Chirico Mediati, detto “Rocco”, di 56 anni, Mariano Domenico Corso, detto “Mario”, di 36, e Manuel Monorchio, di 37, sono stati giudicati colpevoli.

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Secondo gli investigatori della Dda diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, i tre imputati “con pluralità di violenze e gravi minacce, nonché agendo con crudeltà, cagionavano alla vittima acute sofferenze fisiche ed un evidente trauma psichico, sottoponendola ad un trattamento inumano e degradante per la dignità della persona“.

I fatti

Il fatto grave è accaduto l’11 luglio scorso nella zona nord della città, nella frazione Pettogallico. L’inchiesta è partita dalla denuncia della vittima che quel giorno è stata salvata dai carabinieri dopo che qualcuno ha sentito le sue urla provenienti da una stalla posta in un terreno di proprietà di Chirico Mediati.

Corso e Monorchio avrebbero minacciato “reiteratamente di morte” l’uomo ultrasettantenne, legandogli “mani e piedi con fascette di plastica e nastro adesivo, nonché con una catena metallica attaccata a un paranco appeso al tetto dell’immobile“.

Secondo quanto ricostruito dagli uomini della squadra mobile, diretta da Alfonso Iadevaia, la vittima è stata imbavagliata con un foulard e con nastro adesivo per impedirle di chiedere aiuto. Gli indagati, “quale prezzo della liberazione“, volevano fare confessare all’anziano “la ritenuta sottrazione” di 180mila euro della quale pretendevano la restituzione.

Il denaro in questione sarebbe servito “per il mantenimento dei carcerati“. Da qui l’aggravante mafiosa, riconosciuta anche dal gup, che si aggiunge a quella di aver adoperato sevizie e di aver agito con crudeltà nei confronti della persona sequestrata. L’uomo sarebbe infatti stato colpito con un’ascia con la quale gli indagati volevano tagliargli un dito. Tra le lesioni riportate dalla vittima c’è anche la subamputazione di una falange.

strettoweb

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