Ven. Mag 3rd, 2024

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 10,22-30

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Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
Parola del Signore!

Il commento di monsignor Piero Romeo, vicario generale della diocesi di Locri Gerace:

Può capitare a tutti di abituarsi alla vita quotidiana o di affrontare senza troppi entusiasmi la routine che inevitabilmente tende a configurarsi in alcune sfere della vita. E’ assolutamente naturale. E questo può portarci ad avere delle aspettative, che magari hanno anche la funzione di renderci tranquilli: sapere cosa mi aspetta domani può essere meglio di non averne la minima idea, alcune volte. E in quest’abitudine, anche noi, come i Giudei, ci facciamo aspettative sul come Dio debba manifestarsi. Perciò gli chiediamo di presentarsi davanti a noi in modo chiaro ed evidente. Dio, tuttavia, non ha mai scelto la strada della platealità. Sentirlo presente richiede di acuire i sensi. Sentire la sua voce è più facile se abbiamo affinato la nostra capacità di discernerla tra le altre. Quando riconosciamo la sua voce e la ascoltiamo, la consolazione non tarda mai troppo ad arrivare. Il vero discernimento ci viene dall’essere suoi. Solo quando sentiamo un forte senso di appartenenza a Gesù allora riusciamo anche a capire in mezzo alla confusione della vita ciò che è certo e affidabile da ciò che non lo è:e.

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