Mer. Mag 1st, 2024

Assoluzione Santacroce: Fine Vicenda Giudiziaria Vivaio Pizzo

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La lunga vicenda giudiziaria che ha coinvolto Giuseppe e Antonio Santacroce, titolari dell’omonimo vivaio floreale tra Pizzo e Curinga, giunge a una conclusione definitiva con l’assoluzione e la dichiarazione di inammissibilità del ricorso presentato dalla Procura generale. L’accusa, che sosteneva la coltivazione di oltre 5.000 piante di canapa indiana e il possesso di quasi 600 chili di marijuana, era già stata respinta in appello, ribaltando i verdetto di condanna emessi in primo grado.

Il percorso giudiziario complesso ha visto la condanna iniziale dei Santacroce, poi l’intervento della sesta sezione penale della Corte di Cassazione che ha annullato la sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Catanzaro, riaprendo così il caso. La Suprema Corte, accogliendo il ricorso dei legali difensori, ha annullato le condanne e rinviato gli atti nuovamente a Catanzaro per un nuovo giudizio, il quale si è concluso con l’assoluzione definitiva nel marzo scorso.

Gli avvocati difensori avevano contestato fin dall’inizio la possibilità di configurare il reato di coltivazione illecita di sostanze stupefacenti, sottolineando che l’azienda era autorizzata alla coltivazione della canapa sativa per usi industriali. Hanno argomentato che, nel caso specifico, una virata genetica delle sementi utilizzate aveva provocato un fenomeno di ibridazione, rendendo la sostanza prodotta dagli imputati, sebbene proveniente da sementi lecite, con efficacia drogante.

La consulenza tossicologica della dottoressa Caterina Iorio ha supportato questa tesi, dimostrando che, nonostante le sementi fossero classificate come “light”, la sostanza risultante dalla coltivazione presentava valori di principio attivo superiori alla soglia consentita dalla legge. Tale circostanza aveva portato i difensori a sostenere che, nel settore specifico, il legislatore prevedeva un’ipotesi di esclusione di responsabilità per il coltivatore in caso di superamento dei valori di principio attivo.

La Procura generale aveva presentato ricorso in Cassazione contestando l’assoluzione, focalizzandosi sulle dimensioni della coltivazione sequestrata e sulla quantità delle inflorescenze pronte per la commercializzazione. Tuttavia, la seconda sezione della Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso, confermando così l’assoluzione dei Santacroce e sancendo la loro estraneità al gravissimo reato di coltivazione illecita. Con questa sentenza, la vicenda giudiziaria si conclude definitivamente, confermando l’integrità degli imprenditori e il regolare svolgimento delle attività nel loro vivaio floreale.

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