Mar. Mar 19th, 2024
Nicola Antonio Simonetta, condannato in primo grado a 6 anni di carcere. 
Contestate le assoluzioni dall’accusa di partecipazione a un’associazione mafiosa.

La Procura distrettuale di Reggio Calabria ha proposto appello contro l’assoluzione di sei imputati dal contestato reato di partecipazione a un’associazione mafiosa, giudicati dal Tribunale di Locri nel processo in ordinario “Tipografic”. Nello specifico i pubblici ministeri Simona Ferraiuolo e Giovanni Calamita, con il visto del procuratore capo Giovanni Bombardieri e dell’aggiunto Giuseppe Lombardo, hanno chiesto la riforma della sentenza assolutoria in relazione al reato associativo mafioso a vario titolo contestato per Vincenzo Parrelli, Vincenzo Sainato e Pasquale Zavaglia tutti completamente assolti, per Luigi Cherubino, condannato per altri reati a 9 anni di reclusione, per Rocco Oppedisano (1 anno con pena sospesa per altra contestazione), e per Nicola Antonio Simonetta, condannato a 6 anni.

Continua dopo la pubblicità...


Calura
StoriaDiUnaCapinera
Testata
MCDONALDAPP
InnovusTelemia
stylearredamentiNEW
E120917A-0A80-457A-9EEE-035CEFEE319A
FEDERICOPUBB
CompagniaDellaBellezza00
previous arrow
next arrow

Il procedimento penale rappresenta il frutto della fusione di due distinti impegni investigativi, uno per il reato di associazione mafiosa «concernente la cosca degli Ursino, operante in Gioiosa Jonica e zone limitrofe», l’altro «inerente la commissione, nel predetto territorio, di numerose ipotesi di usura e di esercizio abusivo del credito aggravate dall’essere state commesse con modalità mafiose e al fine di favorire i clan locali».

L’elemento di convergenza: «è costituito – si legge nel ricorso – anche dal dato di fatto che alcuni soggetti accusati di far parte dell’associazione mafiosa hanno commesso anche condotte di usura ed estorsione, tipici reati indicativi dell’appartenenza alla ‘ndrangheta». «La corrispondenza tra i soggetti accusati di far parte dell’associazione – rilevano i magistrati antimafia – e quelli accusati di aver commesso usura ed estorsioni con metodo mafioso è una circostanza non adeguatamente valorizzata». In sostanza, «il Tribunale sembra aver valutato in maniera distinta e non collegata i due impegni investigativi non mettendo mai in correlazione gli elementi probatori derivanti dal filone associativo, principalmente le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, con gli elementi probatori derivanti dai reati fine, principalmente le dichiarazioni del testimone di giustizia e gli esiti dell’attività tecnica di intercettazione».

La maxioperazione “Tipografic” o “Acero bis” o “Millepiedi” ed è stata eseguita congiuntamente dai finanzieri del comando provinciale di Reggio Calabria e dello Scico di Roma, e dai carabinieri del Ros, del comando provinciale e dello Squadrone “Cacciatori di Calabria”, coordinati dalla Dda reggina.

ROCCO MUSCARI (Gazzetta del Sud)

Print Friendly, PDF & Email