Mer. Mag 1st, 2024

«Non è la prima volta e non sarà l’ultima che accadono simili fatti, ma non possiamo che manifestare una forte preoccupazione per le ricorrenti minacce contenute nelle intercettazioni raccolte nell’ordinanza “Garden” nei riguardi di Klaus Davi da parte di esponenti di primo piano del crimine organizzato. Numerose pagine della corposa e articolata ordinanza della Guardia di Finanza segnalano una forte, costante e reiterata animosità del presunto clan – definito “feroce” dagli stessi inquirenti – nei riguardi del mio assistito con frasi assolutamente chiare e inequivocabili. Una per tutte – secondo gli inquirenti – la sorta di “fatwa” pronunciata da Cosimo Borghetto e contenuta nell’ordinanza: “Che abbia disgrazia nella pancia…che lo spacchi….”. Non bisogna dimenticare che solo poco più di un mese fa a Davi è stata indirizzata una lettera con proiettili rinvenuta in una scuola della quale non si conosce la genesi. Al netto della singolare sottovalutazione del ruolo del giornalismo nel contrasto alla criminalità, l’auspicio è che a livello investigativo ci sia la massima attenzione. Perché se è vero che gli arresti avrebbero decapitato i vertici della presunta cosca, numerosi esponenti potrebbero essere ancora in libertà e pronti ad agire in ogni momento. Il mio assistito – ha proseguito Minniti – ha sempre detto no a scorte e tutele, come recentemente ribadito in un’occasione pubblica anche all’ex questore di Reggio Calabria il dottor Maurizio Vallone, e questo perché il suo efficace giornalismo investigativo verrebbe compromesso dalla presenza di una tutela. Ma prendere sottogamba le minacce dei clan Rom e Borghetto sarebbe un grave errore, considerato che, come filtra da alcune considerazioni degli stessi affiliati di Rione Marconi ma anche del clan Molinetti di Archi, durante i suoi spostamenti in Calabria Klaus Davi viene costantemente pedinato. Elementi di cui sicuramente gli inquirenti reggini hanno evidenze nelle loro indagini e che auspichiamo vengano tenuti in forte e adeguata considerazione, visto che la “ferocia” nella ‘Ndrangheta non è certo da considerarsi un atteggiamento intermittente». Lo ha dichiarato l’avvocato Eugenio Minniti del foro di Locri, legale di Klaus Davi.

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