Dom. Mag 19th, 2024

La Procura di Catanzaro ha acquisito nuovi atti sui lavori di realizzazione del nuovo tratto della Jonica. Che continua a registrare chiusure. L’ultima è quella dello svincolo per Germaneto. E la Regione? Ha pagato ma non ha mai controllato.

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Non sappiamo bene a cosa brindassero il governatore Mario Oliverio, l’amministratore delegato di Anas Armani e il responsabile compartimentale della stessa Anas per la Calabria. Certamente non alla trasparenza ed alla correttezza dimostrata nei cantieri calabresi della Salerno-Reggio Calabria e della “nuova” 106. È di ieri infatti l’apertura di nuove indagini giudiziarie sulla frettolosa inaugurazione del tratto autostradale tra Laino e Mormanno. È, invece, di oggi l’acquisizione di nuovi documenti sullo scandalo del tratto catanzarese della “nuova” 106. Entrambe le opere hanno molti punti in comune: mancanza di collaudo, limitazione al traffico immediatamente dopo le pompose inaugurazioni, sospetto di un criminale ricorso all’uso di cemento depotenziato, vale a dire meno strutturato di quanto previsto nei capitolati di sicurezza e di appalto.
La Guardia di finanza ha sentito in questi giorni diversi imprenditori e personale che hanno lavorato nei cantieri della 106 nel tratto che corre (si fa per dire) tra Simeri e Copanello. E mentre i rilievi e gli interrogatori andavano avanti ecco che un altro tratto dell’opera viene chiuso al traffico. Il riferimento è allo “svincolo 6” nella corsia Sud, quello che dovrebbe immettere a Germaneto. Inutile sottolineare che trattasi dello svincolo più importante perché immette nella trasversale che porta alla Cittadella regionale, all’Università, al Policlinico e immette sulla Strada dei due mari. Ufficialmente la chiusura è motivata dalla necessità di «… consentire l’esecuzione di “verifiche tecniche” al muro di contenimento della scarpata adiacente alla sede stradale».
Non bastasse, una serie di altri svincoli è sottoposta all’interdizione del traffico pesante: possono accedervi solo autovetture. Il che legittima il sospetto che un mezzo pesante possa non essere sopportato dalla struttura per la sua fragilità. Insomma c’è quanto basta alla Procura di Catanzaro per aprire una indagine e far luce sulla esecuzione di lavori appaltati dall’Anas per diverse centinaia di milioni, evidentemente non proprio ben spesi.
Si va a verificare, inoltre, l’effettivo rispetto da parte dell’Anas di tutta una serie di protocolli e convenzioni destinati, evidentemente, più alla stesura di comunicati stampa compiacenti che non a garantire una particolare qualità ai lavori. E qui entra in ballo anche la Regione Calabria, firmataria di un accordo in forza del quale è cofinanziatrice degli interventi per 190 milioni di euro avendo in cambio facoltà di controllo sulla esecuzione dei lavori stessi. Anche questo è oggetto delle verifiche affidate dalla magistratura alla Guardia di Finanza: accertare se e quali iniziative di controllo siano state poste in essere dalla Regione in ossequio all’articolo 10 dell’atto a cui si fa riferimento.
Si cerca di capire, e vorremmo capirlo in tanti, come sia possibile che la Regione Calabria, che risulta partecipare all’intervento con un finanziamento del 30%, non ritenga di dover sollevare obiezioni all’Anas per il prodotto reso dall’Astaldi in quanto General contractor. Eppure basterebbe una lettura anche sommaria dell’atto che regola i rapporti tra Anas e Regione Calabria per capire che l’ente sta omettendo di contestare i ritardi nei collaudi (articolo 14: durata della concessione), arrivando anche alla revoca della stessa per come fissato dall’articolo 15. Sempre dalla lettura di questo atto (che la signora Carmela farebbe bene a consegnare a Pignanelli perché lo metta sul tavolo del presidente al suo rientro dopo i brindisi romani) rileviamo che alle operazioni di collaudo avrebbe dovuto partecipare un tecnico indicato dalla Regione Calabria e che, «….intervenuta l’approvazione degli atti di collaudo, l’ente (Anas) ne darà comunicazione alla Regione certificando che l’opera è ultimata e collaudata in ogni sua parte…».
Il collaudo dell’opera non arriva ed a questo punto è lecito sospettare che non arrivi perché sarà difficile collaudare un’opera che, un giorno si e l’altro pure, presenta segni di cedimento e registra chiusure di svincoli o riduzioni di carreggiate, nonché una limitazione della velocità a 70 chilometri orari.
Anas e Regione Calabria a tutto questo non hanno mai risposto e non rispondono. Troppo impegnati nelle passerelle romane e nei brindisi di buon vicinato. Ai calabresi le risposte non resta che attenderle dalle indagini aperte dalle Procure di Castrovillari e Catanzaro.

(fonte Corriere della Calabria)

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