Sab. Apr 27th, 2024

Si dimette il sindaco di San Pietro in Amantea, Lorelli: «No a un leader che sostituisce i presìdi di democrazia con i social e vuole i pieni poteri». È l’ultima “smagliatura” in ordine di tempo nel partito salviniano

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L’avanzata della Lega di Salvini conosce i primi inciampi e le prime smagliature. Arriva il primo addio al partito dell’ex ministro dell’Interno, il primo addio fragoroso, almeno nelle motivazioni. E’ quello del sindaco di San Pietro in Amantea, Gioacchino Loreli, che in una lettera-sfogo al commissario regionale della Lega, Cristian Invernizzi, e al segretario nazionale Salvini, motiva il suo distacco sulla base di più ragioni.
«NO AGLI UOMINI SOLI AL COMANDO» «Non posso sentirmi rappresentato da un leader che tenta di annullare con l’uso costante dei social, disertando le sedi istituzionali, i presidi di democrazia che rendono l’Italia forte, unica e coesa», esordisce Lorelli, per il quale «c’è un momento in cui la campagna elettorale deve conoscere la parola fine e lasciare il passo al confronto e alla discussione. Nella mia seppur breve permanenza non ho riscontrato nella Lega nessuno di questi elementi. Ci sono già stati esempi di “uomini soli al comando” e la storia insegna che non sono di certo questi i modelli da seguire”. La Politica, quella autentica non può basarsi su slogan ad effetto, su post sulle reti sociali o su aperitivi consumati in spiaggia. Esiste – prosegue il sindaco di San Pietro in Amantea – una liturgia democratica che merita rispetto e considerazione ed esiste anche un rapporto analisi – proposta che non può essere ignorato o calato dall’alto».
«NON INVOCARE I PIENI POTERI» Lorelli, quindi, tocca un altro punto “sensibile”, per così dire. «Non si possono invocare “pieni poteri”: perché ciò colliderebbe frontalmente con l’egregio lavoro svolto dai nostri padri costituzionalisti che hanno espresso i desideri e la volontà di una popolazione ferita che guardava alla rinascita e allo sviluppo. Non si possono chiedere “pieni poteri”, evocando un decreto adottato dal parlamento tedesco nel 1933, che determinò l’avvio della dittatura nazista. Ciò che Papa Giovanni Paolo II definì, a ragione, il “male assoluto”. Ma nel mio addio non c’è solo una valutazione ideologica. Anche i contenuti, pochi per la verità, offerti al dibattito penalizzano le regioni del Sud e, di conseguenza, coloro che vivono queste realtà. Il regionalismo differenziato, così come concepito dalla Lega, va a toccare – sostiene il sindaco di San Pietro in Amantea – le fasce più povere: chi ha di più avrà sempre di più e chi ha di meno avrà sempre meno».
SCRICCHIOLII IN CASA SALVINI Quanto l’addio di un solo sindaco possa essere indicativo di un momento più complessivo di difficoltà, ovviamente, è tutto da verificare, perché la Lega iun Calabria ha comunque preso grande slancio da qualche mese, come ha dimostrato l’ultima tornata elettorale, ma nelle fila dei salviniani incominciare a sentirsi diversi “scricchiolii”, che con l’arrivo della campagna per le Regionali potrebbero moltiplicarsi. Tempo fa si è registrata una “fronda” alla linea ufficiale del partito dal territorio di Reggio Calabria, inoltre il commissariamento del partito, affidato alla gestione piuttosto dura e accentratrice del commissario Cristian Invernizzi, chiamato , tra i tanti compiti, a regolare il traffico e gli ingressi, che stavano diventando incontrollati e anche “sospetti”, ha creato più di una tensione e di una fibrillazione. Tutte vicende che il gran successo elettorale, suggellato dal boom delle Europee e dalla conquista, sostanziale ma anche simbolica, della Riace dell’odiato Mimmo Lucano, ha ovviamente oscurato. Ma nelle ultime settimane si sono verificati altri “imprevisti”, come la polemica innescata dalle parole del consigliere comunale di Cosenza, Vincenzo Granata, protagonista di una sortita pro-Mario Occhiuto per nulla gradita ai vertici del partito e il “pasticciaccio” di Riace, con il segretario cittadino leghista, Claudio Falchi, che si è dimesso dalla carica di consigliere comunale ufficialmente per motivi personali ma in realtà per ben altri motivi, e il neo sindaco Antonio Trifoli, sostenuto dalla Lega, che per il Viminale non era eleggibile. A quando il prossimo “inciampo”? (cant.a.)

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