Ven. Apr 26th, 2024
Quando nel 2013 ho cominciato a interessarmi della politica del mio paese sapevo che sarebbe stata dura.
Perché si sa, in un piccolo paese la politica viene spesso identificata con le persone ed io con le persone sono sempre andata d’accordo.
Da quando siedo in consiglio comunale, Maggio 2014, anzi pure prima, durante la campagna elettorale, a differenza di altri, non ho fatto mai ne’ invettive ad personam ne’ riprovevoli lanci di fango contro il mio amatissimo paese.
Si, perché Roccella è il mio amato paese. Ho forse “sacrificato” il mio futuro professionale e lavorativo da ingegnere ambientale per restare qui, per dare il mio contributo alla missione anti-spopolamento del sud, in cui ho sempre creduto.
Io non ho papà o zii o parenti che mi abbiamo potuto aprire o spianare una strada professionale finita l’università, ma tutto quello che ho (poco, senza dubbio) lo sto costruendo con il mio sudore e con le mie unghie (ecco che l’epiteto “leonessa da tastiera” che qualcuno attiguo alla maggioranza mi ha affibbiato nel vedermi incalzante sui social, potrebbe anche essere un complimento per me).
Amo il mio paese, sebbene le mie origini non siano di una ” doc” ; ma mio padre ha sempre vissuto qui ed io lo stesso. Amo Roccella come si ama una casa in cui si è passata l’infanzia. La amo come si ama un nido di cui si apprezzano gioie e dolori, entusiasmi e sconforti. La amo con quell’amore di pancia e di cuore che ti fa essere impulsiva, gelosa, sanguigna.
Amo il mio paese e a un certo punto della mia (giovane) vita ho capito che se si ama qualcuno o qualcosa bisogna farglielo capire, soprattutto quando si pensa che questo qualcuno o qualcosa vada difeso, migliorato, curato. Io ho sentito questa missione su di me: non mi piaceva come Roccella era gestita politicamente? Troppo semplice ma capivo che non bastava lamentarsi: serviva scendere in campo e proporre, proporsi come alternativa.
Osare un sogno, tentare di cambiare per eliminare le storture e migliorare. Il risultato delle urne mi ha voluto tra i banchi dell’opposizione e con onore ho preso in carico questo fardello.
Ad oggi, sicuramente non perfetta e tra mille aspetti migliorabili, sono qui a raccontare il mio modo di vedere la politica roccellese, a denunciare quello che non mi piace.
A fare in modo, per come mi riesce, che la verità, il giusto e il bene comune siano la mia guida, la torcia che illumina i miei passi nel complicato percorso che è la vita pubblica di una comunità.
Su molte questioni mi trovo in disaccordo con l’operato dell’amministrazione, oggi come ieri. Anche perché, di fondo, credo che ci sia una differenza sostanziale non solo tra i principi ispiratori dei due movimenti protagonisti della scena politica roccellese ma anche sul modus di affrontare specifiche questioni.
Tra tutte, quella più critica, onerosa ed imbarazzante credo sia la gestione del Roccella Jazz Festival. Anticipo subito che io e il mio gruppo Roccella Bene Comune, pretendiamo che questa manifestazione continui a svolgersi, che trovi nuova linfa, nuovo slancio vitale e diventi uno degli appuntamenti di punta per il nostro paese.
La storia del RJF è lunga, più grande di me, ma questo non mi mette in soggezione, anzi mi spinge ad andare avanti nel suo studio e nella sua analisi per capire cosa non è andato per il verso giusto, cosa c’è da cambiare e cosa da conservare.
Non ci sto più a far passare l’idea subdola che chi si permette di criticare l’amministrazione o la gestione del RJF deve essere targato come un detrattore del paese! Idea dannosa che avvelena e deteriora il civile dibattito politico, condiziona il confronto, annulla lo spirito critico dei cittadini.
Capisco benissimo che è una tattica della maggioranza per denigrare l’opposizione e allontanare la discussione dai temi scottanti.
Si abbia il coraggio di ammettere ora che questa tattica è fallita; almeno con me, è inutile usarla. IO AMO IL MIO PAESE SENNÒ NON STAREI QUI A COMBATTERE DENTRO E FUORI DAL
CONSIGLIO COMUNALE PER ESSO!!!!
Il fegato, il livore, il legno storto, il male e tutte le altre parole mutuate dalla politica dell’odio che gli amministratori rivolgono al mio gruppo, per quanto mi riguarda, possono tornare al mittente.
Grazie a Dio e alla mia famiglia che mi ha trasmesso sani valori, non conosco il significato della parola odio, non odio nessuno e nemmeno i miei competitors politici, con i quali posso non trovarmi d’accordo su vari argomenti, ma che rispetto come esseri umani, tali e quali a me.
