Gio. Mag 2nd, 2024

Vuole ancora dire la sua sul fronte dell’accoglienza la Calabria che si conferma terra di confine aperta alle popolazioni che soffrono. Ne è testimonianza la grande partecipazione alle manifestazioni d’interesse della Protezione civile rivolte al Terzo settore per l’accoglienza diffusa dei profughi ucraini. Qualche giorno fa i dati nazionali hanno infatti mostrato che dalla regione è arrivata la disponibilità di ben 4.043 posti (il 15% del totale), preceduta dalla sola Campania (4.311). Ora ci saranno le verifiche dei requisiti ma il segnale lanciato dal Terzo settore è inequivocabile, come spiega bene il portavoce calabrese del Forum, Luciano Squillaci, quando afferma che «il nostro mondo così come quello di Caritas e altre realtà si è organizzato provando a costruire una forma di accoglienza che per noi non può essere quella degli alberghi: le megastrutture – spiega – possono andar bene in fase di emergenza, ma in questa fase si deve immaginare un’accoglienza diffusa e a misura d’uomo».

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A entrare nel dettaglio è Giuseppe Apostoliti, portavoce catanzarese del Forum, che sottolinea come il progetto che vede capofila il Csv Calabria e coinvolge associazioni e cooperative sociali abbia individuato e proposto 400 posti in tutta la regione tra appartamenti e strutture: «Ci siamo messi in rete con tutta la regione – afferma – puntando sulla buona accoglienza e sull’integrazione, non sui grandi numeri». Anche secondo lui «la buona accoglienza non si può fare negli alberghi dove si può puntare in una fase di emergenza. Ma poi – sottolinea – ci sono scolarizzazione e integrazione che prevedono attività incompatibili con la permanenza in quelle strutture». Non solo accoglienza, però, tiene a evidenziare Apostoliti per il quale «faremo assistenza e monitoreremo i flussi collaborando con la Pubblica amministrazione, visto che non sempre Prefetture e Comuni hanno tutte le informazioni sugli immigrati nel territorio. Ma si tratterà – aggiunge – anche di dare assistenza psicologica e di sostegno, perché dobbiamo ricordare che si tratta di bambini e famiglie che arrivano da un teatro di guerra».

Ad allargare ulteriormente la prospettiva è Francesco Mollace, coordinatore della Consulta per l’educazione e la povertà educativa del Forum regionale, che ha seguito le fasi preparatorie che hanno portato alla partecipazione alla manifestazione d’interesse. «La Calabria è una regione di confine che si dovrà misurare con fenomeni sempre più endemici di migrazioni da teatri di guerra. Per questo – afferma – bisogna costruire un sistema da un lato veda la grande disponibilità degli enti del terzo settore e delle associazioni di volontariato, ma dall’altro bisognerebbe riorientare le riflessioni sui fondi strutturali e sul Pnrr guardando anche al social housing». Proprio su quest’ultimo aspetto Mollace evidenzia infatti che in presenza di un robusto sistema di social housing «si aiutano le fasce deboli calabresi ma si può anche dare risposte importanti in queste situazioni di emergenza».

FONTE GAZZETTA DEL SUD

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