Dom. Mag 5th, 2024

Locri. Ieri sera, sul palco del Palazzo della Cultura, per la XXX Stagione Teatrale della Locride, nell’ambito della rassegna Locri al Teatro promossa dal Comune di Locri e dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Locri, a cura del Centro Teatrale Meridionale per la Direzione artistica di Domenico Pantano, è andato in scena Francesco Paolantoni con ‘O TELLO, O…IO, lo spettacolo teatrale scritto e diretto da Francesco Paolantoni. Assieme a Paolantoni, sul palco ci sono anche Stefano Sarcinelli, Arduino Speranza, Raffaele Esposito, Viola Forestiero e Felicia Del Prete.

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L’allegra compagnia, padroneggiata da Paolantoni, mette in scena, o meglio cerca, il dramma shakespeariano. Lo fa in un modo tutto suo, riscrivendo in sile ‘commedia’ l’opera che ha come chiave la gelosia. L’utilizzo del meccanismo “teatro nel teatro”, fa sì che, agli occhi del grande pubblico numeroso, presente in sala, si manifesti una commedia dell’arte nella maniera della ‘vecchia scuola napoletana’, fatta di equivoci, giochi di parole, umorismo tipico napoletano, tutto rapportato ai nostri tempi con l’ingresso di ‘disturbi’ ormai, ahimè, soliti di oggi, i telefonini. L’influenza della scuola del grande maestro De Filippo è inevitabile, il meccanismo “Natale a casa Cupiello” o, quello, del duo Totò e Peppino, non può non entrare nella recitazione partenopea. Paolantoni riesce a sfruttare al meglio questi meccanismi, rappresentando la sua maschera napoletana. Il suo linguaggio ‘non verbale’ predomina nella sua recitazione, portando ad un altro livello la commedia e da vero comandante di brigata, porta con successo la nave in porto.

Lo spettacolo si divide in due parti. Il primo atto, rappresenta il tentativo, da parte della compagnia, di fare le prove dello spettacolo in scena il giorno dopo. In questo atto, l’allegra brigata amatoriale, evidenzia tutti i problemi che noi tutti potremmo avere, giocando su questi e creando situazioni divertenti e, come a tutti succede, perdendo solo tempo senza riuscire a provare. In questo atto però si dimostra la chiave dell’opera shakespeariana. In ‘Otello’ la chiave è la gelosia, ed è proprio la gelosia che in queste prove padroneggia ed è qui che si vede la riscrittura del maestro Paolantoni, sottolineando il problema attuale del femminicidio. Il maestro lo fa sempre in chiave ironica senza mai appesantire lo spettacolo, ma ripetendolo più volte. Magari la metafora del tarlo aveva questo significato.

Il secondo atto, invece, rappresenta il debutto, da parte della compagnia filodrammatica, sgangherata, dell’opera “non preparata”. In questo atto il palcoscenico si divide in due: da una parte, quella destra, rappresenta il palco dove va in scena l’opera ‘sgangherata’; dall’altra, quella sinistra, rappresenta il dietro le quinte, i camerini, dove succede di tutto. Una vera e propria rappresentazione del ‘modello drammaturgico’ di Erving Goffman.

Il finale non è un finale. Imprevedibile nella sua esecuzione, invece di mettere il punto della fine, finisce con …….

Paco 

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