Ven. Apr 26th, 2024

 Volge ormai al termine una campagna elettorale breve ma intensa, che mi ha portato ancora una volta a incontrare tanti calabresi. Ho incontrato calabresi che sulle mani hanno i segni del lavoro e sul cui volto leggi la stanchezza, la disillusione, l’angoscia per il futuro dei propri figli cresciuti con tanti sacrifici e ai quali spesso non sono riusciti ad offrire più che un lavoro precario, pochi euro di stipendio e neanche il sogno di una pensione dignitosa.  Ho incontrato anche tanti giovani, e nei loro occhi ho visto il coraggio, la speranza, la voglia di non arrendersi ad un destino che sembra già scritto e che vuole portarli lontano da casa, per studiare, per trovare un lavoro, per realizzare il sogno di una famiglia.  Affronto sempre con grande entusiasmo una campagna elettorale perché fuori dai giochi dei palazzi della politica, lontano dai calcoli, dai tradimenti, dai sotterfugi, dal potere per il potere, c’è la gente con i suoi bisogni reali, con le sue preoccupazioni, con le piccole grandi battaglie combattute ogni giorno per trovare un lavoro, per avere una casa, per portare avanti la propria azienda tra mille difficoltà, per dare sostegno ad un genitore o ad un figlio disabile, per affrontare la malattia di un congiunto. Ascoltare e dare risposta a questi bisogni è il vero senso della politica, della buona politica, che ho sempre inteso come servizio verso il cittadino. Ho fatto l’amministratrice per tanti anni, e se ho lasciato qualcosa di buono per il mio territorio credo di esserci riuscita perché non mi sono mai chiusa nel mio ruolo, ma ho sempre ascoltato le persone che hanno avuto qualcosa da dirmi, un suggerimento, una proposta, una critica, uno sfogo.  La buona politica è quella che è capace di comprendere i bisogni dei cittadini e inserirli in una visione più ampia, che sappia guardare al futuro e alla realizzazione del bene comune. La buona politica è quella capace di immaginare il futuro e di lottare tenacemente per realizzarlo.
Dopo le belle esperienze amministrative, e quella meno felice in un Consiglio regionale ridotto a fare il rassegnato spettatore dei disastri provocati dal governo di centrosinistra, è la prima volta che sono candidata al Parlamento. E’ inutile parlare di buone intenzioni: siamo tutti stanchi della promesse e degli impegni non mantenuti.
Allora spero che quando i calabresi andranno alle urne possano guardare alla storia dei candidati, alla loro serietà, alla loro trasparenza, a ciò che hanno saputo realizzare per la nostra terra.
Spero che i calabresi dicano no a chi in questi anni ha tentato ancora di tenerli sotto il giogo del bisogno e della precarietà, e si riapproprino del diritto di scegliere liberamente i propri rappresentanti, pensando alla loro qualità e ai loro meriti. E’ un dovere nei confronti della terra in cui viviamo e in cui dobbiamo costruire un futuro per i nostri giovani.
Chiedo il voto per Fratelli d’Italia perché insieme a Giorgia Meloni vogliamo un movimento popolare libero, forte, in sintonia con l’anima della nazione, capace di entrare in empatia con la gente e soprattutto con le fasce più deboli, ma anche con chi ha voglia di costruire un’Italia del futuro, fondata sul merito, sulla capacità, sulla responsabilità. Ho accanto a me gente che si è sempre schierata dalla parte dell’onestà, della verità, contro il consociativismo, contro i privilegi e la corruzione, ma anche contro la doppia morale di chi predica onestà e pratica l’imbroglio alla prima occasione.
Noi vogliamo riaffermare il valore delle persone e la meritocrazia. Vogliamo lottare per il lavoro e la sua dignità, costruire opportunità per i giovani trasformando in valore le identità e le eccellenze dei nostri territori, rendendo l’impresa facile, non oppressa dalla burocrazia e dalla voracità del fisco.  Puntando anche su quella risorsa di cui l’Italia è ricca, il nostro patrimonio culturale unico al mondo. E’ ciò che i cinesi non potranno mai copiarci.
