Sab. Mag 4th, 2024

“Venire da fuori mi dà la possibilità di non avere nessun tipo di relazione con nessuno, quindi una libertà totale. Io non sono amica di nessuno da queste parti. Io non conoscevo niente della Calabria, ma la parola Locride la conoscevo pure io che stavo nelle Marche. Lei consideri che quando sono arrivata io qui c’è stata una retata hanno portato via medici, già che erano pochi li hanno pure portati via!”

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Lucia Di Furia, medico chirurgo con specializzazione in psichiatria e oncologia, è dal giugno dell’anno scorso il nuovo direttore generale dell’azienda sanitaria più disastrata d’Italia, l’ASP di Reggio Calabria, sciolta per infiltrazioni mafiose nel 2019 e di cui la Di Furia è stata commissario straordinario per circa un anno, dopo una lunga carriera nella sanità marchigiana. Presadiretta l’ha incontrata all’ospedale di Locri gestito direttamente dall’Asp di Reggio Calabria.

Parlando della sanità calabrese la Di Furia afferma di aver trovato “una situazione molto arretrata sul versante tecnologico, amministrativo, infrastrutturale e di professionalità, una carenza veramente enorme. Qui quello che ho trovato è assolutamente la paura di firmare qualunque carta. I soldi paradossalmente ci sono. Ma le dico: all’ospedale di Locri non ci sono i letti, ma di che cosa vogliamo parlare? Cioè io non immaginavo che ci potessero essere ospedali con i letti così antichi. Semplicemente non sono stati comprati nel corso del tempo.”

“Questo territorio si rende attrattivo innanzitutto dando ai professionisti quello che a loro spetta. Io ho trovato una situazione disastrosa anche su questo versante, cioè professionisti a cui non erano pagati i buoni pasto dal 2006. Professionisti che non hanno gli incarichi. Cosa dovuta per contratto collettivo.”

“Io penso che rispetto alle scarse risorse forse qualcuno sta pensando di utilizzare il privato per non finanziare il pubblico. Noi in questo momento stiamo lavorando soprattutto sul PNRR per evitare di perdere ulteriore tempo. Abbiamo 17 case della comunità”

Ma dentro chi ci mettiamo? le chiediamo.

“Ecco, dentro cosa ci mettiamo? Questo è un bel problema.”

Rispetto alle minacce ricevute la Di Furia aggiunge: “devo essere onesta, ho avuto un episodio che mi ha messo paura, ma che preferisco non raccontare. Sono pressioni legate al mio ruolo, per altro poco tempo dopo che ero arrivata. Subite le pressioni ho capito una cosa sola, che stavo nel posto giusto. Ho detto: se è così che mi vogliono mandar via, allora è sicuro che rimango!” 

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