Lun. Apr 29th, 2024

Nella notte tra il 12 e il 13 dicembre 1995, si stava recando in Liguria per raccogliere informazioni per le indagini sul presunto affondamento di pericolose navi da carico nei mari calabresi. La morte del soldato avvenne in circostanze mai del tutto chiarite.

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Sono passati 28 anni dalla morte del Capitano di Marina Natale De Grazia, appassionato amante del mare e della natura, nonché investigatore acuto e coraggioso. Era un membro chiave dell’unità ecomafie della Procura di Reggio Calabria e lavorava a stretto contatto con il procuratore aggiunto Franco Neri. Morì la notte del 12 dicembre 1995, in circostanze ancora oggi poco chiare. Mancava poco al suo 39° compleanno.
Dopo quasi trent’anni, non c’è ancora verità né giustizia per Natale De Grazia. Solo dopo vent’anni e un’indagine parlamentare gli è stata conferita postuma la Medaglia d’Oro al Valore dalla Marina Militare e ha ricevuto numerosi omaggi, ma il suo caso rimane irrisolto.
Anna Vespia, vedova all’età di trentasei anni e con due figli piccoli, Giovanni e Roberto, non immaginava che quando lo salutò prima di una delicatissima missione in Liguria, non lo avrebbe più rivisto. Non sapeva che non avrebbe mai rivisto il suo grande amore, il suo compagno di vita fin dalla giovinezza, con il quale condivideva una passione incontenibile per il mare.
Quella morte improvvisa e ancora misteriosa…
Natale De Grazia è stato meticolosamente coinvolto nelle indagini sulle presunte navi di rifiuti tossici affondate, anche nelle acque della Calabria, e sui presunti traffici ad esse collegati.

Durante il suo viaggio verso La Spezia, a Nocera Inferiore, Salerno, Natale De Grazia fu colpito da una malattia che gli tolse la vita. Le circostanze della sua morte non sono mai state chiarite del tutto, poiché stava viaggiando dalla Calabria alla Liguria per attività investigative legate ai misteriosi affondamenti delle navi. Nonostante il suo carattere forte e la sua vitalità, soffrì di un attacco di cuore.

“Non so cosa sia successo veramente quella notte e non credo che lo scoprirò mai. Tuttavia, so che Natale non si sarebbe fermato e che qualsiasi cosa stesse cercando, l’avrebbe sicuramente trovata”, riflette Anna Vespia, sua moglie, con lucidità dopo tutti questi anni. Purtroppo, la sua analisi si allinea tragicamente con il mistero irrisolto che ancora avvolge la sua morte 28 anni dopo. Natale De Grazia avrebbe scoperto le verità nascoste dietro l’affondamento deliberato di navi con carichi sospetti su cui stava indagando.

Le indagini sulle navi perdute si intrecciano con numerosi elementi di altre storie misteriose, come riportato nel rapporto del 2013 della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse alla gestione dei rifiuti.

Si dice che la sua morte non sia avvenuta per cause naturali. La relazione contiene preziosi riferimenti alle indagini condotte dallo stesso capitano De Grazia, nonché appunti e resoconti del suo intenso lavoro investigativo, anche fuori dalla Calabria, per ricostruire quanto accadeva nei mari calabresi. Tuttavia, l’inchiesta di Reggio è stata chiusa nel 2000. Cinque anni dopo la sua morte, avvenuta in circostanze poco chiare. Tra i documenti trovati durante le sue ricerche, ad esempio, c’erano altri appunti/progetti preliminari relativi a navi che dovevano essere equipaggiate, adattate o acquistate. Tra queste c’era la motonave Jolly Rosso, arenata in circostanze sospette ad Amantea, in provincia di Cosenza, il 14 dicembre 1990. È stata trovata anche una nota che fa riferimento al presunto affondamento, a cui non è seguita alcuna attività di ricerca, della motonave maltese Rigel, che sarebbe “scomparsa” al largo di Capo Spartivento a Reggio il 21 settembre 1987. Le indagini di Natale De Grazia e quelle di Ilaria Alpi. Un filo conduttore lega la morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, uccisi a Mogadiscio il 20 marzo 1994, a quella del capitano De Grazia di Reggio.

Durante le perquisizioni, tra i documenti trovati c’era anche il certificato di morte di Ilaria Alpi, che è stato poi inserito nel fascicolo d’inchiesta di Reggio, per poi essere portato via e sparire nel nulla.
Una perdita insostituibile
“Oggi, forse più che la verità e la giustizia, che non credo si raggiungerà mai sulla sua morte e sulle accuse sospette su cui stava indagando”, racconta Anna Vespia, moglie di Ilaria Alpi, “mi mancano la vita e le gioie che non abbiamo potuto condividere e che ci sono state negate. La gioia di crescere i nostri figli, che hanno ereditato da lui un grande amore per il mare e la natura, e la gioia di diventare nonni. Rimane un ricordo vivido che tiene la sua famiglia profondamente unita. Un ricordo che è ancora in grado di sostenermi nei tanti momenti di difficoltà quotidiani”.

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