Gio. Mag 2nd, 2024

Per gli inquirenti il gruppo criminale si riforniva anche a Caulonia e Siderno, con contatti con i narcos di Malta

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Fiumi di droga, detenzione e cessione di cocaina, hashish, marijuana e del tipo skunk, veicolata da un’associazione operativa nei territori di Soverato, Montepaone, Petrizzi e San Vito sullo Ionio. Un gruppo criminale che si riforniva a Caulonia e Siderno, ma anche nella zona sud di Catanzaro, in particolare nel fortino rom di Viale Isonzo, che avrebbe avuto contatti con “narcos” attivi a Malta e rispetto al quale i sostituti procuratori della distrettuale di Catanzaro Domenico Assumma e Debora Rizza hanno chiesto il rinvio a giudizio per 23 indagati, 13 dei quali destinatari il 27 marzo scorso di una misura cautelare, di cui 3 in carcere, 7 ai domiciliari e 3 sottoposti all’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria e altri tre indagati a piede libero La Dda ha chiesto il processo per Antonio Costantino, 59 anni, residente a Caulonia; Antonio Scarfò, 51 anni, di Montepaone; Claudio Castanò, 34 anni, di San Vito sullo Ionio; Alessandro Otello Vitrò, 60 anni, di San Vito sullo Ionio; Massimo Alj, 32 anni, residente a Petrizzi; Alessandro Galati, 35 anni, residente a Montepaone; Riccardo Mercurio, 33 anni, residente a Vallefiorita; Alberto Carè, 50 anni, di Melito Porto Salvo; Luisa Gallace, 40 anni, di Badolato; Mario Gullì, di Chiaravalle Centrale; Salvatore Chiavetta, inteso Turi,  48 anni, di San Vito sullo Ionio; Carlo Iozzo, 23 anni di Serra San Bruno; Roberto Sestito, 41 anni, nato a Catanzaro; Vincenzo Iofrida, 41 anni, di Catanzaro; Andrea Signorelli, detto Musciu, 34 anni, residente a Petrizzi; Vito Barbieri, alias Pirilli, 42 anni, residente a San Vito sullo Ionio; Gianluca Aquilotti, 37 anni, di Chiaravalle Centrale; Massimo Danieli, 52 anni, di San Vito sullo Ionio; Cosimo Bevilacqua, detto Coccolino, 26 anni, di Catanzaro; Moreno Tortorelli, 49 anni, di Monza; Raffaele Dornio, 49 anni, di Catanzaro; Domenco Maida, 36 anni, di Chiaravalle Centrale; Giovanni Mantello, inteso Gianni, 47 anni di Catanzaro. Il dominus della presunta associazione, con il ruolo di dirigente, organizzatore e finanziatore, per la Dda, è  Antonio Scarfò, inteso come Totò, 59 anni, nato a Siderno ma residente a Caulonia. Secondo l’accusa sarebbe lui la “cerniera” della criminalità organizzata con base nella Locride, dalla quale procurava le partite di droga da trasportare nel Catanzarese e da distribuire ai vari pusher del sodalizio sparsi tra Soverato, Montepaone, San Vito e Petrizzi. Tempi, quantità e prezzi da adottare sarebbero stati decisi proprio da Scarfò. “Lui , scrive il gip nell’ordinanza, gestisce la casta del gruppo e in tale veste riscuote dal luogotenente di zona i proventi del traffico illecito che destina in parte all’acquisto di nuove forniture di sostanze stupefacente e riconosce ai pusher del gruppo una quota dei proventi derivanti dalle vendite al dettaglio”. Tra i compiti di Scarfò ci sarebbero stati anche il sostentamento degli adepti catturati dalle Forze dell’ordine, ristretti in carcere e il mantenimento delle loro famiglie con il relativo sostegno alle spese legali. Alla destra del capo, secondo le risultanze investigative, Claudio Castanò, 51 anni di Montepaone, arrestato nel 2021 a Malta. Per gli inquirenti è l’uomo di fiducia di Scarfò, il luogotenente che gestiva direttamente il territorio di Soverato e dintorni nel traffico di droga. Al suo fianco agiva e operava Antonio Costantino, detto Antonello, 34 anni di San Vito allo Jonio. Insieme distribuivano ai pusher del sodalizio le partite di droga da destinare allo spaccio e si occupavano della raccolta del denaro da consegnare al “loro capo”, Antonio Scarfò. Se Castanò era il luogotenente, Costantino era invece l’intermediario tra i vertici del gruppo e i pusher: “Procura e distribuisce, sottolinea il giudice nell’ordinanza,  ai membri del sodalizio schede sim ‘criptate’, intestate a cittadini extracomunitari, destinate esclusivamente alle comunicazioni relative al traffico illecito dell’associazione”. Per trasportare la droga da un posto a un altro e per muoversi rischiando il meno possibile, l’organizzazione si sarebbe avvalsa anche di alcune auto dotate di vani doppio-fondo dentro i quali veniva nascosta la sostanza stupefacente. Utilitarie per non dare troppo nell’occhio ma anche Mercedes o Bmw. I ruoli e le zone di spaccioMassimo Alj sarebbe il pusher deputato principalmente allo spaccio nella zona di residenza e la “longa manus” di Costantino, attivo anche su Montepaone. Riccardo Mercurio è stato individuato come partecipe all’associazione e come spacciatore di marijuana e cocaina per conto del sodalizio a Montepaone. Vito Barbieri, si sarebbe occupato invece dello spaccio al dettaglio a San Vito sullo Jonio curando i rapporti con gli altri pusher. “E’ persona di fiducia – sostiene il gip – poiché a lui è affidata la sicurezza dei luoghi di deposito delle sostanze stupefacenti”. Alessandro Galati avrebbe gestito lo spaccio al dettaglio della marijuana nella piazza di Montepaone mentre – sempre secondo le ipotesi accusatorie – Gianluca Aquilotti, Massimo Danieli e Alessandro Otello Vitrò sarebbero i pusher dediti allo spaccio di cocaina e marijuana nella piazza di San Vito allo Ionio”. L’indagine ha avuto inizio dopo la perquisizione eseguita nel novembre 2020 nel domicilio di Antonio Costantino, dove i carabinieri avevano rinvenuto buste di plastica da sottovuoto contenenti residui di marijuana e un foglio con appunti manoscritti. All’interno vi erano dei dati della contabilità relativa a un traffico di stupefacenti. In particolare, il manoscritto conteneva una lista di nomi, molti dei quali già noti ai carabinieri, con accanto una cifra che, evidentemente, indicava il debito in corso derivante da precedenti acquisti di droga. Un puzzle che gli inquirenti hanno ricostruito nel dettaglio, tassello dopo tassello e che hanno portato gli indagati a diventare imputati. L’udienza preliminare Il gip Luca Bonifacio ha fissato l’udienza preliminare per il prossimo 18 settembre e gli avvocati difensori, (Vincenzo Cicino, Fabio Tino, Giovanni Russomanno, Mimmo Calabretta, Enzo De Caro, Giuseppe Spinelli, Arturo Bova, Matteo Caridi, Annamaria Modugno, Luigi Antonio Fioresta, Antonio Stivaia, Giovanni Merante, Salvatore Iannone, Sergio Callipari, Francesco Trasimeni), tenteranno di smontare il castello accusatorio per evitare il rinvio a giudizio dei loro assistiti, sempre che nei termini di legge non optino per il rito abbreviato. 

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