Gio. Mag 2nd, 2024

La Corte di appello ha rideterminato 11 condanne, confermandone 13, pronunciando un doversi procedere e inflitto 7 condanne su concordato 

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Il processo nei confronti di 39 imputati coinvolti nell’inchiesta della  Dda di Catanzaro, nome in codice “Crisalide 3”, scattata il 13 settembre del 2020, in esecuzione di 28 misure cautelari, contro sodali e affiliati alla cosca Cerra- Torcasio- Gualtieri di Lamezia. Un’inchiesta che punta a far luce sulle nuove leve pronte a continuare gli affari dei boss in carcere e impegnate in una massiccia attività estorsiva e intimidatoria per mettere sotto scacco commercianti e imprenditori, minorenni utilizzati dalla cosca per acquistare giochi pirotecnici da utilizzare per confezionare ordigni per gli attentati dinamitardi contro le attività dei commercianti che non si piegavano al racket. La Corte di appello di Catanzaro, presidente Antonio Giglio, a latere Maria Rosaria di Girolamo e Barbara Saccà,  ha inflitto 38 condanne agli imputati accusati a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, al possesso illegale di armi ed esplosivi, all’estorsione, al danneggiamento aggravato e alla rapina, riformando in parte il verdetto emesso dal gup di Catanzaro  Antonio Battaglia il 26 maggio 2021.  In particolare i giudici di secondo grado hanno rideterminato 11 condanne, confermandone 13, pronunciando un doversi procedere e inflitto 7 condanne su concordato.  In particolare i giudici hanno rideterminato le pene nei confronti di Salvatore Fiorino,  condannato a 8 anni e 2 mesi di reclusione (in primo grado 8 anni e 4 mesi di reclusione); Saverio Torcasio, 8 anni e sei mesi di reclusione (in primo grado 6 anni, 2 mesi e 24.200 euro di multa); Rosario Franceschi, 7 anni, 11 mesi, 20 giorni di reclusione e 24.525mila euro (8 anni, 3 mesi, 20 giorni, 24.600 euro di multa); Antonio Saladino,  13 anni, 11 mesi e 50 euro di ammenda (in primo grado 12 anni e 80mila euro di multa);  Davide Belville, 10 anni di reclusione (in primo grado 8 anni di reclusione) ; Pasquale Caligiuri, 10 anni, 6 mesi e 10 giorni di reclusione (in primo grado 7 anni, 6 mesi e 27.100 euro di multa); Domenico De Rito, 9 anni e 3 mesi di reclusione, (in primo grado 8 mesi e 4mila euro di multa); Morrison Alessio Gagliardi, 11 anni, 7 mesi e 10 giorni (in primo grado  3 anni, 6 mesi e 5.600 euro di multa; Massimo Gualtieri, 8 anni, 7 mesi e 10 giorni (in primo grado 3 anni, 6 mesi e 5.600 euro di multa);  Antonio Paola, 8 anni, 10 mesi, 10 giorni di reclusione (in primo grado   7 anni e 24.600 di multa);  Teresa Torcasio, 10 anni, 2 mesi e 20 giorni di reclusione (in primo grado 2 anni, 2 mesi e 5.400 euro di multa).  La Corte di appello ha lasciato invariato il verdetto di primo grado nei confronti di Salvatore D’Agostino, 2 anni e 4.200 euro di multa; Giuseppe Costanzo, 4 anni e 20mila euro di multa; Antonio Gullo, 3 anni e 6.200 euro di multa; Piero De Sarro, 8 anni e 8 mesi di reclusione;  Antonio Grande, 9 anni di reclusione;  Alessandro Trovato, 4 anni, 2 mesi 6.100 euro di multa; Nicholas Izzo, 8 anni e 4 mesi di reclusione; Pasquale Cerra, 1 anno di reclusione, 600 euro di multa; Antonio Paradiso, 1 anno, 4 mesi di reclusione e 800 euro di multa; Ottorino Rainieri, 3 anni, 6 mesi, 20 giorni e 2mila euro di multa; Cristian Greco, 9 anni e 4 mesi di reclusione; Giovanni Torcasio, 1 anno di reclusione e 600euro di multa e Giuseppe Galluzzi, 8 anni di reclusione  Per Nicola Gualtieri,  che in primo grado aveva incassato 1 anno e 600 euro di multa, la Corte di appello ha sentenziato il non doversi procedere per intervenuta morte del reo.  