La V sezione della Corte di Cassazione, accogliendo i ricorsi degli avvocati Antonino Napoli e Guido Contestabile, ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Reggio Calabria nei confronti di Michele D’Agostino, accusato di essere partecipe alla cosca Piromalli con il ruolo di collegamento e trasferimento di comunicazioni ed ordini tra Piromalli Antonio, che operava a Milano, ed i sodali che operavano a Gioia Tauro.
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Nello specifico al D’Agostino si addebitava, nella qualità di autista dei pullman della ditta Lirosi, la trasmissione di “pizzini”, che ad avviso degli inquirenti sarebbero stati occultati all’interno di pacchi spediti con la formula del “pacco dell’autista” che il D’Agostino si curava, in prima persona, a recuperare, a caricare a bordo del pullman – senza alcuna formalità di presa in carico – ed a consegnare a destinazione in esecuzione delle indicazioni di volta in volta ricevute.
Avverso la conferma della massima misura cautelare da parte del Tribunale ella Libertà di Reggio Calabria gli avvocati Guido Contestabile ed Antonino Napoli hanno proposto ricorso in Cassazione evidenziando che per il loro assistito l’ordinanza impugnata non dimostrava ciò che avrebbe dovuto dimostrare: l’eventuale illiceità del trasporto e che il D’Agostino fosse, eventualmente, consapevole del contenuto del pacco.
I difensori hanno contestato che anche nel caso in cui all’interno del “pacco” fosse stato occultato realmente il “pizzino”, così come ipotizzato dall’accusa, l’ordinanza impugnata non aveva considerato che il ricorrente non era presente alla redazione dello stasso né all’atto in cui il pizzino sarebbe stato occultato all’interno del pacco che, invece, gli era stato consegnato già imballato e chiuso.
Nei confronti del D’Agostino, hanno concluso gli avvocati Napoli e Contestabile, l’accusa ha dimostrato solo che egli ha trasportato con il pullman di Lirosi alcuni pacchi, all’interno dei quali -secondo gli inquirenti- sarebbero stati occultati dei “pizzini”, e non la consapevolezza del loro assistito che all’interno dei pacchi vi fossero dei pizzini contenenti dei messaggi illeciti destinati ad Antonio Piromalli né che lo stesso fosse un “veicolatore abituale” di messaggi così come richiesto dalla giurisprudenza di legittimità per la contestazione di essere partecipe di una consorteria mafiosa.
La Suprema Corte, accogliendo le argomentazioni dei difensori del D’Agostino, ha annullato con rinvio al Tribunale della Libertà di Reggio Calabria che dovrà decidere sulla sua scarcerazione attenendosi, comunque, ai principi di diritto indicati dalla Corte di legittimità.