Dom. Mag 19th, 2024

Si sono incontrati nei giorni scorsi a Roma. Il segretario non ha chiuso le porte ma non ha nemmeno offerto garanzie. Il governatore continua a sperare nelle primarie. Orlando e Franceschini non le vogliono. Ma da loro il Nazareno pretende nomi alternativi

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L’incontro tanto atteso con Zingaretti c’è stato, ma l’esito non è quello che Oliverio sperava. Il segretario del Pd e il governatore si sono visti pochi giorni fa, a Roma, dopo che il primo confronto, programmato per le scorse settimane, era saltato per impedimenti di Oliverio.
Il secondo contatto post-congressuale tra i due presidenti di Regione (dopo la fugace stretta di mano a Reggio, dove entrambi hanno partecipato alla manifestazione nazionale dei sindacati) è stato però interlocutorio, perché Zingaretti, in sostanza, non ha offerto a Oliverio alcuna garanzia circa la sua ricandidatura sotto il simbolo del Pd.

Il segretario non avrebbe chiuso del tutto le porte alle ambizioni del governatore, ma si sarebbe premurato di precisare la sua volontà di vagliare anche altri nomi e altre proposte. Anche perché – e Zingaretti lo avrebbe sottolineato – a remare contro la candidatura di Oliverio ci sarebbero le inchieste giudiziarie a suo carico, l’ormai famigerato sondaggio top secret – che avrebbe fatto registrare lo scarso gradimento dei calabresi rispetto all’amministrazione regionale in carica – e, infine, anche il perentorio «no a prescindere» formulato dalle correnti che fanno capo al vicesegretario Andrea Orlando e all’ex ministro Dario Franceschini.
Alla luce di questi sviluppi, assumono dunque tutt’altro valore le dichiarazioni che lo stesso Orlando aveva rilasciato durante l’ultima assemblea regionale di Lamezia. Quel desiderio di individuare una personalità «sostenuta dal Pd ma non del Pd», unito alle due parole più volte ripetute, «unità e rinnovamento», sembrano dunque non lasciare margini di trattativa.
Zingaretti, tuttavia, non avrebbe assecondato in toto la volontà di sbarrare la strada a Oliverio. Il segretario, infatti, prima di abortire la candidatura di quello che è pur sempre un presidente del Pd in carica, dagli orlandian-franceschiniani avrebbe preteso nomi alternativi da valutare e confrontare con il profilo dell’attuale inquilino della Cittadella. Come dire: presentate i vostri candidati e vediamo.
A favore di Oliverio gioca anche il fatto che, a differenza di quanto avvenuto ieri per il presidente pugliese Emiliano, l’assemblea nazionale del Pd non ha discusso alcun ordine del giorno contrario alla sua ricandidatura.

MEDIAZIONE Zingaretti per ora preferisce mediare, fedele alla volontà di favorire l’autodeterminazione dei territori. Questa autonomia, però, dovrà comunque sottostare ad alcune regole. Il segretario, durante il suo discorso all’assemblea dem, ha scelto le parole con cura: «Quello che chiedo agli amici dell’Emilia Romagna, della Calabria, della Puglia, così come l’ho chiesto a quelli del Lazio e del Piemonte, è di dirci loro come vincere in quei territori». Una richiesta che rovescia un paradigma classico ma, al tempo stesso, blocca tutta la procedura in Calabria, dal momento che, oggi, il Pd regionale non è in grado di realizzare quell’unità che potrebbe permettergli di affrontare la sfida con buone probabilità di successo.

LE PRIMARIE? L’incontro con Zingaretti non avrebbe comunque intaccato le ambizioni di Oliverio, ancora convinto che tutte le resistenze possano infine sciogliersi in autunno, per mezzo delle primarie, così come avvenuto nel 2014, quando si impose nettamente su Gianluca Callipo. «Oliverio – commenta un esponente del suo inner circle – ha formalizzato la sua ricandidatura: se ci saranno altri nomi bisognerà applicare lo statuto, che prevede le primarie».
 Il problema, per Oliverio, è che i suoi oppositori – calabresi e non – vedono le primarie come fumo negli occhi. Anzi: come una eventualità da scongiurare assolutamente. I dissidenti sanno bene che il governatore, con ogni probabilità, rivincerebbe senza troppo sforzo; e nessuno pare intenzionato a fargli questo regalo.
 La situazione è insomma tutt’altro che fluida. Le correnti Orlando e Franceschini – in Calabria capitanate, rispettivamente, da Carlo Guccione e Mimmo Bevacqua – avrebbero però chiesto una decisione in tempi stretti, da prendere entro il 31 luglio. Lo stesso Oliverio avrebbe messo a parte il segretario della sua necessità di avere un pronunciamento ufficiale nel giro di qualche settimana. Per ora l’unica certezza è che il Pd è ancora in mezzo al guado. (p.bellantoni@corrierecal.it)

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