Tornando all’argomento Jazz, non posso non dire che la gestione di questi ultimi anni è stata quanto meno discutibile, provocando malumori e forti polemiche tra artisti, operatori e addetti ai lavori per via degli onorari non pagati: i ragazzi roccellesi che da sempre hanno gravitato attorno al RJF come staff, ne sanno più di qualcosa…
Il Festival Jazz di Roccella, così come è stato concepito soprattutto in questi ultimi anni, ha visto, per la sua realizzazione, lo scorrere di fiumi di denaro pubblico mai realmente investiti proficuamente nel territorio.
Infatti, in questi anni, la manifestazione non ha portato nulla di veramente utile al nostro paese: non una scuola di jazz, non laboratori didattici musicali, non un marchio o un contratto discografico per giovani del posto… nulla.
Di fatto, il RJF è solo una kermesse di una settimana a metà agosto che si accavalla ad altre manifestazioni culturali estive e non esplica quello che potrebbe essere il suo enorme potenziale magnetico in fatto di economia e turismo.
Non è difficile comprendere perché i gestori degli alberghi roccellesi non siano felicissimi di un festival a metà agosto. Anzi, sono i primi che vorrebbero si svolgesse a settembre, mese del tutto ignorato dall’amministrazione comunale per la manifestazione, consapevoli che è meglio camuffare furbescamente le presenze ai concerti con l’affollamento fisiologico di agosto, tipico di un paese a vocazione turistica.
E’ ormai del tutto lampante che la comunicazione ufficiale delle presenze, mai cristallina e verificabile, obbedisce a logiche opportunistiche e spannometriche e mai combacia con la realtà.
Anche quest’anno abbiamo assistito alla manipolazione dei dati delle presenze al solo fine di urlare e decantare un successo molto dubbio.
Un paese di mare come il nostro, complice la benevolenza del clima, deve fare in modo di allargare il più possibile la stagione che va da giugno a settembre, evitando di comprimere decine e decine di eventi in due settimane.
Quest’anno ad agosto c’è stata una media di 3 eventi culturali al giorno a Roccella… Cosa lodevole per le associazioni ma fortemente penalizzante per chi volesse godere appieno di tutte queste iniziative.
Per non parlare poi dell’evoluzione negativa di tutto ciò che riguarda il Festival a seguito dello scioglimento (?) dell’Associazione Culturale Jonica.
E’ ormai palmare l’imbarazzo della maggioranza su questo argomento. Una situazione controversa e piena di punti oscuri quella dell’ ACJ, visto che la creatura per eccellenza del compianto Senatore Zito, si è ritrovata sommersa dai debiti.
Ora, dopo la morte del suo padre costituente, nonostante i tanti soci che ne facevano parte, quella Associazione è orfana di un successore che, divenendone presidente possa rendere giustizia all’importanza che questa associazione ha avuto per la realizzazione del festival jazz e non solo.
Dal 2015 è il Comune a foraggiare il festival; teoricamente tramite i finanziamenti concessi dalla Regione ma, praticamente, con anticipazioni di denaro fatte dalle casse comunali.
Alcune di queste anticipazioni, purtroppo, non rientreranno mai a causa di imperdonabili disattenzioni burocratiche addebitabili all’amministrazione che ha sbagliato ad elaborare la richiesta di adesione per il finanziamento regionale.
Con questo meccanismo, il Comune di Roccella Jonica registra un deficit di 85.000 euro per l’anno 2015, ed ha aperto con la Regione Calabria un contenzioso.
Circa 150.000 euro sono stati anticipati per la manifestazione dell’anno 2016 ed altri 195.000 euro anticipati per l’anno 2017.
Non so, fatevi voi un’idea… io per il momento mi chiedo: quali garanzie abbiamo noi cittadini roccellesi di rivedere rientrare i nostri soldi? Di pochi giorni fa sono le lecite domande che la dottoressa Ada Montellanico, presidente dell’Associazione Nazionale Musicisti Jazz, ANMJ e l’editore di jazzi.it Luciano Vanni hanno rivolto al Direttore Artistico del Roccella Jazz Festival, Vincenzo Staiano, sul profilo Facebook del RJF.
Domande che aspettano risposte e che sono state prontamente cancellate dalla pagina che Staiano gestisce, al fine di spazzare via in un solo colpo -come si fa con la polvere sotto i tappeti- la rabbia, la mortificazione, lo sconforto di centinaia di artisti e addetti ai lavori che aspettano da anni di essere pagati per il loro lavoro.
