Mar. Mar 19th, 2024

Intervista al procuratore di Catanzaro e allo scrittore Antonio Nicaso, ospiti della trasmissione “Quante Storie”. E sulla crisi delle imprese a causa del Covid: «Imprese in svendita e la ‘ndragheta fa shopping»

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Calabria, parola in testa alle classifiche della cronaca politica e giudiziaria in queste ultime settimane. Inevitabile che l’argomento venga fuori, in tutte le sue più attuali sfumature, nel corso dell’intervista che Giorgio Zanchini, conduttore della trasmissione di Rai3, “Quante storie”, fa al procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e allo scrittore e studioso Antonio Nicaso in occasione della presentazione del libro “Ossigeno illegale”.
Impossibile ignorare gli arresti effettuati nel corso dell’operazione “Farmabusiness” nella quale è stato coinvolto anche presidente del consiglio regionale Domenico Tallini.
«La ‘ndrangheta è sempre presente dove c’è da gestire denaro e potere – spiega il procuratore di Catanzaro – e approfitta di tutte le occasioni di tutte le necessità e delle falle che presenta l’amministrazione della cosa pubblica».
Rapporti troppo stretti tra politica e criminalità organizzata, questo traspare dalle inchieste come dai libri firmati da Gratteri e Nicaso.
«Purtroppo – dice Gratteri – siamo preoccupati perché negli ultimi vent’anni il rapporto si è ribaltato: sono soprattutto i candidati alle elezioni che vanno a cercare i capi mafia per avere pacchetti di voti in cambio poi di benefici come appalti e assunzioni negli enti pubblici».

COMMISSARIAMENTO Come se ne esce, chiede Zanchini, dalla situazione commissari alla sanità in Calabria? «Oggi è più difficile per il governo trovare un commissario alla luce di quello che è accaduto. Molti esitano a lasciare quello che hanno già costruito nella propria carriera per mettere mano alla sanità calabrese. Io penso che quest’ultimo decreto sia importante perché ha consentito al commissario di scegliere 25 persone per coadiuvarlo. Però c’è un limite: queste 25 persone devono essere scelte nelle Asp calabresi. Io mi permetterei di fare una deroga, di non mettere questo limite. Perché se io devo attingere in Asp commissariate o sciolte per mafia i dirigenti e i funzionari sono gli stessi di due/tre anni fa quando è stato deciso lo scioglimento. Quindi non penso che possiamo aspettarci una rivoluzione. Io penso che un nuovo commissario dovrebbe avere ancora maggiore potere, più mano libera per poter scegliere gli esperti, più mano libera non solo in termini di programmazione ma anche di bilanci perché ci sono un paio di Asp i cui bilanci sono dei pozzi senza fondo».

