Sab. Mag 4th, 2024

Episodi di intolleranza non ce ne sono stati, ma la psicosi da coronavirus è arrivata anche nella Locride. La conferma arriva dai negozi gestiti dai cinesi, che in questi giorni hanno subito una drastico calo di clienti.

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«È normale, perché la gente ha paura» – ammette la signora Monica, proprietaria da anni di un negozio che gestiste insieme al marito e con ben sette dipendenti italiani. Un negozio abitualmente frequentato da numerosi acquirenti provenienti anche dai paesi del comprensorio, che sta subendo i contraccolpi della nevrosi del “made in China”.

Anche se la signora, con tutta la famiglia, è pienamente integrata con la comunità cauloniese, e anche se per i suoi figli, che frequentano le scuole della Locride, ha scelto nomi italiani, il clima di sospetto ha vinto. Timori ingiustificati, per la donna che in un italiano scorrevole spiega: «Sono andata in Cina nel maggio 2018 per partecipare al funerale di mio suocero. Volevo tornare quest’anno, ma quando, a partire da metà dicembre, si è diffusa la notizia della presenza di un virus sconosciuto che stava infettando tanti cittadini, pur se la mia famiglia si trova in una regione della Cina lontana migliaia di chilometri dalla città di Wuhan, io e mio marito abbiamo scelto di restare in Italia, perché pure noi abbiamo paura». Dopo le feste – continua – generalmente si lavora di meno, ma il calo brusco di clienti conferma un pregiudizio nei confronti di persone di etnia cinese. Quello che spero – conclude la signora Monica – è che questa situazione finisca presto, non tanto per interessi economici, ma per i malati».

Una situazione assurda anche per una dei due soli clienti presenti ieri nel negozio: «L’assurdità è che tutti evitano i cinesi come se il virus sia un morbo che risiede nel loro sangue e dipende dal colore della pelle o dalla forma degli occhi. Ciò che non sappiamo, invece – aggiunge la cliente – è degli italiani che si sono recati in vacanza in Cina, potrebbero essere loro il pericolo! Siamo tutti nella medesima barca e le discriminazioni irrazionali non aiutano» – conclude avviandosi verso il parcheggio ora quasi deserto. E dove fino a pochi giorni fa il viavai dei clienti, soprattutto il sabato e la domenica, era incessante.

fonte gazzetta del sud

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