Dom. Mag 5th, 2024

L’abbandono dell’aula consiliare da parte di un gruppo di minoranza è storicamente un gesto estremo di denuncia. Svilirlo al punto di renderlo un paravento dietro al quale nascondere l’inconsistenza delle proprie argomentazioni e una certa allergia al confronto democratico che si svolge in aula è un vero e proprio delitto contro la serietà del mandato elettorale ricevuto. E a questo svilimento, ormai, ci hanno abituato le consigliere di “Roccella Bene Comune”. Sappiamo, infatti, che quando gli argomenti sono importanti e scomodi, o si diserta l’aula (come avvenuto nel caso della intestazione del lungomare a Sisinio Zito) o la si abbandona dopo aver dato lettura di un comunicato. Poi, dopo un istante, si sposta la discussione su terreni non istituzionali nei quali il confronto è impossibile: su un blog nel quale il titolare decide chi può parlare e chi no o sui muri di Roccella.

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C’è poi una altra caratteristica che fa dell’abbandono dell’aula da parte di “Roccella Bene Comune” non una nobile forma di protesta ma una squallida messinscena. Per tradizione l’aula la si abbandona al momento del voto e non, come fa la minoranza consiliare, subito dopo aver letto il proprio comunicato e senza, cioè, ascoltare il punto di vista della maggioranza su quanto denunciato.

Ma veniamo al merito. In Consiglio si è discusso dell’aggiornamento del Piano di riordino delle partecipate già approvato nell’aprile del 2015. La minoranza denuncia di aver ricevuto parte della documentazione su cui deliberare alle 7.27 della mattina del 29 settembre scorso, giorno del Consiglio, in piena violazione delle norme che obbligano a mettere a disposizione dei consiglieri i documenti con almeno 24 ore di anticipo. Orbene, la documentazione inviata dagli uffici a quell’ora consisteva nella copia del documento approvato nel 2015. Documento che da 2 anni e mezzo si trova pubblicato sul sito del Comune e che, quindi, non è propriamente qualificabile come documento agli atti della seduta. Un documento, in ogni caso, che le consigliere denuncianti conoscono e possono acquisire in copia da 2 anni e mezzo, come tutti gli altri cittadini. Non proprio un fulmine a ciel sereno.

La minoranza, poi, denuncia il fatto che la convocazione sia avvenuta in sessione straordinaria. Qui c’è un maldestro tentativo di impressionare i cittadini. Non tutti sanno, infatti, che l’avverbio straordinario non è riferito alla convocazione improvvisa del Consiglio, ma agli argomenti trattati. Per quanto disposto dall’art. 10 del vigente Statuto Comunale, infatti, il Consiglio deve essere convocato necessariamente in sessione ordinaria solo per l’approvazione del bilancio e del rendiconto di gestione. Per la trattazione di tutti gli altri argomenti, invece, la convocazione avviene di prassi in sessione straordinaria (perché si trattano argomenti straordinari). E’ utile anche sapere che la differenza tra convocazione ordinaria e straordinaria è che la prima prevede 5 giorni di anticipo e la seconda 3. Ed è anche utile sapere che, pur essendo la convocazione del 29 settembre in sessione straordinaria, è stata convocata con 4 giorni di anticipo. Per sole 24 ore, quindi, si è abbandonata l’aula.

E non è vero che la minoranza non abbia avuto tutto il tempo necessario per approfondire il tema. Se, infatti, da un lato, si denuncia l’impossibilità di esercitare gli approfondimenti necessari in conseguenza dei ristretti tempi di convocazione, dall’altro si deposita una articolata relazione nella quale “Roccella Bene Comune” chiarisce puntualmente la propria posizione. Delle due, quindi, l’una: o il tempo per approfondire non c’è stato e non si è potuta elaborare una propria posizione politica; ovvero, il tempo è stato sufficiente, come è stato, per approfondire il tema e relazionare sullo stesso. E proporre, come fanno, di chiudere la “Jonica Multiservizi spa”, fortemente voluta dall’attuale dirigenza locale del PD, con la conseguenza ovvia e diretta del licenziamento dei dipendenti e non sapendo a chi affidare poi il servizio idrico integrato, e vendere le quote della “Porto delle Grazie srl”. Due società in piena salute, come dimostrano i bilanci ufficiali. Che, in particolare,  per la “Porto delle Grazie” segnano il passaggio del fatturato da 300 mila euro del primo anno a oltre 700 mila di previsione di chiusura per il 2017. Una posizione irresponsabile ma legittima, che una minoranza rispettosa del proprio ruolo affidatole dai cittadini avrebbe dovuto esporre in contraddittorio in aula contrastando la nostra decisione di mantenere le partecipazioni nelle due società.

Veniamo poi al colpo di teatro. Gli analisti di “Roccella Bene Comune” hanno scoperto un refuso nella relazione predisposta dall’Assessore Zito e dal Dott. Marrapodi, persone la cui competenza amministrativa crediamo non possa essere discussa, ma che certamente non sono esenti da sviste o errori.

La norma che impone la revisione delle partecipazioni obbliga all’ approvazione di una Relazione per la cui redazione non esiste uno schema predefinito. Gli uffici e l’assessore competente hanno quindi fatto ciò che riteniamo si debba fare in questi casi: ossia analizzare tutti gli schemi disponibili già utilizzati da altri comuni e ricercare, se c’è, lo schema che offre maggiore trasparenza informativa. E così hanno analizzato lo schema usato da Firenze, dal comune di Feletto, dal comune di Corbetta e da altri comuni. Tra cui il comune di Rosignano a Mare, il cui schema di relazione è sembrato il più chiaro ed è stato utilizzato per la redazione della relazione presentata in Consiglio. Per una mera svista lo schema di relazione riporta in un punto il nome del comune di Rosignano a Mare in luogo del comune di Roccella. Errore che qualsiasi maestro avrebbe segnato con la matita blu, visto che tutto il contenuto della relazione, le analisi e le motivazioni delle decisioni assunte si riferiscono ovviamente a Roccella.

Dunque la minoranza abbandona l’aula per un errore da matita blu contenuto in un documento. Non perché ha argomenti solidi per contrastare le scelte politiche esplicitate nella relazione. Abbandona l’aula non per gesto nobile di denuncia (perché da denunciare non c’è assolutamente nulla), ma per sottolineare un errore nello schema di relazione. Sinceramente un po’ poco.

Credevamo di aver visto il peggio con l’assenza di tre quarti dei consiglieri di “Roccella Bene Comune” in occasione della intitolazione del lungomare. Avevamo anche assistito sgomenti alla coraggiosa denuncia in aula della consigliera Suraci (unica presente alla intitolazione) sulle sollecitazioni che aveva ricevuto a rispettare l’indirizzo politico di “Roccella Bene Comune” e non essere presente in Consiglio.

Avevamo creduto di aver visto tutto. Ci mancava l’abbandono dell’aula per errore ortografico o refuso.

Siamo certi che non è finita. Siamo certi che “Roccella Bene Comune” possa fare di più. Siamo certi che possiamo aspettarci ancora di peggio.

 

Roccella Ionica, 5 ottobre 2017

 

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