Dom. Apr 28th, 2024

Veolia e Termomeccanica avrebbero pagato regolarmente il “pizzo” al clan della Piana per poter lavorare nella zona. La “tassa ambientale” finiva nascosta tra i costi d’impresa delle due holding. Il costo per operare “tranquilli” si aggirava sui 30 euro a viaggio di camion

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Nella Piana di Gioia Tauro, anche colossi industriali come Veolia e Termomeccanica si sono piegate al regime imposto dal clan Piromalli. Le società che si sono avvicendate nella gestione del termovalorizzatore di Gioia Tauro – emerge dall’inchiesta Metauros – hanno pagato regolarmente sontuose tangenti alla ‘ndrangheta. Tutta. Perché – ha svelato l’operazione Metauros – il ciclo dei rifiuti in Calabria è stato per decenni – e forse è ancora – un affare di tutti i clan. E tutti i clan ricevevano una quota delle estorsioni che le società che si sono avvicendate nella gestione dell’impianto sono state costrette a pagare.

MAZZETTE NASCOSTE FRA I COSTI DI GESTIONE Il sistema per nascondere il pagamento delle tangenti era semplice. Tanto Termomeccanica, come Veolia hanno pagato senza battere ciglio la “tassa” imposta dai clan, nascondendola fra i “costi di impresa”, tutti regolarmente fatturati, relativi al trasporto dei rifiuti dai quattro punti di raccolta all’impianto. Un servizio totalmente in mano alla ‘ndrangheta. Ad effettuarlo era infatti un consorzio di imprese dei clan, creato dall’ex sindaco di Villa San Giovanni Rocco La Valle, per meglio dividere le estorsioni fra tutte le famiglie di ‘ndrangheta coinvolte nell’affare.

IL SISTEMA Il meccanismo di raccolta e spartizione era sofisticato e prevedeva diversi passaggi. Grazie alle sovrafatturazioni, le imprese di trasporto incassavano le estorsioni mascherate da “costi di impresa”, quindi restituivano in contanti parte del denaro ai collettori delle estorsioni, identificati dagli investigatori in Lavalle o nella sua testa di legno, Francesco Barreca, formale titolare della BM. L’ex sindaco,si occupava poi di girare il denaro all’avvocato Giuseppe Luppino quindi, dal 2008 in poi, ai fratelli Pisano, che a loro volta lo giravano ai Piromalli.

LA TASSA PER L’AMBIENTE Un sistema rodato di cui i dirigenti locali di Veolia e Termomeccanica – emerge dalle carte -erano perfettamente a conoscenza. Ci pensava La Valle a informarli. Pur non avendo alcun ruolo formale nell’Ecofal, intestata al fratello Egidio e al cugino Franco, l’ex sindaco si presentava agli incontri con i rappresentanti dei due colossi come gestore di fatto dell’azienda capofila del consorzio dei trasportatori. Senza mezzi termini, né rossori l’ex primo cittadino segnalava la necessità di onorare anche quella che definiva la “tassa per l’ambiente” per poter lavorare in tranquillità senza subire danneggiamenti e intimidazioni.

AFFARE MILIONARIO Per le due multinazionali, il tributo imposto dai clan significava versare circa 30 euro a viaggio per ogni camion che dai quattro centri di raccolta – Rossano, Sambatello, Siderno e Crotone – arrivasse a Gioia Tauro per conferire rifiuti. Un business che investigatori ed inquirenti non sono ancora riusciti a quantificare con precisione, «ma certamente pari – si legge nei capi di imputazione -a centinaia di miglia di euro all’anno». Che Veolia e Termomeccanica pagavano senza battere ciglio.

«PAGHIAMO PER IL QUIETO VIVERE» «Per il quieto vivere….per l’ambiente facciamo così …e non se ne parla più» ha detto ai magistrati nel tentativo di spiegare l’atteggiamento dell’azienda Romolo Orlandini, responsabile di Termomeccanica, che ha incontrato La Valle in occasione della trattativa inerente i servizi di trasporto. È stato proprio l’ex sindaco – ha detto il dirigente della multinazionale – a mettere sul piatto la richiesta estorsiva. «Mi è stato detto: “Però, su questa cifra bisognerebbe mettere un qualcosina”. È stata una cosa molto vaga… uso il termine che è stato usato… “per l’ambiente”».

LA “LEZIONE” DEL MASTRO Molto meno sottili sono state le ritorsioni dei clan quando i pagamenti saltavano o avvenivano in ritardo. Pur di ottenere il denaro, nel 2009 il mastro Giuseppe Commisso nel 2009 ha paralizzato il servizio di raccolta rifiuti, lasciando tutta la fascia jonica letteralmente sommersa di spazzatura.

(FONTE L’ALTROCORRIERE)

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