Il candidato alla Presidenza della Regione invita i calabresi a scendere in piazza a sostegno di Gratteri e si appella anche a chi ha idee politiche diverse: «Se volete una lotta senza quartiere alla mafia (con la lupara e con la penna) la mia storia personale è la vostra migliore garanzia»
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«Apprezzo molto l’allarme
lanciato nei giorni scorsi da Matteo Salvini sulla ‘ndrangheta come emergenza
nazionale ed europea. Non ha detto certo una cosa nuova ma è sempre bene tenere
alta la guardia. Solo che nelle dichiarazioni del leader della Lega manca un
pezzo non di poco conto: se la ‘ndrangheta è diventata la holding
internazionale del crimine che è oggi è solo grazie ai legami con la cattiva
politica e con la massoneria deviata. Le ultime inchieste della magistratura in
Calabria lo confermano». È quanto dichiara il candidato alla Presidenza della
Regione Pippo Callipo.
«Noi abbiamo già dimostrato di fare sul serio – aggiunge Callipo – scegliendo,
al contrario del centrodestra, di puntare sulla forza dell’onestà e della
credibilità piuttosto che sui numeri dei signori delle preferenze. Vedo che in
queste ore anche tra i leghisti calabresi sono in tantissimi a ribellarsi alle
scelte del commissario bergamasco che Salvini ha mandato qui a testimonianza
della stima che nutre per i calabresi, a partire da quelli del suo partito. Io
mi appello a tutti i cittadini onesti, anche a chi ha idee politiche diverse da
quelle dello schieramento che mi sostiene: se volete il cambiamento vero, se
volete la rivoluzione, se volete una lotta senza quartiere alla mafia con la
lupara e con la penna, la mia storia personale è la vostra migliore
garanzia».
«Non mi sono mai piegato e non lo farò certo ora: non darò tregua a criminali, corrotti e corruttori che infestano le istituzioni. Cominciamo a darne testimonianza scendendo in piazza il 18 gennaio a sostegno del procuratore Nicola Gratteri. A liberare la Calabria – conclude Pippo Callipo – non può essere certo chi imbarca riciclati e vecchi marpioni nelle liste, chi pensa che siamo una riserva di caccia del Nord e chi è convinto che basti qualche selfie in campagna elettorale per far dimenticare anni di insulti e di soprusi ai meridionali».