Il religioso finito ai domiciliari perché secondo la Procura avrebbe venduto illegalmente dei loculi che appartenevano a delle confraternite e poi divenuti di proprietà del Comune
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Avrebbe dovuto occuparsi delle anime, ma preferiva intascare i soldi vendendo illegalmente loculi senza curarsi di che fine facessero le salme che in quelle tombe erano sepolte. Sono pesanti le accuse che la procura di Palmi muove a don Giuseppe Borrelli, l’ottantenne ex sacerdote della parrocchia San Girolamo di Cittanova finito nell’inchiesta denominata “Aeternum”.
Pesanti le accuse a carico dell’ex sacerdote don Giuseppe Borelli, finito agli arresti domiciliari così come richiesto dalla procura di Palmi, il quale «su impulso di Francesco Galluccio (ex custode del cimitero) e dell’impresa funebre “Santa Rita”», avrebbe contribuito a frodare il comune di Cittanova attraverso l’instaurazione di «un mercato parallelo dei loculi siti all’interno delle cappelle già intitolate alle ex Confraternite, facendole ristrutturare con correlativa estumulazione massiva di tutte le salme ivi sepolte, molte delle quali andate soppresse, e poi provvedendo, quando direttamente e quando attraverso l’intermediazione delle predette imprese funebri, alla «vendita» dei relativi loculi, la maggior parte dei quali liberati a seguito delle estumulazioni massive di cui sopra».
Quest’ultimo, secondo quanto si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, avrebbe attestato falsamente di essere proprietario delle cappelle gentilizie, una volta appartenenti a tre confraternite religiose disciolte nel 2007 con decreto dall’allora vescovo Luciano Bux. Quelle cappelle, tornate in realtà al patrimonio del Comune, don Borrelli le avrebbe dapprima fatto ristrutturare «con correlativa estumulazione massiva di tutte le salme ivi sepolte, molte delle quali andate soppresse e poi provvedendo, quando direttamente e quando attraverso l’intermediazione delle predette imprese funebri, alla vendita dei relativi loculi, la maggior parte dei quali liberati a seguito delle estumulazioni massive». Nell’ordinanza, firmata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Palmi, vengono riportate tutte le presunte compravendite che avrebbe effettuato direttamente l’ex arciprete della parrocchia di San Girolamo, le persone che sarebbero state truffate e il tariffario imposto a titolo di «contributo» ai parenti dei defunti che cercavano un loculo dove seppellire i propri cari.