Dom. Apr 28th, 2024

Tanti in piazza a Catanzaro per sostenere il lavoro della Procura. Gli appelli dei testimoni di giustizia Mangiardi e Masciari: «Via al ciarpame mafioso. Finalmente troviamo le porte aperte». Il messaggio del procuratore alla piazza: «Una nuova cultura che denunci il male». E un puzzle per richiamare le sue parole davanti agli uffici giudiziari

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Alle 10 del mattino piazza Matteotti a Catanzaro è già colma di gente. Duemila persone hanno invaso lo spazio che si apre davanti alla corte d’appello di Catanzaro dove, all’ultimo piano, si trovano gli uffici della Procura guidata da Nicola Gratteri. La manifestazione era prevista per le 11 ma il grido “Gratteri non si tocca”, “Siamo tutti Gratteri”, “Forza procuratore”, già smuove gli animi. Associazioni, movimenti, studenti, semplici cittadini svincolati da ogni appartenenza, si sono assiepati davanti alla Corte d’appello di Catanzaro, il noto palazzo giallo che negli ultimi mesi sta assurgendo agli onori delle cronache. La manifestazione a sostegno della Dda di Catanzaro e del lavoro che sta svolgendo è già abbondantemente partecipata prima che le attività abbiano inizio. Tra le 2000 persone presenti ci sono comitive arrivate con i pullman. Gli studenti gridano “Gratteri non si tocca”, “Studiamo, fottiamo la mafia”. Solidarietà per il capo della Procura oggetto di attacchi mediatici in seguito all’operazione Rinascita-Scott che il 19 dicembre scorso ha smantellato oltre 10 locali di ‘ndrangheta del Vibonese, organizzazione che conta una forza criminale tra le più pervasive e feroci che partono dalla Calabria.
Dopo l’operazione — che ha visto coinvolti, in tutta Italia, anche colletti bianchi e imprenditori, forze dell’ordine “infedeli” e politici — dietro alla approvazione dei più che ha fatto nascere una prima manifestazione a Vibo Valentia il 24 dicembre scorso, per ringraziare l’Arma dei carabinieri, non sono mancati attacchi e critiche come quelli provenienti da Enza Bruno Bossio, deputato Pd e moglie di Nicola Adamo, indagato proprio in Rinascita. Anche il procuratore generale Otello Lupacchini aveva attaccato l’operato della Dda nel corso di una intervista al Tgcom24 (e per questo motivo è stato sentito nei giorni scorsi dal Csm). Interventi che hanno trovato anche l’opposizione di quanti sostengono, invece, il lavoro della procura di Nicola Gratteri. Anche sindaci e gonfaloni hanno riempito la piazza sabato mattina. Cutro, Pianopoli, Vibo Valentia, Gerace (paese del procuratore) e non solo. Da nord a sud tutta la regione è presente. Ci sono i candidati a governatore della Calabria Pippo Callipo (per il centrosinistra) accompagnato dall’imprenditore e testimone di giustizia Nino De Masi e Francesco Aiello per il M5S. Gli apparati di sicurezza danno la misura e la portata della partecipazione. Un elicottero ha sorvolato per tutto il tempo la piazza e sui tetti gli uomini delle forze dell’ordine hanno monitorato la manifestazione.

«LA GUERRA È ANCHE NOSTRA» «Immaginate un cimitero con i morti per mafia – ha detto lo scrittore Pino Aprile, tra i promotori della manifestazione -, sono morti meridionali. Ecco, questa guerra al crimine è una nostra guerra. Oggi non ci sono bandiere, c’è solo la voce di chi dice “io ci sono”». Due i testimoni di giustizia che hanno raccontato, due uomini, Pino Masciari e Rocco Mangiardi, imprenditori, oppressi dalle pressioni delle ‘ndrine del Vibonese e del Lametino che un giorno hanno deciso di dire “basta”. «Sono trascorsi 30 anni da quando ho denunciato. Sono dovuto fuggire di notte. Sono diventato un esule. Oggi davanti alla Procura dovremmo fare tutti la fila per denunciare. Per la prima volta ci viene aperta la porta. Per la prima volta ci sono magistrati che ci ascoltano. Non possiamo avere paura degli onesti perché siamo tutti così. Non lasciamo sola la procura di Catanzaro. Oggi siamo tutti Gratteri».

