Ven. Apr 26th, 2024

Cinque arresti a Reggio Calabria. Assalto evitato grazie alla segnalazione arrivata dalla scorta di un magistrato della Dda. Finti operatori della nettezza urbana davanti al centro commerciale Le Ninfee: nascondevano un fucile a pompa nel bidone dei rifiuti

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Travestiti da agenti di polizia e da operatori della nettezza urbana si erano piazzati in viale Calabria, a Reggio, pronti a rapinare un furgone portavalori che, da lì a poco, avrebbe prelevato l’incasso dell’ultimo weekend del Centro Commerciale Le Ninfee e, contestualmente, avrebbe consegnato un’ingente somma di denaro (160mila euro) alla filiale di un istituto di credito, la Bnl Paribas, annessa al medesimo centro commerciale. Con le accuse di tentata rapina aggravata dall’aver compiuto l’atto in numero superiore a tre persone, detenzione e porto illegale di armi comuni da sparo aggravato dal voler usare tali armi per commettere la rapina e riciclaggio aggravato di una autovettura rubata utilizzata per la tentata rapina sono finiti in carcere in cinque nell’operazione coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri ed eseguita dagli agenti della Squadra volante.

GLI ARRESTI In manette sono finiti Claudio Amato, nato il 31 agosto 1988 a Reggio Calabria (attualmente sottoposto alla misura degli arresti domiciliari per spaccio di stupefacenti e con precedenti per vari reati contro il patrimonio); Marco Venuti, nato il 7 ottobre 1991 a Reggio Calabria, con precedenti di polizia per reati contro il patrimonio e per spaccio di sostanze stupefacenti; Pietro Cristian Scaramozzino, nato il 12 ottobre 1995 a Reggio Calabria, con precedenti di polizia per reati contro il patrimonio; Oberto Alessandro Mirandoli, nato il 4 agosto 1984 a Reggio Calabria, con precedenti penali specifici; Domenico Condello, nato l’11 ottobre 1991 a Reggio Calabria, con precedenti penali specifici e di polizia relativi allo spaccio di stupefacenti. A tutti sono stati contestati i delitti, in concorso tra loro.

LA SEGNALAZIONE I fatti risalgono al 9 settembre scorso e sono stati ricostruiti dagli investigatori della Squadra Mobile, direttamente coordinati dal procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e del sostituto procuratore Alessandro Moffa. Le indagini sono partite da una puntuale segnalazione effettuata da agenti di polizia in servizio di scorta a un magistrato della Direzione distrettuale antimafia di Reggio, i quali hanno informato la Questura della presenza – nei pressi del centro commerciale – di due soggetti che indossavano in modo non consono divise ordinarie della Polizia di Stato e che, alla vista degli agenti di scorta, non avevano avuto un comportamento anomalo.

GANG IN FUGA All’arrivo sul posto del personale dell’Ufficio Volanti, i due “finti agenti” si sono dileguati, facendo perdere le loro tracce. Da subito, dunque, la Squadra mobile reggina, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, ha posto in essere un’incessante attività di indagine esaminando tutte le immagini registrate dai sistemi di video sorveglianza presenti in zona. Sono state ascoltate numerose persone, tra le quali i responsabili del Centro commerciale e della sicurezza di Bnl Paribas, ed effettuate numerose perquisizioni domiciliari a pregiudicati dediti a questo tipo di reati. Così, in poco tempo è stato possibile ricostruire la dinamica dei fatti e individuare e identificare gli autori.

LA RICOSTRUZIONE DEL (TENTATO) COLPO Gli esiti delle investigazioni avrebbero, infatti, chiarito che, sin dalle prime ore di quella mattinata, due soggetti (Scaramozzino e Mirandoli) che indossavano divise ordinarie della Polizia di Stato e giubbotti antiproiettile portati sotto la giacca, sono giunti a piedi nei pressi del centro commerciale, e hanno iniziato a percorrere più volte il perimetro esterno dello stabile. Negli stessi minuti, sono arrivati in zona – a bordo di un’autovettura risultata rubata e sulla quale era stata messa una targa anch’essa provento di furto – altre due persone, che, a loro volta, indossavano delle tute di colore arancione, dello stesso tipo di quelle utilizzate dagli operatori della nettezza urbana, addetti alla pulizia delle strade. Questi ultimi (Amato e Venuti) indossavano sotto le tute dei giubbotti antiproiettile e, soprattutto, erano armati di una pistola e di un fucile a pompa occultato all’interno di un piccolo bidone per la raccolta dei rifiuti che, dotato di rotelle, portavano con sé, con scopa e paletta.

IL COMPLICE Dalla visione delle immagini è stato possibile ricostruire che i quattro soggetti che, tra l’altro, sono stati immortalati dalle telecamere mentre parlavano tra di loro, erano rimasti per circa 1 ora e mezza (dalle 7,30 alle 9,00) nelle immediate vicinanze del centro commerciale, nel punto in cui sarebbe giunto, da lì a poco, il furgone portavalori. L’intento criminoso degli indagati è stato sventato solo grazie alla segnalazione degli agenti di scorta e all’arrivo in zona degli agenti delle Volanti, alla cui vista tutti gli indagati, evidentemente non ritenendo più sussistenti le condizioni per agire in “sicurezza”, hanno deciso di darsi alla fuga. Nelle fasi della fuga, poi, Amato e Venuti avrebbero potuto contare sull’apporto di Domenico Condello, che ha atteso i propri complici poco distante e ha fornito loro la sua autovettura personale per consentire ai predetti di allontanarsi dal luogo.
La portata indiziaria degli elementi raccolti dalla Polizia di Stato a carico degli indagati è stata condivisa dall’autorità giudiziaria che ha emesso le misure cautelari in carcere eseguite in data odierna.

SERVIZIO DI GIUSEPPE MAZZAFERRO
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