CRIMINALITÀ E SHOPPING Periodo di shopping per la criminalità organizzata. La crisi economica causata dal lockdown per il Coronavirus porta sofferenza alle imprese. Come faccia la rapacità delle imprese a spolpare interi pezzi di sana economia lo hanno spiegato il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e lo scrittore e studioso Antonio Nicaso.
Su mafia e Covid quali segnali abbiamo?, chiede il conduttore.
«Alcuni addetti ai lavori nella ‘ndrangheta stanno cercando di capire da dove iniziare a comprare. Anche perché già ci sono delle attività, ma anche immobili, in vendita e i prezzi sono scesi tantissimo, anche del 30/40 %. È iniziato lo shopping», spiega Gratteri.
Il libro riprende il tema emergenza e mafia anche dal punto di vista storico.
Storicamente le mafie ci sono sempre riuscite a costruire consenso sociale?
«Le mafie hanno sempre goduto di legittimazione sociale – ha detto Nicaso –, economica e culturale. Sono state considerate organizzazioni capaci di mantenere e gestire l’ordine pubblico e l’hanno poi successivamente accumulata questa capacità quando sono riuscite ad arrivare prima in occasione di carestie, epidemie e congiunture negative. Il welfare mafioso è preoccupante perché non è generosità, è generosità interessata. Chi dà poi chiede e si creano delle forme pericolose di cogestione e di convivenza perché spesso questi favori da ricambiare si traducono in consenso elettorale».
D’altronde «la storia insegna – dice Nicaso – che i ritardi diventano cruciali non solo per chi fa fatica a riprendersi ma anche per chi sulle sofferenze altrui ha sempre speculato e continua a speculare. Il problema è che le mafie sono molto più insidiose nel senso che oggi riescono ad intervenire anche non necessariamente da dando soldi ma, per esempio, fornendo delle garanzie. Vanno assieme ad un imprenditore che non riesce più a mandare avanti l’azienda e offrono delle garanzie davanti alle banche».
Perché i banchieri non se ne accorgono?
«Spesso – risponde Nicaso – certe banche ragionano soltanto in termini di costi e benefici. È un po’ quello che sta succedendo in giro per il mondo dove non è più il denaro a muoversi ma sono le garanzie. Per esempio ci sono dei broker che depositano soldi nelle filiali off shore di determinate banche e poi alla stessa banca chiedono mutui e prestiti, così non utilizzano più i soldi sporchi am quelli delle banche».
Il problema è che spesso vengono elargiti soldi a pioggia in momenti di crisi.
«Non è così semplice – afferma Gratteri – dare soldi a pioggia e poi andare a riprenderli se qualcuno non ne ha diritto. Noi non abbiamo gli uomini i mezzi e il tempo per inseguire questa tipologia di reati che si potrebbero evitare. Io avevo proposto che i sindaci inviassero gli elenchi di poveri e bisognosi alle Prefetture che li avrebbero distribuiti alle forze dell’ordine e nell’arco di 48 ore i sindaci avrebbero avuto l’elenco di chi aveva veramente bisogno. Era l’occasione anche per controllare se questi potevano essere degli evasori totali. È necessario dare i soldi al più preso ma un ritardo di 48 ore non pregiudica né le attività né le famiglie. Meglio fare un controllo preventivo perché un controllo successivo avviene in pochissimi casi rispetto a quella che è la tipologia di reato. Pensiamo allo sfascio che è accaduto con il reddito di cittadinanza».
È una questione di tempi, rispondere alle persone che chiedono aiuto.
«È una questione di tempi – conferma Gratteri – perché chi arriva prima avrà il consenso e avere il consenso poi vuol dire gestire meglio la campagna elettorale, decidere chi appoggiare alle prossime elezioni».
La politica sta facendo qualcosa contro il cancro delle mafie?
«Mah, la politica sta facendo però c’è bisogno di maggiore velocità – dice il magistrato –, di decisioni rapide e se possibile di anticipare gli eventi. Penso ad esempio agli aiuti alle attività imprenditoriali e commerciali, bisogna fare presto».
Catastrofi e capacità delle mafie di infiltrarsi. Questa volta siamo un po’ più pronti?
«Dipenderà dalla voragine che si creerà. Da quanto durerà ancora questa crisi. Perché i soldi potrebbero non bastare per tutte le attività. Già un migliaio di attività non riapriranno più. È difficile fare una previsione. La previsione si può fare in base alla durata di questa chiusura. Più durerà la chiusura più ci sarà la decimazione delle attività commerciali e quindi il subentro da parte delle mafie per comprare tutto ciò che è in vendita a basso costo».
Le mafie lucrano anche sul traffico dei rifiuti.
«Il traffico dei rifiuti – spiega Nicaso – è una fonte di ricchezza per le organizzazioni criminali. Tutto è cominciato mente si concludeva il grande affare del terremoto del 1980 e in quell’occasione è emersa quella logica quel meccanismo degli interessi condivisi. È un settore importante che nel caso della ‘ndrangheta sta prendendo in considerazione anche l’ipotesi di utilizzare Paesi come la Bulgaria che sta stanno diventando le nuove pattumiere. Mi ricordo una frase che disse Carmine Schiavone in riferimento ai rifiuti in Campania: “Se dovessero togliere ciò che è stato interrato in Campania rischieremmo un’altra Chernobyl”. È una forma di idiozia mista a cinismo».

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