«MIO FIGLIO UCCISO DALLA MAFIA, IO STO CON GRATTERI» Alla manifestazione arrivano anche da Palermo, come la madre di Claudio Domino, ucciso a 11 anni, nel 1986, con un colpo di pistola in fronte. Una esecuzione di stampo mafioso i cui contorni non vennero mai chiariti. La signora Graziella fa parte del gruppo “Agende Rosse”, anche questo presente, in ricordo del magistrato ucciso Paolo Borsellino. «Porto la mia solidarietà a Gratteri», riesce a dire tra gli applausi scroscianti.

«VIA IL CIARPAME MAFIOSO» Per primo Rocco Mangiardi ha denunciato la cosca Giampà che gli chiedeva il pizzo. Fu un processo clamoroso a Lamezia Terme quello durante il quale indicò il boss Francesco Giampà, oggi detenuto al 41bis. «Da qui oggi vedo uno scorcio di Paradiso – dice Mangiardi – Siamo qui per ringraziare ma anche per chiedere scusa per la solitudine in cui abbiamo lasciato questi uomini a combattere in trincea. Il ciarpame mafioso e la corruzione non sono invincibili. Il dottore Gratteri ha tanta di quella speranza che se non esistesse la primavera attaccherebbe le foglie agli alberi in autunno. Se io avessi dovuto dare 1.200 euro al mese ai miei estorsori avrei dovuto licenziare un dipendente. Prima del processo un emissario della cosca cerco di convincermi a ritrattare dicendomi che sarei diventato l’uomo più ricco di Lamezia Terme. Oggi sono libero e mi sento l’uomo più ricco non solo di Lamezia ma del mondo».

«SONO UNO SCHIAVO CHE SI È RIBELLATO» «Sono uno schiavo che si è ribellato – dice Giancarlo Costabile docente di Pedagogia della R-Esistenza all’università della Calabria -. Mi resi conto delle gravi mancanze delle università italiane quando cercai tra i caduti di mafia: non vi erano docenti. Dovevo fare qualcosa per cambiare. Sono nato nel 1975 ma il mio vero compleanno lo festeggio il 23 maggio 2011, quando è nato il mio corso di studi, quando abbiamo preso gli studenti e li abbiamo portati in giro per il sud a parlare con persone come Nino De Masi, come il fratello di Paolo Borsellino, o quando li abbiamo portati a Scampia». Costabile attacca l’antimafia da parata, quella che riceve fondi e che spesso ha deluso più che aiutare. «La parola che libera non è la parola pagata punto l’antimafia si fa senza soldi pubblici».
IL MESSAGGIO DI GRATTERI ALLA PIAZZA: «UNA NUOVA CULTURA CHE DENUNCI IL MALE» Nonostante chiamato a gran voce, il procuratore Gratteri, che era nel suo ufficio, non si è fatto vedere. Il calore della folla non lo ha lasciato indifferente. Ha inviato un messaggio che Pino Aprile ha letto alla piazza: «La vostra presenza indica sete di giustizia sentita e non gridata o sbandierata. E’ solidarietà testimoniata anche con la presenza fisica.
Io l’accolgo e ringrazio perché so che questa presenza è rivolta non tanto a chi è più visibile nei mass media quanto alla nostra squadra che lavora, con competenza e sacrificio, in silenzio e lontano da fotocamere o cineprese, in modo quasi per nulla appariscente e solo con l’intento di fare il proprio dovere. Io, senza questa squadra, potrei fare ben poco. In Calabria e non solo, stiamo vivendo un periodo in cui la gente è disorientata e non sa più a chi rivolgersi e in chi avere fiducia. Auguriamoci che il risveglio delle coscienze porti tutte le agenzie educative a lavorare, con maggiore impegno, per promuovere una nuova cultura che, tra l’altro, abbia il coraggio di denunciare il male e riportare fiducia in tutte le Istituzioni. Ringrazio tutti, a nome della squadra, per la solidarietà testimoniata con la vostra presenza».
IL PUZZLE Lavoro, istruzione, legalità, trasporti, sanità sono le parti del puzzle che è stato simbolicamente costruito a ricordare quello di cui la Calabria ha bisogno, i settori da riconquistare tutti insieme e da sottrarre al potere corrotto. Un puzzle che richiama le parole di Gratteri all’indomani dell’operazione Rinascita-Scott: «Sogno di smontare la Calabria come un treno Lego e rimontarla».

SERVIZIO DI GIUSEPPE MAZZAFERRO
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