Fermandosi a guardare il golfo di Squillace ricco di storia, le rocca mozzafiato di Tropea, le spiagge bianche della Costa degli Dei, i boschi selvaggi e affascinanti delle Serre, è come se a parlarti fosse il cuore della Calabria, uno spirito antico e potente che chiede disperatamente di lasciar sprigionare la propria forza, incatenata per tanti anni dalle scelte di chi si è accontentato dei piccoli obiettivi, spesso del proprio tornaconto personale, anziché lavorare per costruire un futuro di crescita e prosperità per l’intera comunità.
Non è vero che con la cultura non si mangia, per il nostro paese e anche per la nostra Calabria: i nostri beni storici e archeologici, la bellezza unica dell’arte e del paesaggio devono essere i nostri giacimenti petroliferi, devono restare un patrimonio pubblico sulla cui valorizzazione si possono coinvolgere tantissimi giovani professionisti e sviluppare competenze.
Dobbiamo trasformare le nostre risorse in lavoro, in lavoro stabile, perché se i giovani calabresi continueranno ad andar via non ci sarà futuro per questa terra, per la sua identità, per le sue tradizioni. Dobbiamo dare ai nostri giovani solide basi per creare una famiglia e fare figli, e Fratelli d’Italia ha al centro del proprio programma una vera e propria rivoluzione del welfare che mette il nucleo familiare al centro dello stato sociale e punta a realizzare un imponente piano di incentivo alla natalità.  Oggi le giovani coppie non hanno alcun sostegno: pochi incentivi e sgravi fiscali, asili nido insufficienti, servizi scolastici troppo costosi, nessuna tutela delle donne precarie e nessuna agevolazione per l’accesso alla casa.  Noi vogliamo garantire ai giovani il diritto al futuro: asilo nido gratuito per tutti; istituzione del “reddito bimbo”, ovvero un sostegno diretto di 400 euro mensili per i primi sei anni di vita di ogni bambino; introduzione del quoziente familiare in ambito fiscale; deducibilità del costo del lavoro domestico; eliminazione dell’IVA sui prodotti dell’infanzia.
Infine dico ai calabresi che la nostra battaglia è quella di riportare etica e legalità nella vita politica. E’ di pochi giorni fa l’appello dei vescovi calabresi che hanno messo in guardia i cittadini “dal devastante pericolo del voto di scambio”, e le cronache di ogni giorno ci ricordano quanto la politica nella nostra regione sia permeabile alle ingerenze della criminalità organizzata.
Noi vogliamo una politica che abbia in sé gli anticorpi, che sappia tenere lontano chi costruisce il proprio consenso in maniera clientelare o non trasparente.
Inutile raccontare ancora una volta come il centrosinistra ha condotto la propria campagna elettorale: finanziamenti ad orologeria da parte della Regione ai Comuni per la depurazione, decreti della legge 24 già firmati per i compari e mostrati in bozza ad altri sindaci, utilizzo della sanità come fabbrica di consenso, enti pubblici come il Parco delle Serre utilizzati come uffici di collocamento.
Nessuno è esente da errori, ma chi conosce il territorio, conosce le storie delle persone, non ha bisogno del certificato del casellario giudiziario per decidere. L’etica della politica non è solo il rifiuto delle connivenze con la criminalità, ma è anche un comportamento improntato alla coerenza, alla chiarezza, alla serietà, al rispetto degli impegni assunti e alla capacità di assumersi le responsabilità delle scelte. Allora chiedo a voi calabresi di essere protagonisti di una rivoluzione della responsabilità e della libertà. La nostra terra avrà futuro se ciascuno di noi farà la propria parte nel proprio quotidiano, ma soprattutto se ciascuno di noi, nel momento di fare una scelta, saprà guardare al bene comune e non al proprio interesse. Siate liberi di scegliere, anche contro chi vi promette un lavoro, dopo avervelo tolto, o contro chi vi aiuta nello sblocco di una pratica ferma per ragioni inspiegabili. Siate liberi di scegliere, perché come ha avuto modo di ricordare il procuratore Gratteri, nessuno nella cabina elettorale vi punta la pistola alla testa.
Nel chiedere ancora la vostra fiducia penso alle parole di Evita Peron, care a Giorgia Meloni: “Mi ricordo di aver detto, in uno di quegli impeti di reazione: “Un giorno o l’altro le cose cambieranno…” e non so se quella frase fosse una preghiera, una minaccia, o le due cose insieme”.

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