Dom. Mag 19th, 2024

Un gesto che oggi gli è valso la nomina di cavaliere emerito della Repubblica italiana. Lui si chiama Alessandro Bellantoni, ha 51 anni ed è tassista a Roma da 13 anni.

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In poco più 24 ore ha fatto 2.600 chilometri a bordo del suo taxi in pieno lockdown. Ha percorso per quattro volte la tratta Roma-Vibo Valentia e lo ha fatto gratis perché più che la crisi ha vinto la solidarietà: quelle corse infatti le ha regalate a una bambina di tre anni che ha un tumore al cervello e che doveva andare a Roma al Bambino Gesù per fare degli esami urgenti. E così ha fatto.

Un gesto che oggi gli è valso la nomina di cavaliere emerito della Repubblica italiana. Lui si chiama Alessandro Bellantoni, ha 51 anni ed è tassista a Roma da 13 anni. “Ho una figlia gravemente disabile di 21 anni che va pazza per le pianole – racconta sorridendo – e so cosa significa vivere con la malattia in casa. Avevo conosciuto la famiglia di questa bimba a Roma, tramite un’associazione di volontariato. Non ci ho pensato un attimo a partire, ma mi servivano tutte le autorizzazioni perché non si poteva circolare. Tramite la mia cooperativa, il 6645, abbiamo fatto tutti i certificati e via, sono partito all’ora di pranzo e sono arrivato verso l’ora di cena in Calabria. Una cena tutti insieme, un’oretta per riposare e siamo partiti.

La bimba è stata buonissima, ha dormito nel seggiolino per tutto il tempo. E la visita è andata bene. Li ho riportati a casa e sono tornato a Roma. Non mi è pesato, l’ho fatto col cuore. Adesso spero che lei guarisca del tutto”. Oggi Alessandro sente la famiglia della piccola un giorno sì e un giorno no, “siamo diventati amici”. Ma lui non è interessato al clamore e alla notorietà, “non ho nemmeno la cravatta”, scherza: “Con la radio facciamo tante iniziative di cui sono fiero, come quella rivolta ai bambini autistici. Li abbiamo portati a spasso sul taxi gratuitamente perché non soffrissero troppo lo stare in casa. E’ stato bello”.

E anche se non lo vuole dire, Alessandro era uno dei tassisti che è stato davanti allo Spallanzani per trasportare gratuitamente medici e infermieri dell’ospedale. L’ultimo ricordo è rivolto al pranzo all’autogrill: “Mi si sono avvicinati alcuni poliziotti e mi hanno chiesto se il taxi era mio. Gli ho raccontato tutto e loro mi hanno pagato il pranzo e il caffè, è stato commovente”. Senza pensare, nemmeno per un attimo, a quanto sia stato significativo il suo di gesto.

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