Sentenza ribadisce la complessità delle cosche locali e le loro influenze nella provincia, con alcune condanne annullate e nuovi giudizi disposti
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Nel processo d’appello relativo alla presunta presenza della ‘ndrangheta nella provincia vibonese, è stata ribadita l’unitarietà dell’organizzazione criminale secondo quanto riportato dalle motivazioni rese note. I giudici hanno confermato gran parte delle condanne emesse in precedenza, evidenziando la complessità e l’interconnessione delle varie cosche all’interno della ‘ndrangheta.
Una parte significativa della sentenza si è concentrata sull’esistenza di diversi “locali” di ‘ndrangheta nella provincia, come il locale di Zungri e quello di Vibo Valentia. Si è evidenziata la presenza di diverse famiglie criminali impegnate nella contesa delle zone di influenza, come i Mancuso, i Lo Bianco-Barba, i Mantella e i Ranisi.
Tra i locali riconosciuti durante il processo ci sono anche quelli legati alla cosca Fiarè di San Gregorio d’Ippona e alla ‘ndrina di Maierato e Filogaso. Le prove presentate includono dichiarazioni di collaboratori di giustizia e intercettazioni che confermano l’attività criminale di queste organizzazioni su vasta scala.
Inoltre, la sentenza ha annullato alcune condanne precedentemente emesse e ha restituito alcuni casi al giudice di primo grado per un nuovo giudizio, inclusi quelli di Francesco Gasparro, Pasquale Gallone e Domenico Macrì. Altri imputati sono stati assolti per non aver commesso il reato o per mancanza di prove.
L’analisi dei “locali” della ‘ndrangheta nella provincia vibonese rivela la complessità e l’entità dell’organizzazione criminale sul territorio, confermando le preoccupazioni sul suo radicamento e la sua capacità di influenzare e controllare diverse attività illecite nella regione.