Dom. Mag 5th, 2024

Un’organizzazione che favorisce l’immigrazione clandestina e pratica il riciclaggio di denaro è stata smascherata. Questa associazione, operante su scala transnazionale, ha cellule sia in Italia che all’estero. I membri, con ruoli diversi, avevano l’obiettivo comune di far giungere migranti sulle coste calabresi, in particolare a Crotone e provincia, ma anche a Calopezzati e Roccella Jonica. Utilizzavano la rotta marittima del Mediterraneo orientale, imbarcando migranti su un veliero proveniente dalla Turchia e dalla Grecia.

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La Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Catanzaro ha concluso le indagini coinvolgendo 28 indagati nell’operazione Caronte, che ha portato a 29 misure cautelari lo scorso maggio. Dei 28 indagati, dieci risultano irreperibili.

Tra gli indagati figurano ShvanJalal Abdalrahman Abdalrahman, Hawre Shahab Ahmad, Hosman Ali, Shex Amanj, Amin Nigar Abdalla Amin, Osman Ali Awlmohammed, Balen Faris Azeez, Mostafa Boughazi, Kaka Dana Baque, Ameur Fajjari, Hwnar Nazm Faqe Faqe, Kawa Farhanghi, Mourad Hamadani, Mohammed Hamamastufa, Ako Abdulla Ibrahim, Zhvan Issa, Bouchaib Lemhar, Nashwan Mahammad, Qalejoe Meran, Adel Abdullah Mohammed, Ahmed Rashid Mohammed Mohammed, Omar Mohammed Ali Mustafa, Jawad Namdar, Omar Namr, Saman Rasol, Farsat Said Abdulaziz, Shaho Sleman Abdulkerim, e Omar Akbar Tawfeeq.

Le indagini, iniziate nel 2018, hanno smantellato un’organizzazione che aveva come base logistica la Turchia e la Grecia. Questo gruppo avrebbe organizzato diversi flussi migratori verso le coste calabresi e pugliesi. Il viaggio dei migranti prevedeva costi tra i 7.000 e i 15.000 euro. Si iniziava nel quartiere turco di Aksaray, dove i migranti entravano in contatto con membri della cellula turca per organizzare il viaggio. Il pagamento veniva effettuato attraverso il sistema hawala.

I migranti venivano poi portati alla frontiera turco-ellenica, generalmente a Salonicco, dove i membri della cellula greca li prendevano in carico. Successivamente, attraverso una serie di tappe in Grecia, arrivavano ad Atene e Patrasso, dove aspettavano di imbarcarsi su barche a vela per eludere i controlli delle Forze dell’Ordine in mare. In alcuni casi, le imbarcazioni partivano direttamente dalle coste turche, in particolare da Smirne, per raggiungere il Sud Italia.

L’indagine ha rivelato anche sbarchi “fantasma”, dove non venivano trovate né imbarcazioni né migranti. Una volta vicini alle coste italiane, i migranti entravano in contatto con membri delle cellule italiane, che li aiutavano a raggiungere il Nord Italia, richiedendo circa 500-600 euro di compenso. Il passaggio del confine italiano avveniva attraverso camion, treni o taxi, a seconda delle disponibilità economiche dei migranti.

Nel corso delle indagini è emersa anche la pratica di riciclaggio di denaro, con transazioni sospette attraverso il sistema Money Transfer. I proventi illeciti venivano versati in una cassa comune gestita da residenti a Trieste.

Gli indagati, assistiti da vari avvocati, avranno venti giorni per presentare richieste al magistrato, rilasciare dichiarazioni spontanee, depositare memorie difensive e compiere ogni altro atto utile per esercitare il diritto di difesa, prima che la Dda proceda con una richiesta di rinvio a giudizio.

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