Questi artisti hanno per la prima volta sentito che qualcuno abbracciava la loro causa ed ora pensano ad una class action. Tenteranno cioè le vie legali per vedere riconosciuto il sacrosanto diritto alla retribuzione delle loro prestazioni professionali.
A nessuno piace essere preso in giro, eppure si è perseverato per anni e anni con promesse e illusioni di pagamenti mai rispettate. Una vergogna senza fine.
Una ignominia che Roccella non merita. Mi chiedo: è corretto ed etico continuare a organizzare manifestazioni jazz quando c’è uno stuolo di persone che ancora attende di entrare in possesso dei propri crediti relativi alle manifestazioni precedenti?
Vedete, sia chiaro a tutti che sono queste le cose brutte che non fanno onore a Roccella, sono questi i fatti che non dovrebbero accadere, che danneggiano i roccellesi.
Perché quelle persone, giustamente infuriate, stanno commentando il post della presidentessa Montellanico, che ha ormai reso pubblico il disappunto generale, generando un effetto domino incontenibile, mettendo in circolo una polemica che sta facendo il giro del mondo (e non solo di Roccella Ionica) alla velocità della luce, scatenando commenti e procurando un danno d’immagine per Roccella ed i roccellesi. 
 Adesso, per gli addetti ai lavori e non solo, il Roccella Jazz Festival è sinonimo di gente che non è di parola, che non rispetta gli impegni, non onora i contratti e non paga. Ma anche di istituzioni sorde e indifferenti a situazioni molto spiacevoli, dannose e imbarazzanti.
Non so se i lettori riusciranno a computare precisamente il danno di immagine prodotto da questa gestione scellerata. Si, perché è bene che si sappia: per logica estensione, chi in tutto il mondo critica il RJF finisce per criticare Roccella, i roccellesi e, a cascata, tutti i calabresi.
E’ giunta l’ora di fermare questo scempio.
È fondamentale portare a conoscenza anche dei vertici regionali di cosa è stata capace la gestione infausta del nostro Festival: un flusso di denaro che si attesta sulle centinaia di milioni delle vecchie lire, o se preferite dire milioni di euro, di cui una parte cospicua sono debiti, cartelle esattoriali e anticipazioni a fondo perduto, oltre che un pesante alone di negatività che promana -ahinoi- da una gestione fallimentare che pende sulle nostre teste, quelle dei roccellesi, che si trovano mestamente “senza ciliegie e distrutti dalla fatica”….
E dunque, ecco cosa mi sento di proporre io, un semplice consigliere comunale di opposizione, una ragazza che si è messa in gioco al servizio degli interessi dei suoi concittadini: – è necessario e non più procrastinabile individuare e quantificare tutti i debiti pregressi documentabili prodotti da tutta la macchina organizzativa che ha gestito il RJF sinora; – avviare un piano di rientro graduale ricorrendo anche ad eventuali patteggiamenti tra le parti interessate; – individuare una squadra comunale bipartisan che si occupi della gestione del Festival in quanto bene, risorsa e impegno comune, di tutti i roccellesi e non solo della maggioranza; – individuare al più presto un nuovo Direttore Artistico, di indubbia capacità organizzativa e di provate qualità etiche, umane e musicali; – avviare una campagna di marketing che possa finalmente attirare sponsor di peso nazionale e internazionale; – unire tutte le forze in campo per rilanciare il festival jazz di Roccella su basi nuove, con una incisiva campagna promozionale e associandolo all’immagine ed al “marchio” Roccella; – rivedere tutto il format del Festival che dalle origini si è sempre voluto distinguere per l’originalità della proposta artistica, di fatto rinchiudendosi in una nicchia ristretta con limitatissimi ritorni economici per gli eventuali sponsor interessati.
E’ tempo di abbandonare la filosofia “glocal” ed allargare l’orizzonte, rilanciare il concetto internazionale per incrementare interessi, penetrazione e platea.
Solo in questo modo il nostro Festival sarà appetibile per i grossi sponsor; – coinvolgere più enti pubblici possibili in questo progetto, affinché il RJF diventi patrimonio culturale di una regione intera; -non ultimo, vista la drammatica percentuale di giovani disoccupati, si potrebbe valutare la nascita di una cooperativa capace di sfruttare in modo intelligente l’indotto che il nuovo Festival potrebbe generare.
Penso alla gestione del merchandising, per esempio, e di tutta la filiera ad esso associata: ideazione grafica, produzione e stampa, commercializzazione capillare, in esclusiva, in tutto il mondo.
Chi come me ama Roccella non può più difendere l’indifendibile. Io sono pronta da oggi a lavorare per concretizzare le mie e le ulteriori proposte per far rinascere sotto una nuova stella il Roccella Jazz Festival.
Vanessa Riitano
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