Nelle carte dell’inchiesta della Dda di Caltanissetta, emerge la ricostruzione di un affare tra calabresi e siciliani. Questo intricato intreccio di traffico di sostanze stupefacenti si snoda lungo l’asse Calabria-Gela. Vediamo alcuni dettagli:
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- I Protagonisti:
- Giuseppe Pasqualino, da un capo del telefono, e Giuseppe Borgese, dall’altro, sono entrambi finiti in carcere nel corso dell’operazione “Ianus” della Dda di Caltanissetta.
- Borgese, classe ’96, è considerato uomo di collegamento tra la ‘ndrina calabrese dei Longo di Polistena e le famiglie della “stidda” di Gela.
- Le conversazioni tra i due avvengono in dialetto, e le sottili differenze tra il siciliano e il calabrese vengono cancellate dal lessico criptico e stringato ampiamente condiviso.
- La Pianificazione:
- Un «frasario criptico» rivela la pianificazione di una cessione di sostanza stupefacente.
- In un’altra conversazione registrata, Borgese chiede a Pasqualino una fornitura di 3 chilogrammi di marijuana per il martedì successivo.
- Questa droga proviene dal deposito dei clan gelesi di Cosa Nostra gestiti in contrada Carruba, controllato poi il 4 maggio, al cui interno verranno trovati quasi 15 chili di marijuana.
- Legami e Intese:
- Pasqualino, utilizzando il solito linguaggio vago e illusivo, chiedeva a Peppe il calabrese il prezzo della sostanza stupefacente.
- Borgese rispondeva che al momento il prezzo era un po’ alto e che sarebbe convenuto attendere una decina di giorni per potersi rivolgere a “l’amicu nostru”, allusione questa da intendersi rivolta a Rocco Longo.
Questo intricato affare di droga, con legami tra calabresi e siciliani, ha avuto un tragitto in auto e si è concluso con l’arresto poco prima dell’imbarco sul traghetto a Messina
