Sab. Apr 27th, 2024

di Francesco Viafora

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Correva l’anno 2006, l´Italia vinceva il campionato del mondo schierando campioni come Totti, Pirlo, Del Piero e Buffon. L´anno successivo il Pil del nostro Paese crebbe inaspettatamente del 4,1%, una crescita notevole per l’Eurozona, il 2007 fu l’ultimo anno di crescita vera prima della crisi che dal 2008 in poi ha colpito un po’ ovunque le democrazie occidentali. Adesso siamo nel 2017 e l’Italia per la prima volta negli ultimi 60 anni non parteciperà ad una fase finale a gironi dei campionati del mondo, una nazionale stanca e senza idee imbottita di seconde linee come i vari Immobile, Candreva, Belotti, di giocatori sul viale del tramonto come Buffon e Bonucci e di scarti che non sarebbero mai stati convocati dalle loro nazionali naturalizzati italiani, come Jorginho ed Eder ha perso la qualificazione contro la Svezia senza segnare un gol in 180 minuti. Tecnicamente, calcisticamente parlando, il risultato è lo specchio perfetto dello stato del calcio italiano che da oltre 10 anni non riesce ad esprimersi ai livelli consoni alla propria storia. Basti pensare che alla fase finale di Francia 1998 l’Italia poteva permettersi una staffetta Baggio/Del Piero mentre adesso la maggior parte dei giocatori che giocano titolari avrebbe fatto panchina in quegli anni anche nel Piacenza di Gigi Cagni: insomma una vera e propria vergogna nazionale con degli effetti collaterali non indifferenti.
Un parte degli addetti ai lavori ha cercato di minimizzare l´avvenuta mancata qualificazione relegandola ad un problema puramente calcistico, affermando che l’Italia, come purtroppo è vero, ha problemi ben più seri da risolvere. Alcuni esponenti politici, come il pur valido senatore Morra dei 5 Stelle, hanno sminuito nei loro numerosi tweet la portata del disastro della Nazionale italiana senza, peró, rendersi conto che un prezzo alto per questa eliminazione lo pagheranno un po’ tutti anche nella nostra regione: il fallimento della Nazionale avrà infatti delle ricadute economiche non indifferenti e delle ripercussioni sulla vita quotidiana di tanti esercenti e piccoli imprenditori calabresi. Le perdite economiche riguarderanno soprattutto il mondo del calcio e la riorganizzazione dei settori giovanili: dalla non partecipazione alla fase a gironi verranno infatti a crearsi perdite quantificabili per un minimo di 9,5 milioni di dollari in caso di semplice partecipazione e di 66 milioni o più in caso di vittoria finale con tanti premi intermedi medio-alti.
Gli sponsor che avevano sottoscritto accordi con la Nazionale e la Federazione si stanno lentamente ritirando ad uno ad uno non versando somme vicine ai 57 milioni di dollari totali. La fetta dei diritti televisivi, per colpa dell´abbassamento del ranking Fifa della Nazionale, sarà inferiore e le società italiane di club non potranno opporsi allo strapotere e economico e di marketing delle loro avversarie europee. A causa di questa emorragia di fondi le piccole società di calcio calabresi si vedranno ridotte le fette di contributi e dividendi che la federazione avrebbe potuto dare se la Nazionale avesse partecipato a Russia 2018.
Ma sono i danni per l’imprenditoria locale quelli che influiranno di più sulla vita quotidiana e l’economia della nostra regione. La Calabria è infatti una regione che vive di turismo ed un avvenimento di costume con aspetti culturali importanti come può essere un mondiale di calcio rappresenta un momento per riempire le piazze, per ritrovarsi condividendo una passione ed anche per creare delle reti e delle nuove amicizie. Molti pub della nostra regione, i ristoranti ed i bar in generale nelle cosiddette “notti magiche” estive dei mondiali arrivano infatti, proprio per questa voglia di condividere il momento del “pallone” tutti assieme, ad avere degli introiti molto più alti rispetto alle stagioni normali: il calcio non é solo semplicemente uno sport ma rappresenta un modo per identificarsi in qualcosa e condividere momenti. Un mondiale senza Italia, senza il tifo caloroso, senza le birre bevute gelate per strada, senza quel fare “comunità” che caratterizza gli avvenimenti sportivi del genere è un elemento depressivo per l’economia regionale e sottovalutare la portata del problema significa ignorare le dinamiche economiche e sociali che regolano alcuni principi della nostra società. Il turismo, la ristorazione e il comparto terziario in generale che sono i motori dell’economia regionale, vivono di fenomeni di costume come il campionato del mondo, di moda, di spettacolo e di cultura in generale: la crescita economica delle regioni altamente terziarizzate come quella calabrese infatti passa, come hanno dimostrato le statistiche sul Pil del lontano 2007, anche per questo genere di avvenimenti spesso sottovalutati nella loro portata economico e sociale.

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