Ven. Mag 3rd, 2024

I sindaci di Cosenza, Catanzaro, Reggio Calabria e Crotone hanno discusso le loro preoccupazioni con il presidente dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. Hanno espresso la loro preoccupazione per il trasferimento delle funzioni amministrative dagli enti locali alle regioni. Inoltre, hanno evidenziato la questione dell’inadeguatezza dei fondi destinati alle Unità di Polizia Locale (Lep).

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“Abbiamo delle perplessità per vari motivi, in primo luogo perché sembra che alle Regioni vengano assegnate funzioni amministrative piuttosto che funzioni legislative e programmatiche, che sono tipiche delle Regioni. Le funzioni amministrative, invece, sono tipiche dei Comuni, e così facendo si rischia una proliferazione di agenzie ed enti, complicando di fatto il rapporto con i cittadini”. Queste le parole di Antonio Decaro, presidente dell’Anci, questo pomeriggio a Catanzaro durante un’iniziativa contro la riforma dell’autonomia differenziata, che ha visto la partecipazione di quattro sindaci su cinque delle città capoluogo. Hanno infatti partecipato Nicola Fiorita, sindaco di Catanzaro, Vincenzo Voce, sindaco di Crotone, Franz Caruso, sindaco di Cosenza, e Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio Calabria.

“Allo stesso tempo, i LEP, i livelli relativi alle prestazioni, hanno bisogno di essere finanziati e, ad oggi, c’è stato uno studio legale e normativo, ma non uno studio economico e finanziario. In un momento in cui i Comuni chiedono allo Stato 36 milioni di euro per fare un altro passo avanti nella distribuzione dei fondi comunali”.

“I livelli legati alle prestazioni”.
“Abbiamo paura – ha aggiunto Decaro -, rischiamo di rendere i ricchi ancora più ricchi e i poveri ancora più poveri se non interveniamo sui livelli di performance con risorse aggiuntive”. Personalmente, e indipendentemente dal mio ruolo di presidente dell’Anci – afferma Decaro – sono contrario alla riforma della modifica del Titolo V che è stata fatta qualche tempo fa, ed è stata fatta dalla mia parte politica. Se non avessero fatto quell’errore riformando il Titolo V – continua il presidente dell’Anci – probabilmente ora staremmo parlando di autonomia differenziata e non avremmo il problema di un futuro che potrebbe vedere l’Italia ancora più frammentata. Un Paese in cui forse non saremo in grado di garantire, come previsto dalla Costituzione, gli stessi diritti, indipendentemente dal luogo in cui un cittadino nasce e da quello in cui decide di vivere”.

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