Dom. Mag 19th, 2024

Una «Caporetto» giudiziaria si abbatte sulla dinasty più potente della mafia nel Nord Ovest, ovvero la famiglia Agresta sterminata dalle condanne inflitte ieri in primo grado nel processo “Cerbero” e nate dal pentito che hanno cresciuto a casa loro: Domenico Agresta, 32 anni, il più giovane collaboratore di giustizia del Nord Italia. Sono state le sue dichiarazioni, iniziate nell’autunno del 2016, a disvelare la potentissima struttura della ‘ndrine originaria di Platì nei comuni di Volpiano e San Giusto che i carabinieri del nucleo investigativo già conoscevano. Ma che, anche attraverso il racconto del pentito, sono riusciti a colpire ulteriormente dopo il maxiprocesso «Minotauro». Alla fine, il bilancio è questo: 46 condanne su 62 imputati. Anni di carcere totali: 237.

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Quasi tutte le contestazioni di associazione di stampo mafioso hanno retto al vaglio dei giudici di primo grado. Lo sottolineano in procura con soddisfazione: «Anche la credibilità del collaboratore Agresta è stata confermata» hanno spiegato. Al netto dei numeri, resta la portata del colpo assestato al più longevo “locale” di ‘ndrangheta del Piemonte: quello di Volpiano. Faceva bene Saverio Agresta, padre del pentito a temere le conseguenze della scelta del figlio. E meno azzeccate si sono rivelate le previsioni del cugino omonimo di Domenico Agresta (assolto in questo procedimento per intestazione fittizia di beni, ma tutt’ora in carcere per scontare una condanna definitiva a 5 anni per mafia nel processo Minotauro). Diceva Domenico, campione di crossfit: «Zio devi stare tranquillo. A noi non cambia niente. Come eravamo ieri siamo domani. Ognuno di noi, dal primo all’ultimo. Da mio figlio ‘Ntoni a mio nonno Micu». Non è andata esattamente così.

Agresta ha raccontato molto della sua famiglia: i carabinieri, coordinati dai pm Paolo Toso e Monica Abbatecola (coi quali aveva lavorato in principio anche il pm Antonio Smeriglio, morto per una grave malattia nel corso dell’inchiesta), hanno trovato riscontri su riscontri. «Una mole impressionante» ha confidato un avvocato. Da qui la scelta del rito abbreviato che ha garantito – anche – un corposo sconto sulle pene. Che sono alte comunque: 17 anni a Bruno Pezzolato, 14 anni e 6 mesi a Michelangelo Versaci. E poi gli Agresta: condanne per Antonio, capo indiscusso della famiglia (10 anni), per Natale, Francesco. Due associazioni finalizzate al narcotraffico internazionale di droga sono state smantellate. E chissà cosa sarebbe avvenuto se un legale non avesse spifferato ad alcuni di loro l’esistenza di un’indagine rilevante in corso. I boss trovarono così la microspia ambientale posizionata in un alloggio di via Spontini a Torino. I giudici hanno riconosciuto una provvisionale di 15 mila euro al Comune di Volpiano e di 10 mila euro alla Città di San Giusto (entrambi assistiti dal legale Giulio Calosso).

FONTE LA STAMPA

[fvplayer id=”99″] SERVIZIO DI MARIA TERESA CRINITI
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