Su concordato delle parti i giudici di secondo grado hanno rideterminato le pene nei confronti di  Antonio Franceschi, a 5 anni, 10mesi e 26mila euro di multa (il pm  7 anni, 2 mesi e 24.600 di multa); di  Francesco Gigliotti, 7 anni e 10 mesi di reclusione (in primo grado 12 anni di reclusione); Antonio La Polla, 1 anno e 4 mesi di reclusione (in primo grado  2 anni e 6mila euro di multa); Antonio Miceli, 11 anni di reclusione e 66mila euro di multa (in primo grado 14 anni di reclusione e 100mila euro di multa);  Carlo Sacco, 1 anno, 6 mesi e 4mila euro di multa (in primo grado  2 anni, 2 mesi e 6mila euro di multa ); Filippo Sacco, 1 anno, 6 mesi e 4mila euro di multa (in primo grado  2 anni, 2 mesi e 6mila euro di multa; Luigi Vincenzini, 7 anni e 8 mesi di reclusione (in primo grado 10 anni e 2 mesi di reclusione);  Gli imprenditori e i commercianti di Lamezia tentavano di sopravvivere al cappio imposto sulle loro attività dal clan Cerra- Torcasio- Gualtieri, regalando bottiglie di champagne oppure garantendo assunzioni.   Un commerciante sarebbe stato costretto a regalare abiti firmati ai familiari di Ottorino Rainieri: “Conosco Ottorino Rainieri e posso affermare che era notorio a Lamezia Terme che lo stesso era un esponente della famiglia mafiosa dei Gualtieri. Ho consegnato alcuni capi di abbigliamento direttamente nella mani di Rainieri…lo stesso mi disse che li avrebbe dovuti recapitare ai familiari detenuti”. Un altro commerciante ha invece raccontato di aver iniziato a praticare sostanziosi sconti a Rainieri nel suo locale dopo che era intervenuto per riportare la calma a seguito di una rissa. “In me si è rafforzato il convincimento che questo tipo di scontistica privilegiata applicata a Rainieri fosse necessaria al fine di evitare problemi alla mia attività commerciale”. Nella maggior parte dei casi non era necessario neanche ricorrere alla violenza o alle minacce per riscuotere quanto voluto, bastava solo dire il nome del clan di appartenenza per incutere timore negli imprenditori lametini. La cosca Cerra- Torcasio Gualtieri è stata colpita negli anni da diverse inchieste, che ne hanno decapitato i vertici, una cosca rimasta comunque operante attraverso nuove leve, che hanno continuato a controllare il territorio,  “distribuendo” cocaina, eroina ed ecstasy, non solo a Lamezia, ma in tutta la Calabria. Crisalide 3 costituisce solo l’ultimo atto in ordine di tempo di altre due inchieste. La prima operazione denominata “Crisalide” era scattata il 23 maggio 2017 ed aveva portato all’arresto di 52 persone per traffico di droga, estorsione, possesso di armi ed esplosivi, danneggiamento aggravato e rapina e il 28 aprile scorso la Corte di appello di Catanzaro ha inflitto 38 condanne e 6 assoluzioni per  44 imputati (LEGGI). Nell’aprile 2018 il secondo capitolo, battezzato “Crisalide 2”, con altri 11 arresti, un blitz in seguito al quale il prefetto di Catanzaro aveva inviato la commissione d’accesso, la cui relazione aveva poi determinato lo scioglimento del Consiglio comunale, il terzo dopo quelli del 1991 e del 2002. I legali difensori, nel cui collegio, tra gli altri, fanno parte gli avvocati Antonio Larussa, Salvatore Cerra, Francesco Gambardella, Giuseppe Spinelli, Lucio Canzoniere, Paolo Carnuccio, Michele Cerminara, Teresa Bilotta, Elisabetta Sacco, attenderanno le motivazioni della sentenza di secondo grado per proporre ricorso in Cassazione.

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