Dom. Mag 19th, 2024

Lit. Sabato – V TO B

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Dal Vangelo secondo Marco
Mc 8,1-10

In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano».
Gli risposero i suoi discepoli: «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?». Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette».
Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli.
Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. Erano circa quattromila. E li congedò.
Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà.

Parola del Signore

Il commento del vicario generale della diocesi di Locri Gerace, monsignor Piero Romeo:

Fino alla fine non sappiamo che Gesù sta compiendo un miracolo: lo scopriamo solo dopo, è solo alla fine che capiamo la grandezza del gesto che ha compiuto («erano circa quattromila»). Forse i miracoli, anche quelli a cui assistiamo nella nostra vita quotidiana, fanno questo effetto: la sorpresa e lo stupore sono tali da far sì che ci accorgiamo solo alla fine, o addirittura a posteriori, di una cosa incredibile che è successa. Ma come arriva Gesù al miracolo? Gesù prova compassione, è questo il sentimento che lo muove e che lo porta al miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. La compassione che Gesù sente verso la folla, come ci ricorda anche il suo significato etimologico, vuol dire che Gesù soffre con loro, come loro, prova la loro stessa sofferenza. Siamo di fronte a un Gesù umano che è capace di soffrire con noi, come noi, di provare le nostre stesse sofferenze. Questo perché Gesù probabilmente si trovava nella stessa situazione in cui si trovava la folla che lo seguiva, a digiuno da tre giorni, ma riesce a superare l’indifferenza che la fatica avrebbe potuto generare in lui facendosi muovere – commuovere – dalla sofferenza degli altri. E forse anche noi, nella nostra quotidianità, se siamo in grado di vincere l’indifferenza e di lasciarci muovere dalla compassione ci possiamo avvicinare un po’ di più a Dio, essere un po’ più simili a lui e al suo modo di amare, e arrivare a poter compiere miracoli quotidiani. Gesù poi, prima di spezzare i pani e di moltiplicarli, rende grazie e recita la benedizione: altro sentimento, la gratitudine, che può rendere il terreno fertile perché anche noi possiamo compiere miracoli quotidiani. Riconoscere, anche nei momenti di miseria e di carestia, in mezzo al deserto, che ci sono sempre motivi per cui rendere grazie è forse già un miracolo in sé.

Può accadere un miracolo, quando ci credi,
la fede, pur fragile, è difficile da uccidere.
Chissà quale miracolo puoi raggiungere!
Quando ci credi, in qualche modo saprai,
saprai, quando ci credi.

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